Antonio Nobili
Antonio Nobili

Antonio Nobili: manca l’interesse, manca la società!

Avremo presto modo di vedere il nuovo spettacolo teatrale dell’abile Antonio Nobili, “L’Acqua e la Farina”, basato sulle figure di Aldo Fabrizi e dell’indimenticata Sora Lella.

Uno spettacolo che ci regalerà aspetti diversi della loro storia, legati ad un arcano da risolvere. In scena, al Teatro Garbatella, il 15 ed il 16 di ottobre. In questa intervista avremo modo di conoscere l’amore che Nobili nutre per questo mestiere, così come la continua voglia di ricerca che lo porta ad incontrare sempre più persone lungo il suo cammino. Una fame di storia, di vita, inarrestabile.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Antonio Nobili. Come stai?

Bene, bene! Sono molto preso dalla preparazione dello spettacolo. Le prove sono cominciate a ridosso, un difetto degli ultimi tempi.

Attore, drammaturgo e regista. Come hanno avuto vita queste tue passioni e, se dovessi scegliere, a quale di queste non rinunceresti?

Ha avuto inizio tutto per caso, all’età di tredici anni. Passò dinanzi a me e mia madre Pino Insegno che, nel guardarmi, si rese conto che ero simile a lui da bambino. Mi disse che stava cercando un giovane attore che interpretasse suo figlio in teatro. Ebbe inizio così, con una tournée. A diciotto anni decisi, così, di perfezionarmi, studiando in una delle migliori scuole di Londra, e venni preso. Tornai in Italia e cominciai a lavorare come lettore di romanzi alla radio. Nella lettura continua ho poi scoperto un vero e proprio amore per la parola scritta. Così, dal nulla, ho cominciato a scrivere i primi testi che avrei poi riproposto sul palcoscenico. Ho lasciato, per un breve periodo, soltanto per dirigere altri attori, prima che andassero in scena.

Come ha avuto vita il tuo attuale spettacolo teatrale, L’Acqua e la Farina e a cosa devi la scelta di portare in scena proprio la Sora Lella e suo fratello, Aldo Fabrizi?

La Sora Lella è un grande esempio di emancipazione popolare femminile. Una donna che ha saputo portare avanti una famiglia intera, persino una importante trattoria, senza mai perdere contatto con le sue radici.

Quali consensi ti aspetti di raccogliere da questo nuovo progetto teatrale e, in particolar modo, dai loro familiari?

Il consenso da parte della famiglia della Sora Lella è stato immediato. Volevo poter lavorare sulla loro immortalità, su quella presenza che è ancora oggi viva nel ristorante. Fondamentalmente, non hanno mai abbandonato le mura di tufo dell’osteria. Vivono ancora lì dentro, con le loro importanti ed ingombranti personalità. Il titolo dell’opera, “L’Acqua e la Farina”, prende spunto proprio da queste due diverse componenti che, se messe insieme, possono generare qualcosa di buono, di ottimo. Una sostanza liquida, una solida, che possono formare un elemento base per l’essere umano, il pane. Ho così avuto subito carta bianca da tutti loro. Dal pubblico, invece, mi auguro di poter raccogliere un consenso legato a chi ha sempre avuto ammirazione per queste due figure storiche. Mi aspetto, al contempo, di trovare anche il consenso di tutte quelle anime poetiche che credono fortemente che nessuno lasci questo mondo finché vive fortissimamente nel ricordo di chi resta.

Immagino che i loro familiari siano stati subito pronti a raccontarti aneddoti di questi due grandi personaggi appartenenti ad una Roma che non vi è più?

Sono stato con loro per dei giorni interi. Mi hanno raccontato cose bellissime, aneddoti mai ascoltati prima, partendo da scatoloni di foto contenenti immagini pazzesche. Nello spettacolo partiamo proprio da questo, da un documentario da realizzare sulla famiglia Fabrizi. Mauro, reale nipote della famiglia Fabrizi, porterà in scena questi scatoloni pieni di ricordi. A farci lavorare parecchio, la voglia di uscire fuori dal discorso legato, sembrerebbe, alla loro rivalità. Di questo ne parlò anche Carlo Verdone, associando il tutto ad una invidia di Aldo verso la sorella. Da parte della famiglia, invece, il tutto appare in maniera diversa. Aldo proveniva da una famiglia patriarcale che, ovviamente, preferiva proteggere la donna, l’ultima nata, proprio la sorella. Conoscendo il mondo del cinema e la paura legata al successo della sorella, avrebbe voluto semplicemente tutelarla. Le discussioni sugli aneddoti hanno spiegato proprio questo problema che, nella mia pièce, diventa il centro della storia. Il mistero da risolvere nella mia storia. Erano o non erano in contrasto, c’era o non c’era questo astio?

Ad accompagnarti in questo viaggio, Alessio Chiodini, Ilaria Mariotti e molti altri attori..

Alessio Chiodini ricopre il ruolo del giovane documentarista americano che arriva in Italia e che viene schernito da queste due figure fantasmatiche. Vi è poi anche Ilaria Mariotti, giovane cameriera ciociara e badante di Mauro, un uomo che non vede l’ora di raccontare che nella locanda vivono ancora queste figure. Non ultimi, vi sono anche Mauro Trabalza, nipote reale della famiglia, Mary Ferrara nel ruolo della Sora Lella e Luigi Nicolas Martini nel ruolo di Aldo Fabrizi.

Quanto ti è mancato il teatro nel periodo legato al lockdown?

Mi è mancata la possibilità di poter effettuare la mia solita ricerca teatrale tra la gente, senza potermi muovere tra di loro. Il teatro si, mi è mancato, ma ho cercato di sostituirlo attraverso i canali offerti dalla rete, dai social. Una pagina aperta, la mia, a narrazioni di poeti e poetesse italiani ed internazionali, raccontando storie su di loro e non solo. Ho contato le persone in ascolto, in tal caso, accantonando la conta degli spettatori in sala.

Chi è Antonio Nobili nella vita di tutti i giorni?

Un semplice ricercatore di storie che, facilmente, trovi in strada a parlare con tutte quelle persone che potrebbero raccontarmi qualcosa di utile. Una passione che nutro da quando ero bambino e che è sempre più forte. Nelle mie storie i personaggi sono sempre noti, ma dotati di grande umanità, senza stereotipo alcuno. Persone vere, sincere, reali che amano la propria vita, il proprio lavoro, nella più modesta sincerità.

Cosa manca, a tuo avviso, in questa società?

Manca l’interesse. La nostra società si basa su interessi effimeri, che durano davvero poco. Ricordo, da piccolo, che quando mancava una persona nota la si ricordava per anni. Diversamente, oggi, si passa velocemente all’argomento successivo, senza andare ad approfondire nulla. Manca la possibilità che una radice possa innestarsi fino in fondo. Il grave difetto della società in cui viviamo.

Cosa ci regalerà in futuro Antonio Nobili?

Sto lavorando per l’ambasciata del Messico ad un nuovo spettacolo su Frida Kahlo. Una figura che, a mio parere, potrebbe regalare molta più storia, e non solo, ad una bambina invece che basare la propria esistenza su gente legata ai social.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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