Dajana Roncione. Foto da Ufficio Stampa
Dajana Roncione. Foto da Ufficio Stampa.

Dajana Roncione, racconto la mia Loredana Bertè

Prendersi cura del personaggio che interpreti, accoglierlo tra le tue braccia e nella tua vita. Questo è quello che ha fatto l’attrice Dajana Roncione quando ha interpretato il personaggio di Loredana Bertè nel film ”Io sono Mia”.

Dajana Roncione. Foto da Ufficio Stampa
Dajana Roncione. Foto da Ufficio Stampa.

Con umiltà, vitalità ed energia ha incontrato Loredana Bertè e ha trasformato quel personaggio scritto in un degno omaggio alla cantante. Oggi questa giovane attrice dall’animo gentile ci insegna ad abbracciare i progetti che che viviamo, i personaggi che incontriamo, le storie che leggiamo.

Benvenuta Dajana Roncione. Nel film “ Io sono Mia” interpreti Loredana Berté. Come descriveresti il tuo personaggio? 

Quando ho cominciato a lavorare su di lei mi sono resa subito conto che sarei dovuta partire da un certo stato di Libertà, una sorta di anarchia e di forza…in qualche modo dovevo raccontare la sua energia vitale e fisica.

Leggendo le sceneggiature, in che modo hai preparato il personaggio? 

Lavoro da anni con un acting coach, si chiama Lucilla Miarelli, penso che sia fondamentale crearsi una palestra continua e avere un’occhio esterno di cui ti fidi che possa in qualche modo guidarti. Chiaramente ho visto tutte le sue interviste. Purtroppo il periodo che racconto nel film non è un periodo documentato. Racconto il suo trasferimento a Roma nei primi anni 70, Loredana non era ancora una rock star all’epoca. Però mi sono concentrata molto sulla sua energia fisica e dirompente, e sui suoi occhi forti e fermi. Ho lavorato anche con un’insegnante d’accento per cercare di avere il più possible una cadenza vicino alla sua, ma non ho mai cercato d’imitarla. Sarebbe stato un suicidio.

Parliamo del rapporto tra Mia e Loredana. Come lo descriveresti e cosa ti ha piú commossa di queste due sorelle? 

Quello che mi commuove ancora oggi è il sostegno e l’amore che Loredana continua a manifestare senza tregua nei confronti di Mimì. So che hanno avuto alti e bassi e le ho sentito dire in un’intervista che gli ultimi momenti della vita di Mimì, Loredana in qualche modo sente di averli persi. Questo mi colpisce, immagino la sua frustrazione, la voglia di tornare indietro e recuperare i secondi. È quello che facciamo tutti quando perdiamo qualcuno che amiamo: vorremmo tornare indietro e non perdere un momento. Mimì era una donna straordinaria, chiaramente mi sconvolge pensare a come in quegli anni nessuno sia riuscito a far nulla per fermare quella maledetta calunnia, mi sconvolge pensare ad una “caccia alle streghe” , perchè di questo si tratta. Loredana ha detto durante la conferenza stampa: ”chissà quanta altra bella musica ci avrebbe regalato, se non glielo avessero impedito” . Penso che il talento sia un dono, Mimì ne era piena e le hanno impedito di viverlo a pieno…la sua fragile vita ne ha sopportate troppe.

Cosa speri che emerga del tuo personaggio?

 La sua energia, la grinta con cui ” senza paura” era pronta a mangiarsi la vita,  a risolvere i problemi…e anche a fare un’auto stop se la 500 si ferma perché la benzina finiva, alle 5:00 di mattina.

“ Io sono Mia” é destinato ad un pubblico molto ampio. Cosa ti auguri che colgano i giovani guardando Mia Martini?

La dignità che aveva Mia, l’integrità , l’onestà, la lotta che ha fatto come artista che non voleva far parte di formule matematiche sempre uguali a se stesse, piuttosto andava a cantare alle feste di paese, ma non rinunciava a se stessa, a quello che era importante per lei. Mia Martini non si vendeva! Mi sembra un messaggio già enorme! E poi spero che  la maldicenza  e  sopratutto quello che comporta possa farci riflettere, specialmente oggi che con i social è davvero facile non starci troppo a pensare prima di giudicare qualcuno o  peggio ancora di distruggerlo.

 Hai avuto modo di conoscere Loredana Berté. Che emozione hai provato e cosa ti ha detto? 

Ancora non ci posso credere ero lì,  che ridevo senza fermarmi , non riuscivo a dirle nulla e lei mi teneva le mani, mi diceva: ”mi hai fatto ridere, sei stata brava , sai che in quella scena … ho reagito davvero così?”. Non sono riuscita a dirle nulla in particolare ma poi mi sono fatta coraggio e le ho detto: “Grazie! Per interpretarti mi hai costretta a farmi una domanda importante: come faccio ad essere libera come era libera Loredana Bertè?”. E poi l’ho anche abbracciata, ho sentito tutta la sua energia e sensibilità!

Cosa rappresenta per una giovane attrice interpretare un personaggio come Loredana Berté e avere l’opportunità di sapere cosa lei pensi di te?

Ne sono stata felice. Ho pensato che sarebbe stata un’avventura stimolante ma all’inizio ne ero chiaramente preoccupata. Sentivo addosso la responsabilità di dover interpretare un’icona enorme, sinceramente non avevo molte scene e questo rendeva il tutto molto più complicato perché con poco avrei dovuto comunque ricordarla. Incontrarla è stato importante per me, avere la sua approvazione anche. In qualche modo quando l’ho abbracciata volevo dirle: “Ho cercato, con quello che avevo, di prendermi cura di te, mi sono assunta la responsabilità d’interpretarti ” .

Parliamo della tua carriera. Quando hai capito che questa poteva e doveva essere la tua strada?

L ‘ho capito perché ho sempre sentito e creduto di non essere una cosa sola. Ho sempre fatto fatica nella vita a ” recitare” un unico ruolo, quello che gli altri avevano deciso per me o che io avevo deciso in quel momento piuttosto che in un altro. Allora ho pensato che interpretare ruoli differenti, mi avrebbe permesso di esplorare liberamente me stessa e di conoscermi di più. L’empatia a cui ti costringe questo mestiere è un sentimento rivoluzionario.

Quali sono le difficoltà che una giovane donna e attrice incontra lungo il suo percorso?

 È un lavoro precario. Un giorno lavori e il giorno dopo chissà… Non dipende solo dal tuo talento ma da moltissime cose: fortuna, politica, momento…Per tanti anni mi sono data la colpa inutilmente, mi dicevo: “Se non mi prendono, è colpa mia”. Invece non  si tratta solo di questo. Certo  sono anche cresciuta grazie a questo sentimento, oggi però preferisco darmi meno colpe, vedo le cose da una prospettiva diversa e questo paradossalmente ha migliorato la qualità del mio lavoro. Era come se ci tenessi troppo prima. Questo mestiere ti costringe a darti delle misure, la cosa che ho scoperto di recente è che non smetto mai di ricercare al di là delle possibili audizioni. Sono un’attrice a prescindere dai lavori che faccio. Devi fare tanti sacrifici e rinunce.

Cosa rappresenta ad oggi per te la recitazione?

Vivere il momento. Quando vivo e di conseguenza anche quando recito.

Tanti sono i progetti che hai portato a teatro. L’ultimo é “ Sei personaggi in cerca d’autore” diretto e interpretato da Michele Placido. Che esperienza ha rappresentato per te?

Credo di aver raggiunto un grande momento di libertà artistica con ” I Sei Personaggi in cerca d’autore”. Non mi era mai capitato prima. Il personaggio della figliastra mi ha messo nella condizione di dover andare oltre quello che di me già conoscevo. Pirandello ha scritto un capolavoro, mi sento molto vicina alla sua filosofia, e in qualche modo credo che la Figliastra sia stato il ruolo che aspettavo da un po’, in qualche modo è ” il Mio ruolo”. Michele Placido è stato molto generoso con me. Mi ha dato moltissimo spazio e si è fidato di me. È uno spettacolo che mi ha fatto capire di essere più forte di quello che immaginavo, ed instancabile.

Quali sono le nuove consapevolezze che sente di avere come donna e artista Dajana?

Per me quello che conta È l’amore e la resistenza .

Un augurio che vuoi fare alla persona che sarai…

Mi auguro degli addominali strepitosi e nessuna brexit !

Su Anna Chiara Delle Donne

Redattrice

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