Margherita Peluso: l’attrice artista e curiosa

Margherita Peluso: l’attrice artista e curiosa

Incontriamo l’attrice Margherita Peluso, che ci racconta del suo nuovo docufilm Finding Marta e della sua carriera.

Margherita Peluso protagonista per Lorenzo Daniele nel docufilm “Finding Marta. Un film sulla musa di Pirandello”… La vita e la carriera dell’attrice Marta Abba sono legate a doppio fino con quella del drammaturgo Luigi Pirandello. Una figura che è al centro del docufilm e che dopo l’anteprima nazionale film ad Agrigento, Capitale Italiana della Cultura 2025, farà il giro delle sale cinematografiche, con prossimi appuntamenti a Milano il 4 dicembre all’Ariosto Spaziocinema, e a Roma il 6, 7 e 8 dicembre al Cinema delle Province.

Benvenuta sul quotidiano “La Gazzetta dello Spettacolo” Margherita Peluso. Quando hai “incontrato” per la prima volta Marta Abba e cosa ti è piaciuto di lei?
Ho incontrato Marta Abba ai miei esordi teatrali, interpretando le commedie di Pirandello al Mama Theater di Melbourne, in Australia. Tuttavia, la verità su Marta mi si è rivelata durante una crisi esistenziale vissuta a New York, dove ho lavorato per tre anni. Essere un’attrice lì è stato molto provante: la città è carissima e caotica, tra scuole, casting e lavoro mi sentivo cosi’ piccola e fragile ma allo stesso tempo diventavo sempre più forte ed aumentava la mia autostima. Nonostante ciò, ero esausta e sopraffatta dalle paure.
In quel periodo, avevo bisogno di trovare un progetto che mi permettesse di restare negli Stati Uniti per altri tre anni. Non volevo tornare a casa, non volevo annegare nuovamente nell’oceano dell’incertezza. Fu allora che un amico regista mi suggerì di prendermi una pausa, mi invio’ delle lettere scritte da Marta Abba indirizzate a Luigi Pirandello, mi disse di cercarla.Cercare lei è stato come cercare me stessa.
Sono un’artista, una donna, un’anima curiosa, proprio come Marta. Ho sempre percepito l’arte come un richiamo inevitabile e vitale. Ma essere artista, e per di più donna, significa spesso vivere in bilico tra il sogno e le aspettative, tra la creazione e la paura. Marta Abba rappresentava tutto questo, e per questo motivo la sua storia è diventata anche la mia storia.
C’è un’altra ragione per cui ho voluto raccontare Marta: la sua storia riguarda tutti noi. È la voce di chi si è sentito invisibile, il volto di chi ha inseguito un sogno, anche quando sembrava impossibile. È il cuore di chi, nonostante tutto, non smette di cercare e trovarsi.

Ci racconti la genesi di quest’opera?
Questo progetto nasce da una scintilla, la genesi di “Finding Marta” è stata un momento di rivelazione: mi sono chiesta come fosse possibile che una donna che aveva dato tanto al teatro e ispirato uno dei più grandi drammaturghi del Novecento fosse così poco ricordata e caduta nell’oblio.
A New York, nel 2018, ho conosciuto Mario Fratti, il grande drammaturgo aquilano, che è diventato un maestro per me, sostenendomi nei primi anni e spronandomi a dedicarmi completamente alla recitazione. Solo più tardi ho compreso quanto la mia esperienza rispecchiasse quella di Marta Abba con Luigi Pirandello: una relazione tra protezione e prigionia. Volevo essere attrice ma anche volevo vivere. Per Marta Abba invece la vita o si vive o si recita. Anche Marta si sarà chiesta, come me, come rimanere fedele a se stessa in un mondo che spesso richiede compromessi.
Durante questo percorso, ho scritto il monologo teatrale Io Marta in collaborazione con Fay Simpson, acting coach e regista di NYC. È stato un processo intenso, durato un anno, accompagnato da una diurne che ha arricchito e approfondito il senso della scrittura. Questo lavoro mi ha permesso di immergermi ancora più profondamente nel mondo di Marta, di darle voce e corpo in una forma intima e personale.
Poi è arrivato l’incontro con Fine Art Produzioni. Ho avuto la fortuna di conoscere Alessandra Cilio, una donna di straordinaria sensibilità, e di collaborare con il regista Lorenzo Daniele e Mauro Italia, direttore della fotografia. Insieme abbiamo trasformato un’intuizione personale in un’opera collettiva. Così nasce “Finding Marta” come un atto di amore.

Dopo aver girato il documentario, cosa hai scoperto di nuovo su Marta Abba? Come si è arricchita in questo viaggio Margherita Peluso?
Raccontare Marta è stato un atto di giustizia, un modo per restituirle il posto che merita nella memoria collettiva. Attraverso i contributi di studiosi, attori e autori, che hanno conosciuto Marta e lavorato con e per lei, ho scoperto una Marta viva e pulsante. La sua storia non è solo biografica, ma universale. Parla di arte, di identità, e del coraggio di essere se stessi. Ogni sua azione si ripercuote ancora oggi.
“Finding Marta” non è solo un documentario: è uno specchio per chiunque abbia il coraggio di cercare sé stesso, nonostante le difficoltà.

Ci puoi parlare del metodo Lucid Body per attori?
Il metodo Lucid Body è una tecnica somatica sviluppata per gli attori, ideata da Fay Simpson, che si concentra sull’esplorazione delle emozioni attraverso il corpo, utilizzando i centri energetici (chakras) come punti di riferimento.
Ho seguito Fay diversi anni per apprendere e applicare il metodo. Poi ho deciso di fare un’esperienza in Ashram per tre anni, volevo approfondire la parte spirituale, la meditazione e lo yoga. Il metodo Lucid Body che insegno integra profondamente il lavoro fisico con una dimensione olistica, spirituale e psico fisica. , ponendo al centro la consapevolezza del corpo come strumento di trasformazione, espressione e guarigione. È un approccio che non si limita alla preparazione scenica, ma invita l’attore a intraprendere un viaggio di scoperta interiore, unendo tecnica teatrale, benessere fisico ed equilibrio emotivo.
Attraverso esercizi pratici e un lavoro sui chakra, si lavora per sbloccare tensioni fisiche ed emotive, ampliando la gamma espressiva dell’attore. Questo metodo diventa una risorsa preziosa per affrontare ruoli complessi, mantenendo però un equilibrio tra il mondo del personaggio e quello personale. Utilissimo anche per chi non e’ attore, per chi e’ in un viaggio di crescita interiore e guarigione.

Sei una giovane attrice determinata: come si può svolgere questo mestiere in modo consapevole e sano?
Conoscendo i propri limiti ed il proprio potenziale. È fondamentale scegliere con consapevolezza, senza lasciarsi sopraffare dalle aspettative. Bisogna trovare una buona guida o un mentore, una figura che ci aiuti a crescere senza perdere la propria etica.
In America ho imparato l’importanza di avere un Acting Coach, qualcuno che ti aiuti a fare le scelte giuste. Questo mestiere ci rende pieni di amore e generosità ma anche tanto vulnerabili, che non dobbiamo dimenticare il nostro potenziale o mettere da parte noi stessi. Trovare continuamente il grande potenziale che vive dentro ognuno di noi. E capire profondamente che siamo sempre sempre “quell’eccezione”. Le opportunità devono essere allineate ai nostri principi. Il rifiuto non è mai personale: fa parte di questo meraviglioso viaggio. Siamo dei maghi erranti.

Progetti futuri di Margherita Peluso?
Sarò presto sul set cinematografico con un Film diretto da Guia Zapponi come attrice ma anche come Acting Coach e… sto scrivendo una nuova sceneggiatura.

Lascia un commento