Claudia Conte

Quattro chiacchiere con Claudia Conte

A tu per tu per Claudia Conte

Abbiamo incontrato per i nostri lettori Claudia Conte, attrice, presentatrice, scrittrice, che ci ha raccontato un po’ della sua vita.

Claudia Conte

Quale di queste “vesti” di attrice, presentatrice, scrittrice, sente maggiormente sua?

Da premettere che sono giovane, 24 anni, ed i giovani spesso non riescono ad incanalarsi in un’unica direzione. Sicuramente il mio animo è artistico. Tutto ciò che è arte mi fa bene all’anima, creatività ed arte e quindi anche sicuramente la scrittura, perché è da quando sono piccolina che ho sempre amato scrivere… poi ho pubblicato il primo libro di poesie che si chiama “Frammenti rubati al destino”, di seguito il primo romanzo che mi ha portato l’Oscar dei Giovani 2015, in Campidoglio, ovvero “Soffi vitali, quando il cuore ricomincia a battere”, un romanzo epistolare, fino ad arrivare al prossimo progetto letterario che uscirà a Marzo e che si intitola “Il vino e le rose” per Armando Curcio Editore, quindi, come dire, siamo riusciti ad arrivare ad un editore molto importante, per cui la scrittura sembra essere una delle vie principali da percorrere, non solo perché mi piace ma anche perché sto avendo degli ottimi riscontri da parte sia del pubblico che dell’editoria.

Per quanto riguarda la carriera di attrice, ho iniziato presto, infatti a 16 anni mi iscrissi ad una Scuola di Teatro ed ero già protagonista di spettacoli del calibro di Cechov, Dino Campana, Shakespeare, si può dire che da sempre mi è piaciuta la recitazione. Ho avuto anche esperienza come produttrice, un progetto contro la tossico-dipendenza giovanile, ed ho prodotto questo docu-film, dal titolo Gioventù Sballata, con Lando Buzzanca, Giulio Base, Elena Russo, Vincenzo Bocciarelli che è diventato poi il mio fidanzato, ci siamo conosciuti proprio su questo set, l’ho chiamato proprio io per fargli interpretare il ruolo del padre di un ragazzo con problemi legati alla droga e da qui ci siamo conosciuti ed innamorati. In questo film per la Rai, con contributo della Regione Lazio, ero sia produttrice che attrice.

Per quanto concerne la carriera di presentatrice, ho per l’appunto presentato tanti eventi, tante serate, tanti programmi per il web e adesso si sta palesando, incrociamo le dita, una bellissima possibilità legata al mondo dei bambini, una bella opportunità, anche perché io amo i bambini e di conseguenza mi trovo benissimo con loro, mi sento un po’ la maestrina, la fatina che spiega le cose, quindi mi piacerebbe davvero tantissimo che si concretizzasse questa possibilità.

Parlando di bambini, Lei ricorda la sua prima apparizione professionale in pubblico?

La prima è stata forse uno spettacolo con Amedeo di Sora, una piéce tratta da Il Canto del Cigno di Cechov, dove interpretavo Irina, una ragazza russa, parliamo della Russia dell’800, che di notte in teatro, incontra il suo maestro, il suo maestro di vita, il personaggio che stima di più, Vasilij, che in quell’occasione compie 50 anni di palcoscenico, organizza una festa e lei è la sua suggeritrice. Insieme uniscono le loro solitudini, perché c’è anche da dire che il mestiere dell’artista porta solitudine e difficoltà.

Irina, infatti, per inseguire il suo sogno, quello di diventare attrice, ha dovuto lasciare la sua famiglia che era contraria alle sue scelte, andandosi, così a rifugiare in teatro, dove viveva, dormiva e mangiava solo pane, il tutto pur di portare avanti la sua grande vocazione, alla fine anche questo grande attore successo di pubblico, 50 anni di palcoscenico, per il quale tutti impazzivano, però alla fine è solo perché nessuno ha voluto dargli in moglie una sorella, una figlia.

Ovviamente sto parlando della prima esperienza da protagonista professionale, ma in realtà c’è un percorso dietro, non è stata la prima volta in assoluto, un percorso di studio, l’Accademia di Teatro per tre anni, per poi arrivare a quest’opera, avevo 17 anni, un’esperienza davvero bella che mi piacerebbe anche poter riproporre perché ha un testo molto bello, tratto dal Il Canto del cigno di Cechov, ma rivisitata, ed al posto dell’anziano suggeritore c’è per l’appunto questa suggeritrice.

Il suo ultimo progetto letterario, il romanzo “Soffi Vitali. Quando il cuore ricomincia a battere”, quale messaggio vuol mandare ai lettori?

In realtà ho voluto porre delle domande che sono tutte legate all’amore, il sentimento universale, personale, intramontabile e di cui tanti artisti, tanti poeti e scrittori hanno celebrato nelle loro opere, però, come dire, personale, soggettivo si può sempre parlare d’amore e dire sempre cose nuove e diverse, quindi le domande che ho voluto proporre sono: Questo sentimento fatto di momenti intensi, bellissimi, è pure destinato a finire, oppure può durare eternamente, magari evolvendosi?

Quindi uno riguarda l’eternità dell’amore. Un altro è sicuramente il conflitto interiore che viene a crearsi fra cuore e cervello, i due nemici storici, quando il cuore si comanda di seguire una direzione incessantemente e invece la nostra mente, legata anche agli obblighi sociali, morali, le convenzioni, la famiglia, ci impone invece di seguire un’altra strada,magari già preordinata, quindi seguiamo il cuore o seguiamo il cervello? Ed ancora quanto noi siamo predisposti al cambiamento? Se seguiamo il cuore, saremo capaci di cambiare vita o rimaniamo legati a ciò che abbiamo già costruito sia nel bene che nel male?

Quindi vado a porre una serie di interrogativi, per arrivare ad una delle conclusione che si trova già nel titolo stesso “i soffi vitali” che sono degli slanci emotivi, delle vibrazioni del cuore che ci fanno sentire vivi, proprio perché il mio libro è un inno all’amore, un invito a lasciarsi comunque trasportare dai sentimenti. Un libro che fa riflettere, che parla all’umanità, in un momento particolare dove molte persone dicono di star bene da soli, di sentirsi, felici, appagati, completi da soli, invece secondo me la completa realizzazione si ha proprio con l’amore.

Dei buoni motivi per acquistare il suo libro?

La voglia di tornare un po’ al romanticismo, all’aspetto più sentimentale della vita, tornare all’umanità e soprattutto al rapporto tra le persone, sentimenti veri, anche nei valori di amicizia, poi ancora…il libro è anche per chi ama i romanzi epistolari, quindi c’è questa corrispondenza di “amorosi sensi” che riprende un po’ il romanzi dell’800, i carteggi degli amanti, Abelardo ed Eloisa, Tristano ed Isotta, Giulietta e Romeo, tanti tanti davvero…

Un ricordo a cui è particolarmente legata?

Si certo, l’Oscar dei Giovani al Campidoglio, una bellissima esperienza che mi ha portata in Campidoglio a ritirare questo riconoscimento, accanto a grandissimi personaggi, un ricordo sicuramente indelebile.

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