Marco Pellegrino: un messaggio con “I re del Luna Park”

Marco Pellegrino: un messaggio con “I re del Luna Park”

Intervista sulla serie TV “I re del Luna Park”, con il regista della stessa Marco Pellegrino, che ci racconta aneddoti e retroscena.

Incontriamo Marco Pellegrino regista della serie “I re del Luna Park”, su Sky Documentaries da fine novembre, con l’attore Giulio Beranek tra i suoi principali protagonisti.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Marco Pellegrino. Parliamo subito della serie realizzata, “I re del Luna Park”, su Sky Documentaries dallo scorso 30 novembre. Come ha preso forma?
Mi ha spinto la curiosità vissuta nei confronti dei giostrai. Non sono mai stato un vero e proprio appassionato di giostre, del luna park, ma ero molto incuriosito da chi le portava nel mio paese, tanti anni fa, un aspetto, a mio avviso, realmente poetico. L’occasione di saperne di più è arrivata quando ho conosciuto Giulio Beranek, il protagonista della serie, che mi ha parlato della sua famiglia, del suo amato mondo, a cominciare dal modo di parlare, da una tradizione da mantenere, seppure con difficoltà.

Un po’ Virgilio, Giulio Beranek…
Si, Giulio mi ha accompagnato. È uno di ‘loro’, ma non vuole essere uno spartitraffico, seppure abbia imparato che per loro identificarsi è molto importante, specie dal punto di vista sociale. Si definiscono ‘dritti’, non zingari o quanto altro.

Quali consensi ti auguri di poter raccogliere con questo progetto?
È una domanda che mi pongo da quando ho pensato di dare vita a questo progetto. Il consenso più grande potrebbe derivare dal percepire la storia come qualcosa di universale, per tutti. È una storia che parla di una famiglia apparentemente molto stretta, che analizza un’identità pugliese, con dinamiche che riguardano l’umanità. I più deboli che devono difendersi dai più forti. Una lente di ingrandimento che va a centrarsi lì. Spero che siano in tanti a poter apprezzare e al contempo comprendere.

Cosa sta regalandoti questo viaggio nella regia?
La regia mi regala un modo utile per approcciarmi alla realtà. “Prima vedevo la realtà nel cinema e ora vedo il cinema nella realtà”, una frase che amo molto, che mi rispecchia, di Godard. Registi come Sorrentino ricostruiscono storie, le lasciano senza finali, a me piace trovare, invece, un senso a tutto, alla realtà.

Che periodo stai vivendo?
Sono appena uscito dallo psicologo e le domande più o meno erano le stesse! (Ride) Sicuramente voglio potermi giocare bene la serie Sky che fungerà anche da biglietto da visita per il mio futuro. Ho la sensazione che lancerà un messaggio, così come lo sono stati questi dodici anni a contatto con Beranek e la sua famiglia, una nuova casa per me. Sarei felice che si capisca che dietro questo progetto c’è una struttura ben solida che non ha seguito alcuno standard.

Stai già lavorando ad un nuovo prodotto?
Si! Sto lavorando ad un film partorito durante il 2020, qualcosa di fantascientifico, che con la serie Sky ha in comune le atmosfere che sembrano surreali. Ci sarà anche un altro documentario, la storia di un personaggio folle, Davide Pecorelli, che si è finto morto in Albania per poi tornare dicendo di aver trovato il tesoro dell’isola di Montecristo.

Come sarà il Natale di Marco Pellegrino?
Sarà in famiglia, in provincia di Novara, con un’adeguata visione di più film possibili e mangerò come se non ci fosse un domani.

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