Osso - La cover di Habiba
Osso - La cover di Habiba

Osso e le sonorità mediorientali di Habiba

Il cantautore mantovano Osso conferma il suo percorso discografico e torna con “Habiba”, che diventa una vera e propria esperienza musicale, grazie alla capacità dell’autore di unire sonorità particolari e profondità di penna.

Il nuovo singolo di Ossama “Osso” Addahre, incanta ancora una volta i fans con armonie uniche nate dai suoni tipicamente orientali che incontrano il linguaggio poetico italiano.

Osso, le diamo il benvenuto sulla Gazzetta dello spettacolo. Sappiamo che lei ha origini mediorientali; le sonorità tipiche della sua terra come hanno influenzato le sue canzoni?

Il richiamo a quei suoni nasce da un mio bisogno di rievocare qualcosa che stavo perdendo. Mi sono reso conto che l’arabo si era andato a sbiadire nella mia mente, come se quella parte della mia identità stesse svanendo e, con “Habiba”, ho voluto riscoprire una parte della mia identità, per fare in modo che non vada dimenticata.   

“Habiba” richiama le parole arabe “habibi” e “habibati”, che esprimono il concetto dell’essere amato. Cosa lega le due parole?

“Habiba” è un titolo che quasi vuole unire le due culture. “Habibi è “una parola che può essere usata anche verso un amico; è un appellativo affettuoso. “Habiba” è un concetto completamente diverso. La canzone è molto leggera, anche se ha dei riferimenti particolari; infatti, dice “tu che sei figlio della mia terra, mostrami quello che vedi”. Con questa canzone ci si può riferire a un amore ma anche a una madre, oppure a una figura femminile che trova le sue origini nel significato dell’amore stesso. 

Lei ha imparato a suonare giovanissimo, da autodidatta e ascoltando le melodie di Cheb Khaled. Cosa l’ha affascinata di quelle melodie?

Io, tuttora, mi sto riscoprendo attraverso di lui; tutto lo conoscono per “Aicha”, ma io lo scoprii da bambino, nelle cassette che mio padre ascoltava in auto. È stato il primo artista che ho ascoltato; ancor prima di imparare a parlare, conoscevo le sue canzoni.  

Osso, lei ha una struttura veramente complessa, sia artistica che umana, quindi le chiedo: come si è misurato in una dimensione di periferia piccola e multietnica?

Io sono cresciuto in un contesto ristretto ma contornato da tanti artisti di rilievo; qui, mi sono sempre quasi nascosto, non mi sono mai esposto eccessivamente. Forse è stato un piccolo sbaglio non misurarmi con altri musicisti o cantanti; in primo luogo, perché, quando ero giovane, ero molto timido e poi perché quando ho provato a vivere l’urbano, ho trovato un po’ di chiusura; non è stato semplice. Comunque, ho sempre fatto la mia la mia musica senza trovare grande attrito con l’entourage locale.

Poi però lei si è esposto con X Factor…

È stata un’esperienza che ho vissuto in coppia con Mattia Balardi, alias Mr. Rain. Avevamo pubblicato alcuni video cover insieme e dunque ci invitarono a partecipare ai casting del programma. Col senno di poi, posso dire che, per l’esperienza che ho vissuto, è stata un’ottima decisione andare. Si tratta certo di un grande tritacarne ma, se si vive quel contesto per trarne qualcosa di utile e se si usa con cognizione di causa ciò che si acquisisce, è un’esperienza molto formativa per gli spunti che dà.      

Abbiamo parlato di X Factor ma lei ha partecipato anche a un altro contest in Marocco, “Studio 2 m”. Che differenza hai trovato fra i due talent?

Sono state, per certi versi, due esperienze molto simili, entrambe una buona palestra. L’unica differenza è stato il piazzamento, arrivando ai quarti di finale. Durante l’estate, poi, ho fatto una tournée con la vincitrice; è stato molto gratificante.

Osso Restando sul confronto con gli altri artisti, nel 2019 lei ha partecipato ad alcune battles.  Come è stato il suo rapportato con i colleghi?

È stato molto positivo, per quanto riguarda le relazioni umane, soprattutto tra cantanti. Ho avuto modo di costruire dei rapporti con molti di loro, in particolare con Edoardo Brogi, che poi ha vinto. Mi ha dato sicuramente spunti nuovi e ho conosciuto nuovi punti di vista. Una cosa che ricordo in modo particolare è stato uno scambio che ho avuto con Irama, quando gli chiesi quale fosse il suo segreto, come facesse un artista come lui a rimanere sempre credibile. Mi rispose che non bisogna pensare agli altri, a chi fa meglio o peggio di noi, ma bisogna cercare di tirare fuori sempre il meglio da noi stessi, e questo è fondamentale per avere dentro quel fuoco per evolvere costantemente e restare musicalmente freschi.

La sua laurea in discipline delle arti, della musica e dello spettacolo in che misura ha oleato gli ingranaggi della sua carriera?

Ho frequentato l’università di Padova subito dopo X Factor. Devo dire che proprio il talent ha fatto in modo che io capissi esattamente che in quel momento non ero pronto per diventare semplicemente famoso, potevo costruire altro. Poi non ho mai avuto la scorza dura da uomo di strada, non mi è mai appartenuto quell’apparire nonostante il non essere. Adesso sento di avere una maturità diversa da allora per gestire una carriera; in questo mi ha aiutato molto la laurea. 

Lei parla quindi della differenza fra atteggiamento e attitudine. La laurea, quindi, non ha rappresentato un piano B; mi conferma quindi che ha dato un valore aggiunto al suo lavoro?

Assolutamente; l’idea di fare l’università la coltivavo già da anni. Non so cosa avrei fatto se le cose fossero andate diversamente a X Factor ma, vista la piega che ha preso quel percorso, ho preferito dedicarmi allo studio di quello che è l’arte e la musica. Se dovessi continuare a studiare, farei qualcosa d’altro dal punto di vista discografico manageriale.

Osso canta in Italia, Osso canta in Marocco o Osso canta nel mondo?

Osso canta nel mondo, sicuramente. Il mio sogno è quello di essere un artista cosmopolita. Rapportandomi ad altri artisti, come per esempio Ghali che è prettamente urban, ho un progetto simile ma molto più cantato. Vorrei portare le melodie vocali della mia terra nelle canzoni italiane. Mi piacerebbe spaziare vocalmente con la musica araba; ho un progetto ibrido fra parole e melodie.

Dopo un percorso che lei ha saputo arricchire ogni giorno anche di scelte personali, cosa vorrebbe comunicare ai ragazzi che intraprendono la sua stessa strada?

Il mio percorso non vuole essere una sorta di insegnamento, non parto da questo presupposto. La mia strada è fatta anche dal raccontare me stesso e le mie esperienze attraverso il mio punto di vista, così come anche l’utilizzo di contenuti e canzoni come mera condivisione. È questa la mia urgenza nell’arte, raccontare me stesso. Poi, se posso aiutare qualcuno, sarebbe davvero il massimo per me.

Ascoltando le sue canzoni, infatti, si percepisce la voglia di raccontare delle cose…

Certo; se si ascolta “Puoi contare ancora su di me”, che è la penultima canzone che ho pubblicato un anno fa, ci si accorge che è un lavoro introspettivo che racconta un passato, in modo semplice e profondo. Col videoclip, ha acquisito un senso nuovo perché è stata vissuta nell’accezione amorosa e, successivamente, nel rapporto fra due sorelle. Quindi, in base ai tempi e ai modi, ha raccontato storie diverse.

Che cosa ci regalerà Osso nel prossimo futuro?

Usciranno altri singoli in cui unirò le mie due identità; voglio esplorare la melodia araba nell’italiano, per me è una sfida che può funzionare per l’originalità del mio progetto.

Su Benedetta Zibordi

Autrice, copywriter, appassionata di musica, letteratura e fenomeni socio-politici, nella vita lavora nel campo della comunicazione come DMM e SEO specialist.

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