Francesco di Raimondo. Foto da Ufficio Stampa
Francesco di Raimondo. Foto da Ufficio Stampa.

Francesco di Raimondo, un giovane colto

A tu per tu con Francesco di Raimondo

Francesco di Raimondo, se pur giovanissimo, ha all’attivo esperienze artistiche importanti, oltre ad una formazione culturale ed artistica di notevolissimo rispetto.

Francesco di Raimondo. Foto da Ufficio Stampa
Francesco di Raimondo. Foto da Ufficio Stampa.

Romanzo famigliare, fiction di Rai 1 di grande successo, lo ha consacrando al pubblico fra i protagonisti che stanno riscuotendo maggiori consensi:  Federico è il ruolo che ha ricoperto nella finzione e che lo ha visto coprotagonista accanto ad illustri artisti come Giancarlo Giannini.

Oggi abbiamo il piacere di incontrarlo, per conoscere meglio la persona che si cela dietro i personaggi da lui interpretati, una persona piena di risorse e di grande sensibilità.

Benvenuto Francesco di Raimondo e grazie per la sua disponibilità, inizio con il farle la domanda di rito: da dove nasce il suo amore per la recitazione?

Buongiorno! Nasce un po’ per caso: sono stato spinto da mia madre per superare la mia timidezza ad iniziare un corso di teatro. Ricordo ancora la primissima volta che ho recitato in vita mia: parte delle lezioni a scuola era dedicata al confronto con grandi testi e grandi autori. Il primissimo giorno mi capitò il monologo del Signor Ponza in “Così è (se vi pare)”, opera cui, per questo motivo, sono molto affezionato e che rimane, a mio giudizio, uno dei capolavori più importanti della storia del teatro e della letteratura. Ricordo ancora l’emozione che provai, fortissima, e le parole di Pirandello, che meraviglia. Da li capii che qualcosa di interessante nella recitazione effettivamente c’era, ho continuato a studiare teatro, a Roma e poi a Parigi, ed in seguito sono arrivati il cinema e la televisione.

In Romanzo famigliare lei ha ricoperto il ruolo di Federico, un insegnante di clarinetto, strumento che per altro ha realmente imparato a suonare. Quando le hanno comunicato che la scelta del ruolo era ricaduta su di lei, ricorda la sua reazione?

Perfettamente, ero felicissimo. Non solo perché il ruolo mi dava la possibilità di unire due delle mie grandi passioni, cinema e musica; ma perché mi permetteva di confrontarmi con attori come Giancarlo Giannini, Vittoria Puccini, Pamela Villoresi: artisti che ho sempre stimato e che ritrovare da colleghi sul set è stato incredibile. Inoltre essere diretti da Francesca è una fortuna, un’esperienza professionalmente ed umanamente formidabile.

L’esperienza di recitare accanto ad artisti importanti come Giancarlo Giannini, che cosa le ha “regalato”?

È stato appunto incredibile. Ricordo che la scena con Giannini, una delle più importanti per Federico e delle più difficili da interpretare, è stata la primissima scena che ho girato. Ero da un lato intimorito dal confronto con un attore di quel calibro, dall’altro molto curioso: sono contento del risultato, è stata una fortuna incontrarlo.

C’è stato un momento imbarazzante o di difficoltà vissuto sul set?

Devo dire che temevo, avendo letto la sceneggiatura, che le scene di intimità tra i personaggi di Micol e Federico, sarebbero state imbarazzanti o difficili, anche perché era la primissima volta che giravo scene del genere. Sono rimasto piacevolmente sorpreso nel constatare che sono scene come altre, importanti per lo sviluppo narrativo della serie e del personaggio e che non ho, abbiamo avuto problemi per realizzarle. Il tutto, poi, sotto la delicata e sensibile direzione di Francesca,  si è svolto al meglio.

Lei ha all’attivo molte esperienze teatrali, ma potendo scegliere preferirebbe la cinepresa  o il contatto diretto con il pubblico?

Sono due mondi paradossalmente molto lontani e molti vicini, due mezzi tecnici ed espressivi differenti ma che hanno come obiettivo la stessa cosa: comunicare, non importa cosa. Devo dire che non saprei scegliere: il contatto con il pubblico dà un’emozione enorme, una delle più belle e forti della mia vita, il cinema però permette di lavorare con sfumature, con modalità espressive uniche e particolari.

Secondo lei quali sono le principali caratteristiche che deve possedere un attore?

Carattere, primo fra tutti, sensibilità, intelligenza, cultura e fortuna senza dubbio, quella non deve mancare. Nel dire questo non dico di possederle tutte quante però è ciò che un attore dovrebbe avere.

Oltre al talento dimostrato nella recitazione (e non solo) un altro merito che le fa onore è rappresentato dal suo attivismo per il sociale, partecipando ad attività di assistenza a persone diversamente abili: in aggiunta alla solidarietà, cosa insegnano queste occasioni?

Questo è un aspetto della mia vita che ritengo molto privato. Queste  occasioni insegnano a confrontarsi con la diversità, in qualunque modalità essa si manifesti (e se vogliamo il lavoro dell’attore è proprio quello di confrontarsi qualcuno di diverso da te, che diventa vicino nel momento dell’interpretazione); che nessuno di noi è indispensabile, quello che faccio io, potrebbe essere fatto da qualcun’altro e che è molto più quello che si riceve di quello che si dà.

Un regista con cui le piacerebbe lavorare?

Nei mie sogni immagino di essere diretto da Ferzan Ozpetek e Xavier Dolan: registi che nella loro diversità, dimostrano una grande sensibilità nel racconto dei personaggi. Sono formidabili, e non esiste un film di Ozpetek che non mi abbia catturato.

Un copione per destare la sua attenzione cosa deve avere?

Deve farmi dimenticare che sto leggendo un copione: mi accorgo se una storia funziona quando leggendola mi dimentico di star leggendo e partecipo emozionalmente ai personaggi e alla storia. Stessa cosa mi capita con un buon libro.

Tra le tante esperienze professionali ce n’è una particolarmente significativa per lei?

Una delle più significative è Romanzo Famigliare, per i motivi detti: attori incredibili e regia meravigliosa. Ho un bellissimo ricordo però anche di “Belli di papà”, primo film cui sono molto affezionato, se non altro per il clima familiare e divertente instauratosi durante le riprese.

Ringraziandola del tempo dedicato e complimentandoci per il suo lavoro, le volevo chiedere , a conclusione, di farci partecipe dei suoi progetti futuri.

Nella seconda stagione de “I Medici”, prossimamente su Rai1, interpreto un giovane cardinale: ruolo che mi ha dato molta soddisfazione perché mi ha permesso di confrontarmi con un mondo, quello della liturgia da parte dell’officiante, che è lontano dalla mia routine; inoltre ho vestito i costumi curati da Alessandro Lai, grandissimo. È infine uscito da poco lo short movie, che mi vede protagonista, “The Red Stain” scritto e diretto da Rodrigo Saavedra: il corto è ideato per promuovere la Coppola Winery di Francis Ford Coppola e sono particolarmente orgoglioso di aver partecipato perché è un prodotto scritto e girato con maestria; vedetelo.

Un grande “In bocca al lupo” a Francesco di Raimondo perchè il talento va sempre spronato, incoraggiato e merita di essere apprezzato e soprattutto grazie per la cortese disponibilità.

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Redazione Giornalistica

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