Luigi Russo. Foto di Thomas Toti
Luigi Russo. Foto di Thomas Toti

Luigi Russo: il mio periodo felice

Regista e attore, Luigi Russo vive un periodo felice, forse più del solito, per via dei tanti spettacoli presenti in cartellone in questo periodo. “Se devi dire una bugia dilla grossa”, “La prima volta” e Due coppie scoppiate, che ha da poco terminato la sua corsa, sono solo alcuni dei nomi in cartellone.

Un incontro, quello con Luigi, che ci regala ricordi legati agli inizi della sua carriera, del suo periodo attuale e del suo futuro, legato ad un percorso in continua crescita.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Luigi Russo. Come stai?

È un buon momento. Sto davvero bene. Raramente mi è capitato di avere così tanti spettacoli in scena che portano la mia firma. Abbiamo sofferto tutti, in questi ultimi due anni, e poter ritrovare tutto ciò, insieme al pubblico nelle sale, è un vero piacere.

Attore e regista con un laurea in lettere, tra l’altro. Chi è oggi, dunque, Luigi Russo?

Una persona che si è costruita da sola, affrontando varie esperienze, immerso in un mestiere artigianale, caratterizzato da aspetti che hanno bisogno di essere costruiti, pezzo dopo pezzo. Ho iniziato giovanissimo nei villaggi, organizzando spettacoli teatrali per il pubblico. Ho poi cominciato a mettere su spettacoli con degli amici, rendendomi sempre più conto che quella era la direzione giusta da seguire. Un dialogo forte, importante, davvero interessante, anche a livello attoriale, che mi ha portato svariate esperienze nel cinema, nella fiction. Prima di approcciarmi alla regia, ho voluto capire cosa ci fosse prima, cosa si provasse a calcare il palcoscenico, il set. Ho incontrato, tra l’altro, persone importanti, registi che contano, e questo mi ha reso ancora più felice, soddisfatto, forse anche capace.

La dimensione che preferisci?

Il teatro, senza alcun dubbio. Amo la sua dimensione, la sua umanità, il suo essere artigianale. Diversamente, il cinema comporta interessi economici, legati a cifre esorbitanti, tensioni più alte. Ad ogni modo, sono due esperienze bellissime, importanti e necessarie nel mio percorso. Il teatro, però, mi ha regalato una continuità e per ora va benissimo così.

Ho avuto modo di incontrarti proprio in teatro e di poter constatare quanto affetto nutra per te il pubblico e, al contempo, il tuo stupore, il tuo essere legato a ciò che era in scena, al supporto stesso dei presenti. Come vivi tutto ciò?

Vivo tutto con grande serenità! Quando lo spettacolo è nel pieno del suo svolgimento, nulla più mi appartiene. Lo spettacolo diventa degli attori, perché sono loro a metterci la faccia, il corpo, a prendere le redini della scena. Personalmente, di tanto in tanto, posso provare ad avvitare delle viti che si sono allentate nel ritmo, nella puntualità di certi appuntamenti, ma sono gli attori ad essere responsabili del dialogo che si svolge dinanzi e per il pubblico. Tendo, quindi, ad allontanarmi discretamente per poi tornare a constatare, ogni tot repliche, che tipo di crescita, evoluzione, ha avuto lo spettacolo, il rapporto che si è creato con il pubblico.

Chi, tra i tanti attori che hai avuto modo di incontrare lungo il tuo cammino, pensi sia già predisposto ad un prossimo ruolo teatrale?

Mi innamoro di un personaggio, di ciò che si crea insieme, e mi piace poter portare avanti tutto ciò, anche oltre lo spettacolo. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con gli attori con cui ho avuto modo di collaborare. Si crea un bellissimo scambio con loro, un qualcosa di forte, sentito. Bisogna saperli ascoltare, difenderli anche dalla propria persona, capendone le fragilità e supportandoli il più possibile. Un viaggio bellissimo, quello che si verifica ad ogni lavoro portato in scena, caratterizzato da questo forte scambio di emozioni e non solo. Mi viene quindi difficile dire un nome su tutti.

Recentemente, “Due Coppie Scoppiate”, ha avuto le sue repliche al Teatro Bracco di Napoli, la tua città. Che emozione si crea nel sapere che il proprio spettacolo sarà in scena nella propria città di origine?

Si tratta di certo di una duplice emozione. Sono cresciuto a Napoli e mi sono formato lì. Sono in molti a temere la piazza Napoli, se di teatro parliamo. Questa città, da sempre, ha una particolare attenzione per alcuni prodotti nostrani che, a livello nazionale, sono delle vere eccellenze. Il pubblico, dunque, si aspetta molto e, se si tratta di buona qualità, sa compensare nel migliore dei modi la compagnia. Diversamente, se lo spettacolo non raggiunge determinati standard, il pubblico napoletano tende a farlo presente. So bene, quindi, quanto siano esigenti i napoletani e, nel mio caso, ricevere una risposta positiva è una specie di consacrazione, come ricevere un complimento da un padre severo.

C’è qualcosa che, nel tuo piccolo, non sei ancora riuscito a realizzare?

Mi ritrovo, attualmente, a metà del mio cammino artistico. Nella mia professione è rara la riconoscibilità nella regia. Sono pochi i registi che, in qualche modo, determinano l’attenzione del pubblico. Oggi è più facile andare a vedere lo spettacolo con tale attore invece che lo spettacolo per la regia di tale persona. Purtroppo non ho quella fortuna. Mi auguro di averla a breve, individuando una coerenza, una precisione o, se vogliamo, un certo ordine da parte di chi deciderà di venire a vedere qualcosa di mio. Cerco, a mio modo, di essere sempre propositivo nella proposta, nel lavoro che svolgo.

Quali sono i progetti futuri di Luigi Russo?

Ci sono al vaglio altri tre nuovi progetti come regista. Al contempo, non nascondo la voglia di voler tornare ad occuparmi di cinema e televisione. Il cinema mi ha presentato una sceneggiatura che sto valutando, in questo periodo. Il mio futuro, ad ogni modo, è sempre alla ricerca della proposta migliore, cercando di mantenere la giusta continuità legata al mantenere in piedi il mio lavoro. Al momento so per certo che alcuni miei spettacoli, già presenti, saranno ripresentati nella stagione successiva.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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