Una giovane attrice Martina Palladini, molto abile e preparata, sicura del percorso da perseguire.. “Il maritozzo” l’ha vista protagonista insieme al collega Paolo Conticini.
La incontriamo per parlare di ciò che più ama, la recitazione…
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Martina Palladini. Come ha avuto vita questo tuo percorso artistico?
La passione per il cinema c’è sempre stata ed ho cominciato da piccolissima: Un Medico in Famiglia, Tutti Pazzi per Amore, Distretto di Polizia e tanto altro. All’epoca avevo soltanto otto anni. Mi sono diplomata all’Accademia Nazionale di danza, crescendo tra il cinema, appunto, e la danza… Entrare in un personaggio lontano da me, vestire epoche differenti, è qualcosa che mi appassiona da sempre e spero di non fermarmi mai.
Parliamo del corto “Il maritozzo”, di cui sei protagonista insieme all’attore Paolo Conticini. Cosa puoi dirci a riguardo?
Un progetto che ha preso vita circa un anno fa. Un cortometraggio importante con vari messaggi al suo interno. La sceneggiatura del lungo è già pronta, dato il successo che ha avuto il corto tra gli addetti ai lavori. Attualmente in post produzione, il corto ne presenterà solo il mood, il finale è sospeso… Si racconta una Roma del ’43, durante la deportazione degli ebrei dal ghetto. La storia di una giovane ragazza ebrea e la rappresentazione di quanto l’amore possa cambiare le cose e creare i presupposti per salvare delle vite ma non racconterò di più perché è da vedere per comprenderne il reale significato. Alcune scene susciteranno delle domande sul cosa sta accadendo, ad esempio. Nel cast anche Francesca Rettondini, Danilo D’Agostino, Francesca Della Ragione, Fabrizio Salvatucci e Bruno Billotta. Tutti attori che stimo moltissimo e che hanno seguito l’intero percorso del cortometraggio. Abbiamo anche avuto un regista fantastico come Nicola Barnaba con il quale ho trovato un’intesa perfetta. Il lungometraggio del Maritozzo sarà diretto proprio da lui. Sono stati in molti a chiedersi perché citare questo dolce nel titolo. Bene, ci riporta all’apice di massima dolcezza in un contesto estremamente amaro. Inoltre Il dolce, a livello storico, è qualcosa che pur essendo un tipico dolce della pasticceria romana ha origini ebraiche. Il pane con l’uvetta è un alimento tipicamente ebraico, i romani ne hanno aggiunto la panna. Per i romani, inoltre, il maritozzo è anche un dolce da regalare come promessa d’amore fin dai tempi di Rugantino.
Cosa puoi dirci, Martina, circa il rapporto con i tuoi compagni di avventura?
Con Paolo Conticini ci conosciamo già da oltre un anno e sono stata proprio io a proporgli questo ruolo. Una persona più che capace, professionale, un bravissimo attore ed una splendida persona dal punto di vista umano. Potrei dire lo stesso di Francesca Rettondini. Parliamo di una donna brillante, dinamica, grandiosa nel suo mestiere. Per la prima volta ho avuto la possibilità di lavorare con Sabatucci e Della Ragione, scelti dal regista, ed anche con loro mi sono trovata benissimo. Bruno Bilotta, il “cattivo” del corto è una bellissima persona ed un ottimo attore e caro amico. Non ultimo, Danilo D’Agostino, il mio quasi fidanzato nel racconto, che tutti conoscono per “Il paradiso delle donne”, fiction Rai. Si è rivelato un attore simpatico e dinamico anche nel cinema. Un grazie anche alla troupe, davvero magnifici. Li ritroverò tutti nel film che gireremo prossimamente.
Ti andrebbe di dirci chi è Martina al di là della recitazione?
C’è un mondo dietro Martina! (Ride) Sono una grande amante della recitazione, della cucina e degli animali, esseri che amo profondamente. Mi piace molto leggere e mi auguro di poter riuscire a lavorare all’estero, ovviamente sempre nel cinema. Sogno di poter lavorare con Tim Burton o con Guillermo Del Toro oppure con M.Night Shyamalan.
Martina, c’è qualcosa che non ami particolarmente di questo ambiente?
Parliamo di un lavoro molto complicato, di qualcosa che fatichiamo a comprendere nel vero senso della parola. Abbiamo realizzato prodotti bellissimi ma ancora si fa fatica a mirare soprattutto alla qualità, alla ricerca, all’impegno, non solo al fatto che il prodotto sia “vendibile”. Preferisco, personalmente, fare qualcosa di mio, in cui credo, impegnandomi al massimo e credendoci, piuttosto che lavorare in progetti magari anche ben pagati ma di poco spessore perché spendibili sulle piattaforme. Credo nel mio lavoro, lo faccio con passione ed ho studiato molto. Punto a prendere parte a progetti belli, in cui credo, ispirandomi ad attrici come Mariangela Melato, Monica Vitti, Charlize Theron, Kate Winslet oppure Paola Cortellesi.
Cosa prevede il futuro artistico di Martina Palladini?
Ho ricevuto diverse proposte dopo “Buio come il cuore” e “Ladro di stelle cadenti”. Ne sto valutando due, in particolar modo, una commedia ed un genere storico. Curo, in questo periodo, anche la mia produzione, Everglades film e collaboro con mia madre alla sceneggiatura. Ammiro la tenacia delle donne, la loro voglia di fare tanto, di saper recitare e allo stesso tempo produrre. Siamo in grado di fare tutto, se le condizioni per lavorare sono ottimali, portando avanti un giusto concetto di meritocrazia.