Nicola Pisaniello al Caruso Tribute Prize

Intervista a Nicola Pisaniello, maestro tenore che ha ritirato il Caruso Tribute Prize edizione 2025 a New York.

Il maestro Nicola Pisaniello, tenore di fama internazionale, il 14 ottobre scorso, è stato insignito a New York del Premio Caruso decretato dall’organizzazione del Caruso Tribute Prize. A cui poi ha fatto seguito un Galà con le autorità politiche americane, unitamente alla delegazione di Montecitorio, simbolo tangibile dell’Unione tra America e Italia. Da sempre gli italiani nel mondo sono stati tratto distintivo della loro inventiva, del loro ingegno e della loro arte.

In questa intervista esclusiva, il maestro racconta la sua dedizione per l’Arte.

Nicola Pisaniello, benvenuto sul quotidiano “La Gazzetta dello Spettacolo”. Il 13 e il 14 ottobre si è tenuto il Premio Caruso 2025, del quale lei è stato insignito. Quali emozioni un così importante riconoscimento le ha suscitato e a chi sente di dedicarlo?
«Non è mai così semplice definire momenti tanto significativi… Posso dire però che ho avvertito un tumulto generoso di moti d’animo. La responsabilità dell’essere degno servo d’arte, la gioia di annunciare al mondo attraverso l’arte che è sempre preferibile il bene e il bello. Il bisogno di sentirsi ascoltato e accolto dall’attenzione del “reverendissimo” pubblico. Cosa sarebbe il linguaggio dell’artista se non vi fosse la risposta del pubblico? Questo premio lo dedico a tutti gli italiani nel mondo, soprattutto a quelli che non han fatto più ritorno, giacché da tempo in terra straniera, le sacre zolle coprono lievi quei capi amati. Fu il loro sacrificio, fu il loro sudore cocente e amaro della loro fronte, fu la loro forza e il loro coraggio a ridestare la nostra Italia del dopoguerra. È doveroso da parte mia dedicare questo premio a chi dal cielo e non, porge commosso l’ascolto di tanto indegno e copioso ringraziamento.

Lei per l’occasione, ho letto che avrebbe aperto la celebre sfilata del Columbus, ci potrebbe dire qualcosa?
«Purtroppo non si è tenuta la sfilata del Columbus perché annullata dalle autorità a causa del maltempo.

Lei coltiva, tra l’altro, un amore per Caruso. Cosa significa per lei, essere affiancato ad un tenore tanto amato in America e molto criticato nella sua patria?
«Essere in qualche modo affiancati ad un grande vocalista e artista come Enrico Caruso, è davvero emozionante oltre che sorprendente. Caruso è un mio mito oltre che leggenda, figlio di un tempo difficile e complicato … Certo non fu accettato, allora la Napoli bene promuoveva un altro tenore napoletano, Fernando De Lucia e il povero Caruso dopo aver ricevuto critiche negative, non esaltanti in merito al suo debutto in Elisir d’amore al San Carlo di Napoli, decise di lasciare per sempre l’Italia e così fu… Trovò poi il successo che divenne planetario, partendo da capo in New York… fu senz’altro La forza del Suo destino per tenerci in termini verdiani. 

Tornando indietro nel suo mondo musicale, lei è specializzato nel repertorio belcantistico. Tra le varie opere e arie interpretate, quali sono più impresse in lei?
«Ho eseguito certo tanto Belcanto… Un ruolo che ho assai amato, che mi ha impressionato per bellezza musicale e genialità nel dramma artistico, è quello di Gennaro nell’opera Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti. La vicenda della figlia del Papa è sì storica ma sembra mettere a nudo tutto il vizio umano. Mi sono piaciute anche l’Edgardo della Lucia di Lammermoor (di Gaetano Donizetti) , poi ancora il Manrico del Trovatore (di Giuseppe Verdi) e così di seguito.

Lei ha girato tutto il mondo, calcando vari palcoscenici. Da artista sensibile e raffinato come lei, come vede la musica e il belcanto in Italia e nel Mondo? Ha mai ravvisato differenze di accoglienza?
«In realtà non saprei e certamente non potrei misurare l’amore altrui per l’opera, posso però fare dei chiari distinguo. Ad esempio in Svizzera vi è un approccio agli spettacoli da parte del pubblico che sà di grande rispetto, vige ad esempio il silenzio assoluto durante lo spettacolo. Vi è attenzione per l’artista, insomma sembra che il giudizio sia costruttivo; mentre in Italia vi è sempre e comunque quel senso di critica a tutti i costi. Comprendo che l’Italia porta in sé la coscienza di essere stata culla dell’opera, ma non per questo deve precludersi la libertà di pensare “liberamente” e senza costruzione di percorso psicologico. Ho notato assai attenzione nei paesi orientali come Cina e Giappone.

Quanto il talento, l’impegno e lo studio costante sono importanti e in che percentuale incidono nella vita di una persona che vorrebbe vivere di arte?
«Il talento , l’impegno sono assai importanti per essere fedeli artisti e queste virtù devono essere sorrette, accompagnate da un altro indice fondamentale: “dal carattere”, bisogna avere carattere, per intenderci, bisogna possedere, presentare una personalità assai determinata, solida nella sua stessa convinzione dell’essere e unire ciò ad un savio discernimento. Bisogna essere davvero intelligenti e ciò non sempre è facile, giacché è anche un mondo di cento e cento trappole, da giocare così come canta la Rosina in Barbiere di Siviglia!

Un suo messaggio ai giovani che magari vedono la musica classica e il canto lirico, stili lontani da loro e ne stanno lontani?
«Ai giovani suggerisco di cogliere un momento importante che riguarda solo se stessi in quanto giovani: Non perdere il treno dello studio… Solo attraverso lo studio e in generale, potranno cogliere gli aspetti più ricchi e fondamentali dei canali culturali, come ad esempio l’interesse per l’Arte musicale e belcantistica… I giovani dovrebbero capire che la loro stessa condizione di essere negli “anni loro sul fiore”, gli concede di scoprire ciò che non sarà possibile scoprire più tardi … perchè? … Perché facilmente, negli anni che passano, se non vi è una base culturale solida, il profumo dell’anima che sta nel voler sapere , si perde. Sarà poi come possedere i fiori di Mimì nella Bohème che con accento melanconico canta: “I fior che io faccio, ahimè non hanno odore” . Avverte nell’anima tutta la povertà spirituale oltre che materiale, sicché è assai importante essere ricchi spiritualmente e ciò che lo si può ottenere mediante la possanza del sapere per meglio“ conoscendo.

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