Underdog di AN15 è un intenso romanzo che racconta un’importante fase della vita di un nutrito gruppo di protagonisti.
È infatti la storia di Hansel e dei suoi amici, tra i quali Gina, Eros, Antonio, e Arturo: un microcosmo variopinto di persone che non vogliono omologarsi, che desiderano creare arte per il gusto di fare arte, che preferiscono di gran lunga la sostanza all’apparenza.
Da giovanissimi si incontrano in un campo estivo che sembra più una prigione, e da quel momento decidono di essere uniti contro un mondo che li vuole ingabbiare, consci di essere diversi, probabilmente disturbati, forse solo lucidi: “Hansel converrà che, oltre al naturale carattere di una persona, ci sono veleni che s’innestano senza alcuna precauzione fin da piccoli, capaci di deviare anche la natura più pacifica e indolente”.
Hansel è un’artista, ma non vuole mercificare la sua arte; in linea con la sua anima ribelle si allontana dall’Accademia di Brera e va a lavorare in fabbrica. Sono gli anni Novanta, la musica arrabbiata esplode nelle orecchie dei giovani, la controcultura è una realtà attiva e reattiva. Con i suoi amici fonda un collettivo artistico, prova a smuovere le coscienze, e a promuovere eventi alternativi.
Ma la vita nella Milano da bere, definita “la città dei bancomat”, è difficile: alcuni dei suoi amici smarriranno la strada, altri perderanno la vita schiacciati dal peso troppo grave dell’esistenza. Il lettore accompagna Hansel e il suo gruppo attraverso anni di crescita e di trasformazione, attraverso dolori e contestazioni, attraverso il duro percorso di chi sceglie la strada meno battuta. Ma qual è il prezzo da pagare per chi vive un’esistenza ai margini della società? Spesso la solitudine, a volte la mancanza di prospettive: “Concepire la propria resistenza.
Convivere con la mancanza, la malinconia, l’allontanamento”. Underdog è una storia rabbiosa e allo stesso tempo poetica; è il racconto di un periodo storico in cui c’era ancora la forza di ribellarsi e di reinventarsi, pur tra mille difficoltà. È anche una vicenda decisamente amara che spinge a riflettere su quanto sia difficile essere sé stessi in una società che estirpa senza remore chiunque non si adatti. Un romanzo consigliato a chi ha vissuto quegli anni, a chi avrebbe voluto viverli, a chi ama la musica, a chi crede che arte faccia rima con libertà, e a chi pensa che l’essere umano sia più di quello che è costretto a fare ogni giorno per adattarsi alla logistica della sopravvivenza.