Incontriamo Alessandro Apostoli, giovanissimo attore che ci racconta la sua vita al teatro con lo spettacolo “Beng!”.
Tra i protgonisti di “Beng!” c’è l’attore Alessandro Apostoli, pronto a raccontarci di questa nuova esperienza, del modo in cui vive il palcoscenico, un amatissimo mestiere…
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Alessandro Apostoli. Il 3 e il 4 novembre sarai in scena al Teatro Cometa Off con “Beng!,” un nuovo spettacolo. Quali sensazioni a riguardo?
Sono davvero entusiasta di avere la possibilità di portare in scena quella che un tempo era semplicemente un’idea che avevamo in testa. Una cosa apparentemente stupida che faceva ridere unicamente noi e che, grazie a eventi come il Superficie Live Show (in cui abbiamo portato e portiamo delle pillole dello spettacolo), ci ha fatto capire che, se in un prodotto ci metti passione, costanza, ascolto e un briciolo di furbizia, può arrivare a piacere a una fetta di pubblico più ampia e a costruirsi, ancor prima della sua uscita, un modesto seguito.
Come ti sei preparato ad affrontare questo nuovo ruolo?
Il lavoro è stato in itinere. Siamo partiti da dei caratteri già ben definiti nell’immaginario collettivo, che abbiamo poi portato al limite del parossismo. Una persona normale sarebbe ritenuta folle in un mondo come quello del tenente McCallaghan. Mi sento di dire, quindi, che il carattere di ogni personaggio e le sue sfumature sono emerse man mano provando, scrivendo e improvvisando. Ben prima che ce ne accorgessimo, i protagonisti della storia erano già tra noi.
Quali sensazioni sono legate al teatro e come ha preso forma questa tua passione?
La mia prima passione è stata il cinema. Nonostante avessi già una propensione a riguardo e avessi fatto qualche cortometraggio o esperienza simile, mi sono avvicinato ufficialmente alla recitazione a diciassette anni, dopo aver visto Taxi Driver. Sapevo cosa volevo fare, così mi sono iscritto a un corso di teatro in provincia di Verona, e da lì è cominciato un lungo effetto domino che mi ha portato anche a questo nuovo progetto. Il teatro è un luogo che insegna la disciplina, dove i ‘trucchetti’ sono ridotti al minimo e dove, di conseguenza, un buon attore può eccellere e un pessimo attore può smascherarsi.
Cosa possiamo aspettarci dal tuo futuro artistico?
Mi aspetto soltanto grandi cose all’orizzonte. Bisogna, però, capire se l’orizzonte è d’accordo con me e, soprattutto, quanto è distante.