Scriverò di te - Gianluca Stival

Scriverò di te, terza pubblicazione per Gianluca Stival

Giovane anagraficamente parlando, ma con una profondità d’animo e una saggezza rare. Lui è lo scrittore Gianluca Stival, classe 1996 e già alla sua terza pubblicazione con “Scriverò di te”, appena uscito sul mercato editoriale e pubblicato da Editrice Veneta.

Scriverò di te - Gianluca Stival

Gianluca, prima di parlare del tuo ultimo lavoro letterario, c’è stata una evoluzione, una crescita nel tuo modo di scrivere rispetto alle opere precedenti?

Scrivere aiuta sicuramente a crescere, è un percorso che fai con te stesso scoprendo anche i lati più bui a volte. Nel mio caso, nelle due opere precedenti (“Meriti del mondo ogni sua bellezza” e “AWARE – Tutte le poesie”), la protagonista era la poesia e per la poesia c’è indubbiamente un lavoro più metodico e tecnico sul piano stilistico: mi preoccupavo molto di trovare la parola giusta, confrontavo molti sinonimi e cercavo di trovare le traduzioni corrette per le poesie in lingua. Ora, in “Scriverò di te”, la scrittura è diventata più fluida e meno settoriale, ho lasciato spazio al racconto e alla trama cercando di far vivere al lettore la storia di mio nonno al cento per cento senza sovrastrutture.

“Scriverò di te” è un’opera composta da decine di racconti di varia lunghezza che vedono come protagonista principale Mario, il tuo nonno paterno. Ognuna di queste testimonianze narra un episodio della sua vita, partendo dagli aneddoti di bambino che ha vissuto la seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri in cui appaiono anche delle riflessioni su argomenti di attualità. Come è nato il bisogno di dar voce in forma scritta al suo vissuto?

Questa è una domanda molto interessante perché il tutto nacque durante un pranzo più di anno fa in cui un amico storico di mio nonno gli chiese “Perché non raccogli tutti gli episodi più importanti in un libro?”. Da lì partì tutto, mio nonno mi chiese se avessi voglia di cimentarmi in questo esperimento: iniziai a registrarlo, raccolsi i suoi appunti e mi misi a trovare le sue foto più belle. Dopo cinque-sei mesi di registrazioni, iniziai a “sbobinare” le ore in cui mi raccontava del suo lavoro, dei suoi viaggi, dei numerosissimi amori in gioventù e dei pensieri su vari temi attuali.

Quali chiavi di lettura hai dato al testo?

Le chiavi di lettura sono essenzialmente due: da un lato quella di mio nonno Mario che racconta la sua vita con dettagli simpatici, precisi e molto personali e dall’altro quella dello sguardo di ogni lettore perché all’interno si può immedesimare qualsiasi persona. Ci sono dettagli universali, riflessioni in cui ciascun lettore può rivedersi senza necessariamente conoscere personalmente mio nonno. È un regalo per mio nonno ma è diventato un regalo per tutti.

Credi che gli ideali della società odierna avrebbero bisogno di una sana “rispolverata”?

Forse sì. Viviamo in un mondo che corre velocissimo in cui i ritmi sono frenetici e impazienti, sembra quasi che non ci sia più tempo per fermarsi e guardarsi dentro. L’essere umano è meraviglioso, ha moltissime capacità ed intuizioni, ma molto spesso non prende una pausa rispetto al mondo per osservarsi dentro. È anche vero che guardarsi dentro richiede volontà e coraggio, ma in una società ricca di immagini, stereotipi, requisiti e obblighi sapere chi si è e quanto si vale è essenziale.

Il rapporto nonno/nipote: a livello educativo che ruolo ha per te?

Ha un ruolo sicuramente vitale: quando ho registrato mio nonno per conoscere tutti gli aneddoti della sua vita ho notato che nelle sue parole c’erano sempre tanta umiltà e semplicità. L’insegnamento più grande che ho ricevuto in tutto il processo creativo riguarda il rispetto verso gli altri, l’ascolto ma soprattutto la serietà nel lavoro. “In ogni lavoro che farai mettici testa, cuore e umiltà” mi ripeteva. Rileggendo tutti i suoi appunti ho capito esattamente cosa intendesse: lui nella sua vita ha coltivato terreni come fossero i suoi figli, ha sempre tenuto un piatto vuoto a tavola per chi fosse venuto a trovarlo e ha amato con tutto sé stesso. Per me scoprire la sua storia e immergermici così a fondo è stata una boccata di vita.

Un’ultima domanda: sei nato a Odessa, hai presentato poesie in lingua italiana, francese, inglese, spagnola e portoghese brasiliana, apprezzate e commentate da blog di poesia internazionali, nel 2017 vieni inserito all’interno de “Enciclopedia dei Poeti Italiani Contemporanei”, edita da Aletti Editore, nel 2019 continui con progetti letterari in Italia, Francia e Brasile. Che significato hanno per te il viaggio e la scoperta di altri popoli, idiomi e culture?

Uno degli aspetti che mi affascina di più di un viaggio è che ti dà la possibilità di aprire la mente: avere a che fare con stili e abitudini di vita differenti dal proprio aiuta ad ampliare la propria visione del mondo, delle tradizioni, del cibo e dei valori. Nel 2014 ho avuto la fortuna di fare un viaggio di volontariato a Quito, in Ecuador: ero in un orfanotrofio e ogni giorno per me era un’esperienza di vita che volevo vivere nel modo più completo e assoluto. Lì ho conosciuto moltissimi aspetti storici del Sudamerica, ho migliorato il mio livello di spagnolo e ho conosciuto un popolo che mi ha sempre coinvolto e trasmesso voglia di vivere. 

Su Francesca Ghezzani

Giornalista, addetto stampa, autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. In passato ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi.

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