Intervista alla bravissima attrice Bianca Nappi, impegnata televisivamente nella fiction “Noi del Rione Sanità”.
Tra i protagonisti di “Noi del Rione Sanità”, la nostra ospite di oggi, l’attrice Bianca Nappi, pronta a parlarci di questa nuova esperienza in cui veste i panni di una suora, qualcosa di mai vissuto prima d’ora. Questo lavoro, ad oggi, le regala amore e pazienza, insieme ad una grande perseveranza…
Ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo, Bianca Nappi. Presto potremo vederti ne, “Noi del Rione Sanità”, una nuova fiction Rai, quali anticipazioni, nei limiti del possibile, a riguardo?
«Questa serie parla di una storia vera, di fatti realmente accaduti in un quartiere storico di Napoli. Un luogo sfortunato che, negli ultimi anni, ha per fortuna vissuto una netta ripresa, sia dal punto di vista culturale che turistico. Una parte importante di questa ripresa è legata al grandissimo lavoro svolto da Don Antonio Loffredo, un uomo dotato di una enorme spiritualità ed anche di un forte senso pratico. Attività, quelle da lui svolte, di cui non ti parlerò per non togliere un po’ di sale alla visione della serie. Al fianco di Don Antonio, c’è sempre stata Suor Rosetta, da me interpretata, il suo braccio destro, che nella finzione assume il nome di Suor Celeste».
Come ti sei preparata ad affrontare questo ennesimo ruolo e quale messaggio tende a lanciare la serie?
«Ho avuto il piacere di prepararmi parlando a lungo proprio con lo stesso Don Antonio, cercando di far diventare mio un personaggio che ha tanto di spirituale. È ciò che ho voluto portare con me sul set: la praticità, la voglia di saper fare, il saper organizzare».
Cosa ti ha portato questo set, la vicinanza con i colleghi?
«Avevo già avuto la fortuna di lavorare con Luca Miniero, il regista della serie, ed è stato un piacere ritrovarlo. Trovo sia molto abile. Anche con Carmine Recano c’era già stato modo di collaborare insieme, da “Mine Vaganti” in poi. Ritrovarli mi ha reso davvero felice».
Cosa sta regalandoti questo mestiere?
«Una grande pazienza! Pazienza nell’attendere il prossimo provino, il prossimo turno sul set, così come la possibilità di mettersi continuamente in gioco. Mi ha regalato anche la possibilità di potermi mettere sempre in discussione, di affrontare dei cambiamenti repentini e spero mi regali tanto altro».

Il modo di fare cinema, televisione e teatro è cambiato. Cosa dovrebbe essere fatto, a tuo avviso, per apportare delle migliorie al settore?
«Per le donne, per fortuna, qualcosa sta cambiando. Certo, i ruoli a noi riservati sono ancora pochi, ma di certo qualcosa a breve ancora cambierà. Ne traggo un aspetto positivo. Il Covid-19, ahimè, sembra aver dato una botta alla sala, intesa come luogo, anche se, a mio avviso, continua a non esserci paragone tra l’esperienza al cinema e la visione a casa, piena di distrazioni. L’invito che ne faccio è nel continuare a concedersi l’occasione di andare al cinema, il più possibile. Il teatro, per fortuna, non ha subito gli stessi danni perchè, paradossalmente, continua ad esercitare un fascino che non può di certo essere sostituito da uno schermo, da un telefonino. Ci vuole, forse, più capacità, più voglia di osare, di uscire dai propri schemi».
Quali maggiori consapevolezze con il passare degli anni?
«Che domanda! (Ride) Oggi, rispetto ad un tempo, ho una maggiore consapevolezza legata al fatto che tutto è possibile e che la vita è imprevedibile. Sono finalmente consapevole di quanto sia bello accettare l’ignoto, ciò che non conosciamo, senza cercare di gestire tutto, ad ogni costo».
Cosa possiamo aspettarci dal tuo futuro artistico?
«Ne sono curiosa anch’io! (Ride) Interpretare una religiosa mi ha incuriosito, mi ha piacevolmente colpita. Ne sono stata felice perché mi ha permesso di scoprire tanto dal punto di vista umano. Ciò che mi auguro è di poter essere sempre sorpresa dal lavoro, dagli altri, perché è un mestiere che si fa in armonia, con tante e più anime».
La Gazzetta dello Spettacolo Il quotidiano dello ShowBiz


