Neve a Kamakura - Storie in haiku, di Fiori Picco
Neve a Kamakura - Storie in haiku, di Fiori Picco

Neve a Kamakura: Storie in haiku, di Fiori Picco

Parliamo dell’opera di Fiori Picco. Otto poemetti o storie giapponesi raccontate in haiku e caratterizzate dalle quattro stagioni: un samurai che racconta la sua triste storia d’amore; un boscaiolo che si smarrisce in un bosco abitato da spiriti; un pescatore che lascia Izu e le isole amene concedendosi un’avventura; un cuoco che prepara zuppe e ramen per monaci e clienti di passaggio…

Un viaggio attraverso luoghi, tradizioni e miti del Giappone. Ne parliamo con l’autrice Fiori Picco per la nostra rubrica “Libri e Scrittori”.

IL LIBRO E’ DISPONIBILE QUI

Fiori Picco, ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo. Ti abbiamo sempre conosciuta nelle vesti di scrittrice di romanzi e di saggistica, come avviene ora il salto alla poesia?

Ciao, grazie per questa intervista. Dal 2011 traduco opere di autori asiatici, tra cui diverse antologie poetiche. Non avevo mai considerato questo genere ma, dovendo adattare alla metrica e allo stile italiani le poesie orientali, molto diverse dalle nostre, ho iniziato a coltivare l’interesse e a chiedermi “E se provassi anch’io?” Ho sempre pensato che tradurre poesie fosse piacevole e rilassante. Inoltre, negli ultimi due anni ho fatto parte della giuria internazionale del China Bo’ao International Poetry Festival, valutando poesie di autori orientali e occidentali.  Nel 2018 un viaggio in Giappone è stato determinante per la mia ispirazione.

In questo libro, composto da due cicli stagionali e da otto storie originarie del Giappone, hai utilizzato gli haiku come strumento narrativo. Ci spieghi meglio di cosa si tratta?

Per definizione lo haiku è un componimento poetico composto da tre versi, per un totale di diciassette more o suoni sillabici secondo lo schema 5-7-5. In passato ho letto haiku di poeti italiani che si limitavano a scrivere una semplice strofa di tre versi. Ho pensato fosse molto riduttivo.  Da scrittrice di narrativa ho deciso di raccontare delle storie strutturate e composte da haiku diversificando i contenuti ma rispettando le tematiche delle quattro stagioni, che sono alla base di questo genere giapponese. In “Neve a Kamakura” rimane comunque la mia impronta di scrittrice che ama narrare storie con personaggi, trame e ambientazioni.

Cina e Giappone: cosa ti hanno dato Fiori Picco?

Da sempre scrivo dell’Oriente. In Cina ho vissuto otto anni intensi e costruttivi. Nello Yunnan ho maturato esperienze e ho avuto l’input per iniziare a scrivere i miei racconti e romanzi. Ancora oggi, dopo 25 anni, la mia principale fonte di ispirazione è la cultura cinese: ricca, variegata, multidimensionale.  Di recente ho ampliato le mie conoscenze approcciandomi al Giappone e al Vietnam. Da due anni traduco le opere di Satoko Motoyama, scrittrice bilingue con la quale è nata un’amicizia che mi ha avvicinata al Paese del Sol Levante e alla sua letteratura.

Le figure di cui narri – un samurai, un boscaiolo, un pescatore, un cuoco – come le hai scelte?

La letteratura giapponese ha quasi sempre una nota drammatica e tragica. La storia del samurai che fa harakiri per amore e quella del boscaiolo che viene ucciso per non aver rispettato la natura rappresentano l’aspetto più cruento ed estremo della vita. La dipendenza affettiva e la solitudine, unitamente alla tutela dell’ambiente e alla preservazione delle aree forestali, sono tematiche ricorrenti e attuali.  La storia del pescatore e del mare è nata dopo aver visto un dipinto scabroso di Hokusai, mentre mastro Kitaro è un cuoco che ho conosciuto e che prepara ottimi ramen.

Per le ultime quattro storie, invece, da chi ti sei lasciata ispirare Fiori Picco?

Da una bambina tedesca che agli inizi del Novecento visse a Kobe, nel quartiere residenziale di Kitano-cho, insieme ai genitori e alla tata giapponese. Il padre era Gottfried Thomas, mercante e uomo d’affari. Nel visitare la vecchia villa con gallo di rame in cima alla torre, che ora è adibita a museo, ho visto i cimeli e le foto in bianco e nero della bambina e ho provato commozione. La quinta storia è dedicata a lei. Le ultime tre storie riguardano miti e leggende del Giappone: la regina sciamana Jingū, che si dice abbia conquistato la Corea, anche se la notizia non è certa, la poetessa algida Ono no Komachi, e Hōjō Masako e Minamoto no Yoritomo, i Romeo e Giulietta del Giappone, nota coppia di shōgun contrastati.

È proprio la seconda strofa del loro haiku a dare il titolo a questa raccolta, vero?

La storia è ambientata in inverno a Kamakura, durante una bufera.  Il titolo è il secondo verso di sette more, suona bene ed è suggestivo.  In ogni Paese del mondo esiste una storia d’amore ostacolata e tragica come quella di Romeo e Giulietta. Anche i protagonisti del mio poemetto sono figli di due clan rivali che ostacolano il loro rapporto. Come Giulietta, anche Masako ha ripudiato la famiglia per seguire il suo amato.

In chiusura Fiori Picco, ci racconti qualcosa delle illustrazioni che arricchiscono l’opera?

La copertina e le illustrazioni interne sono state realizzate da mia figlia Asia che ha tredici anni. Ha un animo artistico e molta fantasia. È la prima collaborazione di altre che verranno. La scrittrice Satoko Motoyama, dopo aver visto la copertina di “Neve a Kamakura” ha chiesto esplicitamente ad Asia di creare la copertina del suo nuovo romanzo che uscirà a settembre con Fiori d’Asia Editrice.

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