Paola Rinaldi: il teatro, pura magia!

Paola Rinaldi: il teatro, pura magia!

Incontriamo un’attrice e scrittrice che è pronta a raccontarci il suo vissuto e le sue prossime attività: Paola Rinaldi.

Attrice di spessore, scrittrice per passione e, al contempo, mamma, Paola Rinaldi, pronta a raccontarsi, a farci conoscere qualcosa in più sul suo percorso, sulle motivazioni che l’hanno portata alla televisione, a questo mondo così tanto agognato… con un tuffo nel presente, allo spettacolo in scena dal 14 gennaio, “Il berretto a sonagli”.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Paola Rinaldi. Come procede il tuo vissuto?
Sto molto bene, grazie! In questo periodo non sono vicinissima alle scene, alla recitazione, se non per questa nuova e carina occasione teatrale, che avrà vita dal 14 gennaio al Teatro de’ Servi. A compensare questa mia ‘mancanza’ artistica, c’è mio figlio, Guglielmo Poggi, molto attivo e abile nel suo mestiere.

Che ricordo porti con te dei primi passi mossi nella recitazione con Gianni Boncompagni, per “Discoring”, del laboratorio con Gigi Proietti e quanto altro?
Ricordo, su tutto, che desideravo avere una mia autonomia, la possibilità di vivere con delle mie risorse. Si, mi piaceva l’arte, ma non era così ben radicato dentro me il famoso sacro fuoco. Accadde che un regista venne a tenere un corso di scenotecnica all’Accademia di Belle Arti, nella sezione scenografia che frequentavo, e serviva fare uno spettacolo. Lì capì che il mestiere di attrice avrebbe potuto avvantaggiarmi dal punto di vista economico perché difficilmente, diversamente, realizzare una scenografia mi avrebbe portata ad avere un giusto guadagno. In uno di questi spettacoli, totalmente deliranti, un agente cinematografico mi disse che avrei potuto prendere parte a dei provini e così andai. Arrivai con un vestitino di lana, diversamente da altre ragazze molto più estrose, e il mio essere ‘normale’ fece leva su Boncompagni. Mi ritrovai, così, in televisione, rendendomi conto, in poco tempo, che quella scatola non era il luogo adatto a me. Diversamente pensavo del lato economico, utile a farmi capire, ancora una volta, che avrei potuto lasciare casa facilmente.

Cos’altro accadde?
C’erano le televisioni private all’epoca, riuscì a comprare casa da ventunenne, cosa rara. Fui poi scelta per un laboratorio teatrale di Proietti e da lì cominciai a capire qualcosa in più sulla recitazione, su come muovermi, cominciando a ‘vincere’ molti provini…

Ti abbiamo vista anche nel film “In viaggio con papà”, con Carlo Verdone e Alberto Sordi, senza dimenticare la soap, “Un Posto al Sole”, che ti ha regalato maggiore popolarità nel vestire i panni della cinica Sonia Campo. L’andare via da quel personaggio ti ha poi portata a scrivere un libro, “Memorie di una soap-operaia” nel 2002…
Arrivata alla soap ho sentito che tutta l’esperienza teatrale vissuta si sposava bene con quella situazione. Differentemente al cinema, con Sordi e Verdone, due mostri sacri. Sordi mi scelse, fu molto carino, avrei dovuto parlare pugliese e cercai soltanto di portare a casa un buon risultato. Tornando ad Un Posto al Sole, la fortuna del prodotto era proprio nell’avere nel cast una buona parte di attori legati al teatro. Un prodotto abbastanza particolare, un periodo molto bello, che decisi poi di ricordare con quel libro li, “Memorie di una soap-operaia”.

Ti è sempre piaciuto scrivere?
Si, da sempre! Ricordo che Ugo Gregoretti mi chiamava ‘la grafomane’ proprio perché mi piaceva tanto. Ero sempre pronta ad imprimere qualcosa su un quadernetto. Nacquero poi altre cose dopo ‘Memorie di una soap-operaia”, da “101 modi per non buttare via nulla”, per Newton Compton Editori, a “Sani da morire”, pubblicato con Sperling & Kupfer. Un modo, tutto ciò, per avere ancora e sempre una mia indipendenza e autonomia.

Quali sensazioni sono legate alle tavole del palcoscenico?
Il teatro è magia pura! Ricordo il primo “Amleto”, di Gabriele Lavia, l’attesa delle recensioni al mattino dopo, fino all’alba, per acquistare i giornali. Mi impegnai tanto, mi piaceva, era pura emozione.

Paola Rinaldi

Quali consigli regali ancora oggi a tuo figlio, attore proprio come i suoi genitori?
Guglielmo ha preso tanto dal suo papà, Pierfrancesco Poggi, e ad oggi sono due veri e propri talenti. Mio figlio è nato in un periodo in cui eravamo impegnati nella preparazione di una tournée che avrebbe dovuto prendere vita al Piccolo Eliseo. La sua nascita ha preceduto il tutto, per fortuna, regalandomi quindici giorni di ripresa prima della nostra ‘prima’ teatrale. Un fare incosciente, il decidere di accettare calcolando sommariamente i tempi della sua nascita, uno scombussolamento completo, ma per fortuna tutto andò bene. A mio figlio non è servito alcun consiglio, se non il ricordargli di essere se stesso, in piena regola.

Che periodo sta vivendo Paola Rinaldi?
Un periodo strano e al contempo molto bello! Negli ultimi tempi mi occupo di altro, di gestire un B&B, incontrando persone, regalando loro sorrisi e ricevendoli. Sentivo la necessità di buttarmi su altro, senza pensarci troppo. Mi piace cambiare, vivere sempre nuove esperienze, in un mondo diverso, quello del turismo. Continua, al contempo, il mio coinvolgimento in molti altri progetti, senza disdegnare le mie origini, lo spettacolo. La scrittura di tanto in tanto si impossessa ancora di me e ciò non mi dispiace, ma spesso tendo a rimandare per dedicare un po’ di tempo alla mia persona, cosa fatta di rado negli ultimi anni.

Dal 14 gennaio potremo vederti in scena al Teatro de’ Servi di Roma con lo spettacolo di Pirandello, “Il berretto a sonagli”, uno spettacolo per adulti e bambini. Cosa puoi dirci a riguardo?
Esatto, si tratta di uno spettacolo aperto ad un pubblico più che vario, in piedi per ben due settimane nella bella Roma, in cui avrò un ruolo piccolo ma significativo. Un ritorno alle origini, al teatro, qualcosa che mi piace molto, mi rallegra. 

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