Bambi. Storia di una metamorfosi, di Emiliano Reali
Bambi. Storia di una metamorfosi, di Emiliano Reali

Emiliano Reali: Bambi. Storia di una metamorfosi

Emiliano Reali, scrittore e giornalista, sta portando in giro per l’Italia il romanzo “Bambi. Storia di una metamorfosi” (Avagliano). Il libro parla della verità delle realtà transessuali – soggettività troppo spesso conosciute attraverso stereotipi e luoghi comuni – per poi allargare il discorso alla comunità tutta, divenendo specchio della società.

Bambi, andato in ristampa a un mese dall’uscita, sta ricevendo attenzione sia dal pubblico che dalla stampa, un’opera coraggiosa, importante, che la critica ha definito più che mai necessaria dopo l’affossamento del ddl Zan. Noi lo abbiamo incontrato per la nostra rubrica “Libri e Scrittori“.

Il libro è disponibile qui:

Emiliano Reali, benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo. Di che parla il tuo libro Bambi. Storia di una metamorfosi?

Bambi parla della storia di Giacomo e Luana che scappano da Bassano del Grappa alla volta di Roma per cercare la loro strada. Così Giacomo scoprirà che non si riconosce nel corpo che la natura gli ha donato e Luana soffrirà amando un uomo che non può corrisponderla. Poi ci sono Marco e il suo sentimento tradito, ex prostitute che diverranno imprenditrici, attività familiari da risollevare, distacchi e riavvicinamenti. Tra le pagine si muovono tante vite, ognuna unica a modo suo, che si incontrano e si scontrano in un flusso continuo.

Come si può raccontare del mondo transessuale non facendone parte?

Ci terrei a precisare che il libro parla sì del percorso di Bambi e delle sue amiche, ma anche di molto altro. Ci sono personaggi omosessuali, eterosessuali, insomma quello che ho tentato di rappresentare è uno spaccato della società tutta, provando a smascherarne i limiti e le ipocrisie. Comunque, per tornare alla domanda, ho vissuto svariati mesi con delle persone transessuali, assorbendone le emozioni, ascoltando le loro storie, e solo quando mi sono sentito pronto ho iniziato a scrivere.

C’è un messaggio specifico che speri i lettori scorgano tra le pagine di Bambi?

Che ogni esistenza ha la stessa dignità e che non bisogna permettere a nessuno di asserire il contrario. Di non chinare la testa quando qualcuno ci definisce un errore, piuttosto di viver serenamente il nostro essere speciali in qualsivoglia forma. Bambi è un romanzo di lotta, di libertà, di risate (si ride anche molto!).

Emiliano Reali definirebbe Bambi un libro politico?

Ogni azione che compiamo può definirsi politica che si scaglia contro l’odio e l’arretratezza o si prefigge, con umiltà, di provare a cambiare qualcosa. La scrittura deve essere rivoluzione, protesta, portare a galla quello che i benpensanti vogliono nascondere. Il mio è un testo che racconta anche del vuoto normativo e dell’inciviltà di un paese ancora abitato dall’odio e dal pregiudizio. Basti pensare all’orrenda vicenda della professoressa del bellunese Cloe Bianco, è disumano e vergognoso che accadano cose di questo tipo e oltremodo frustrante che chi priva qualcuno del suo lavoro e della dignità non paghi per il malfatto.

A neanche due mesi dall’uscita del romanzo riesci ad analizzare quello che è successo finora? Sei soddisfatto?

Devo dire che tornare a presentare dal vivo è stata un’emozione grande, lo stop per la pandemia mi aveva privato di un qualcosa per me fondamentale e necessario. Nei vari incontri avuti in giro per l’Italia, partendo dal partecipatissimo Salone del Libro di Torino, il calore e la curiosità delle persone mi hanno sorpreso. Il loro interesse per la storia di Bambi è ogni volta commovente. Sul fronte stampa anche non posso lamentarmi, sono usciti articoli sulle principali testate nazionali, anche se si può fare sempre meglio!

Su Francesca Ghezzani

Giornalista, addetto stampa, autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. In passato ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi.

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