Un viaggio nel mondo del teatro con Gina Merulla, che ci racconta la sua nuova regia per lo spettacolo “Il volto di Otello”.
Incontra Gina Merulla in occasione de “Il volto di Otello”, in scena il 17 e il 18 ottobre al Teatro Hamlet di Roma. Un processo importante, quello che la lega alla regia, un modo di vivere la vita…
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Gina Merulla. A breve i più fortunati potranno assistere ad una tua nuova regia, “Il volto di Otello”, in scena il 17 e il 18 ottobre al Teatro Hamlet di Roma. Quali anticipazioni a riguardo e come ha preso esattamente forma questo progetto?
«Ho sempre amato Shakespeare e la sua capacità di essere attuale, universale ed eterno. La storia di Otello è una storia della nostra epoca, della nostra società e della nostra quotidianità. Quando ho proposto questo lavoro al Maestro Mamadou Dioume mi ha confessato che era tanto tempo che aspettava di rivestire i panni di Otello e che era felice di poterlo fare in maniera meno tradizionale. Vedere Mamadou in scena è un’esperienza che non capita tutti i giorni.
Quali sensazioni ti legano al palcoscenico, quale rapporto vivi con gli attori che scegli per i tuoi adattamenti?
«Il mio rapporto con il palcoscenico è senza dubbio simbiotico. La scena è un richiamo tenace e costante, impossibile da ignorare. Sia da attrice che da regista ho capito come questo lavoro riesca ad amplificare e dilatare ogni moto dell’anima e a rendere possibile un incontro vero con l’altro. Questo vale anche per i miei attori. Sono solita scegliere, per lo più, personalità affascinanti pronte a mettersi in gioco, a seguirmi nei miei deliri e dare tutto quello che sono e quello che hanno al lavoro. Ho con loro un rapporto molto forte, soprattutto con il Maestro Mamadou Dioume e Fabrizio Ferrari che sono un po’ i miei attori feticcio. Si vocifera che io sia estremamente esigente ma a me non risulta…
Una passione che nutri da sempre, quella per la regia, una magia che si viene a creare, di volta in volta. Che ricordo hai di quei primi passi mossi in tale ambito?
«Nelle mie regie spesso il testo si trasforma in racconto corporeo e attraverso partiture fisiche su musica il racconto si dilata su più piani. Le vicende del Moro diventano così un pretesto per indagare l’animo umano nei suoi meandri più oscuri: quelli appartenenti alla violenza, alla ferocia, alla mostruosità e che oggi danno vita a pagine e pagine di cronaca nera in cui è sempre più spesso il maschile a schiacciare il femminile. “Il Volto di Otello” nasce dalla necessità di portare in scena la tragedia della violenza nelle sue più orrende conseguenze. Credo che la Regia sia stata sempre la mia vocazione, anche se mi sono formata come attrice e ho lavorato tanti anni sotto i riflettori. Ad un certo punto della mia vita ho capito che la regia è l’unica maniera per portare avanti il proprio sentire teatrale senza compromessi e per comunicare esattamente ciò che vuoi comunicare senza mediazioni. La regia ti permette di dare la tua forma alle idee e alle emozioni e rende più forte e più potente la tua capacità di comunicare.
Quanto è cambiato, a tuo avviso, il modo di fare teatro, televisione e cinema?
«Credo che il modo di fare teatro, cinema e televisione sia cambiato tantissimo in questi anni. Credo sia un processo fisiologico e necessario: l’arte deve essere in continua trasformazione perché rispecchia l’altrettanto continua metamorfosi del sentire umano. Sicuramente ho un po’ di preoccupazione per la direzione che si sta prendendo, soprattutto quando a livello produttivo le logiche economiche e commerciali si sostituiscono a quelle artistiche e culturali.
Cosa possiamo aspettarci dal tuo futuro artistico?
«Continuerò il mio percorso di ricerca sulle potenzialità del corpo, del gesto e del racconto fisico anche utilizzando grandi classici della letteratura per rimodellarli e riproporli con nuovi codici espressivi. Parallelamente, sto continuando a scrivere. Ho in cantiere un testo a cui tengo molto e che vedrà la luce il prossimo anno insieme a Fabrizio Ferrari che gestisce con me il “Centro di Ricerca Stabile” del Teatro Hamlet e che è la fucina di tutti i nostri progetti teatrali.
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