Massimo Benenato
Massimo Benenato. Foto fornita dall'intervistato

Massimo Benenato, i libri sono persone

Massimo Benenato nasce a Palermo da Francesco Benenato, noto in arte con il nome di Franco Franchi.

Da lui eredita l’amore per ogni forma artistica nonché la curiosità, l’osservazione e l’ironia. Tra le varie discipline artistiche Massimo approfondisce la chitarra classica e poi la pittura e scultura.

Massimo Benenato
Massimo Benenato. Foto fornita dall’intervistato

Dalla improvvisa morte del papà, il 9 dicembre del 1992, riconsidererà i piani di vita e del suo futuro scegliendo, tra le varie opzioni, di aprire una libreria, uno dei suoi sogni nel cassetto, cimentandosi contestualmente nella scrittura divenuta poi la sua più grande passione. Diverse sono le sue pubblicazioni accolte sempre molto favorevolmente dai lettori.

Giunge così alla pubblicazione dell’ultima sua opera “Sotto le stelle di Roma” edito da “Spazio Cultura Edizioni”. Il libro percorre in qualche modo il filone delle commedie brillanti del genere cinematografico americano. I due protagonisti Eugenio ed Elvira, sono rispettivamente un musicista ed un’attrice calati, insieme all’amico Marcello, in un ambiente da dolce vita romana. Tra gli incontri anche quello fortuito con la Diva del momento che, “salvata” da un panne dell’auto, li invita al proprio tavolo. Di più non vogliamo svelarvi, per non rovinarvi il gusto della lettura, ma senz’altro il romanzo invita anche ad una profonda riflessione sui rapporti umani nel concetto più omnicomprensivo si possa esprime in tal senso. Conosciamo l’autore un po’ più da vicino attraverso questa intervista.

Benvenuto carissimo Massimo Benenato e grazie per la disponibilità per questa intervista, ci possiamo dare del tu?

Certamente anzi è più semplice e scorrevole.

Come ci si sente quando si scrive un libro?

Devo dire che è una sensazione bellissima, di genesi. Stare davanti ad una pagina bianca da la possibilità di sfogare la propria creatività, di usare linguaggi differenti attraverso i personaggi che si narrano, persino parlare al femminile, cosa che per uno scrittore uomo non è poi così scontata. Ho impiegato un anno a scrivere questo libro, stando attento a rendere il romanzo il più reale possibile.

Penso che attraverso la scrittura di un libro, si ha la possibilità di appagare il bisogno di esternare le proprie esperienze di vita, anche spassose, e io nel mio propongo diversi spunti di riflessione, spero interessanti per i lettori. Parlo soprattutto di amore ma non solo di quello tra due persone, ma ampliandone il concetto attraverso una visione di vita più ampia. Mi piace osservare quanto mi circonda e raccontare il mio punto di vista su tanti argomenti, come i condizionamenti sociali e la bellezza della diversità.

Dunque approfondiamo un po’, che cos’è l’amore per Massimo Benenato?

Per me l’amore è il mattoncino su cui è costruito l’universo, la particella divina di cui tutto è composto. Anche il vuoto che sembra talvolta dividerci ne è intriso.

Già da bambini arriviamo con questo bagaglio di amore congenito, poi durante la vita, per colpa del tipo di società che abbiamo creato, basata sul denaro, il potere e il successo, siamo costretti a reprimerlo, a tarpargli le ali per difesa. Invece sarebbe bello donarlo liberamente, senza distinzione o paura, considerando che il bagaglio che ci riporteremo quando passeremo “oltre” sarà proprio la quantità di amore che saremo riusciti a condividere.

Come nascono le idee per scrivere?

Parlando per me, semplicemente osservando quanto mi circonda e usando la mia esuberante fantasia, qualità che sicuramente ho ereditato da mio padre. Ho la fortuna di scrivere in una veranda che si protende su un piccolo giardino e, stare a contatto con il verde, mi aiuta a lasciarmi andare, a immaginare le storie. Grazie ai geni di papà, ho esplorato varie forme d’arte, come la chitarra e la pittura. La scrittura è quella che è arrivata da ultimo, ma è la mia preferita. Comunque, se dovessi risponderti riassumendo in poche parole, credo che tutto nasca dentro di noi.

Si vero Massimo, dentro di noi, ma ti è mai capitato di prendere spunto da qualcosa che invece hai visto che ti faceva ridere o commuovere?

Si, certo. Come ti dicevo esternamente amo osservare, studiare il mondo e confrontarmi con gli altri. Mi sono reso conto che siamo un po’ tutti addormentati, ipnotizzati da una società che ci fa vivere una vita che non è per niente equilibrata. Ci perdiamo troppo appresso alle cose materiali, con comportamenti quasi meccanici, pensando solo a soddisfare i bisogni del corpo, dimenticandoci che siamo principalmente anime. Diamo più importanza all’involucro che al contenuto. A me invece piace scavare in profondità, cercare le risposte alle domande esistenziali per potermi evolvere come persona. Trovo molti nostri atteggiamenti comici e altri tristi e quindi cerco di metterli in evidenza nei miei scritti in modo da poterci riflettere.

Diversi scrittori mentre scrivono fanno leggere agli amici il loro testo per avere un parere, questa metodo vale anche per te?

No in realtà no. Il romanzo l’ho scritto evitando di ascoltare altri pareri per il timore di venire condizionato. Solo dopo averlo terminato, l’ho fatto leggere a Paola, sorella di mia moglie, persona che stimo e di cui mi fido, essendo una grande lettrice e una donna di spessore. Lei mi ha detto sinceramente cosa ne pensava. La scelta è stata azzeccata, infatti i riscontri che sto avendo mi danno ragione e vedo che quello che volevo suggerire viene recepito facilmente.

Quali sono gli ingredienti giusti che servono in una storia?

Diciamo che per rendere il romanzo avvincente i personaggi devono essere veri: il lettore ci si deve identificare. Mentre scrivo mi immedesimo in ognuno di loro, vestendo come gli attori, il personaggio che sto raccontando. Per me i libri sono persone vive, contenitori di sentimenti ed emozioni. Ci somigliano molto, anche nella struttura corporea: noi abbiamo sangue e ossa, loro carta e inchiostro. Poi ci sono gli ingredienti necessari a rendere la storia coinvolgente, situazioni ed eventi che accadono nel quotidiano che rendono vivo il racconto. Mi riferisco alle coincidenze, agli imprevisti, alle tensioni, alle situazioni imbarazzanti, ai colpi di scena… La cosa che mi preme maggiormente è che alla fine al lettore sia data la possibilità di poter trarre le proprie considerazioni, di ragionarci su: se un libro non suscita la voglia di approfondimento, rimane qualcosa di incompleto e superficiale.

Massimo ed invece come si decide il titolo?

Per quel che mi riguarda l’ho scelto strada facendo. Inizialmente avevo stabilito un titolo “provvisorio”, poi ho trovato quello che è diventato il definitivo. “Sotto le stelle di Roma” è ambientato nei luoghi più caratteristici della capitale, città in cui vivo e in cui mi muovo abitualmente. Tra l’altro parlo di musicisti, artisti, attori, stelle dello spettacolo per l’appunto. Infine, credo che dentro siamo tutti stelle luminose, anime di luce che interagiscono sotto lo stesso cielo. Che bello se ce ne rendessimo conto, se invece di usare gli occhi solo per vedere, iniziassimo a guardare con più attenzione la realtà che ci circonda, scoprendo che non siamo semplicemente un riflesso nello specchio.    

Che emoziona hai provato alla pubblicazione del libro?

Ma sai la gratificazione più grande viene dal riscontro positivo di chi legge il libro. Certo, quando l’ho visto per la prima volta esposto in vetrina, ho provato una forte emozione: per uno scrittore, vedere la propria creatura concretizzata e pronta a prendere vita, è una gioia immensa che non ha prezzo.

Non posso lasciarti senza rivolgere un pensiero a papà, il grande Franco Franchi, chiedendoti se c’è traccia di lui in questo libro?

Naturalmente di lui c’è molto, anche se indirettamente. Nonostante facesse il comico, papà aveva una grande sensibilità, una spiritualità notevole e, specialmente la notte, parlavamo a lungo di tanti argomenti profondi. Era un credente, anche lui un cercatore di verità. Spesso, nella casa di Palermo, si metteva sulla terrazza e, con un grande binocolo, scrutava le stelle con lo stesso stupore di un bambino, sollevando le “grandi” domande che oggi mi pongo anch’io. Nel libro c’è il personaggio di  una grande attrice che gli somiglia parecchio, una diva che, per quanto celebre, riesce a rimanere fedele a se stessa, mostrando intelligenza e umiltà. In questo c’è proprio papà.  Tra l’altro, visto l’insistenza dei tantissimi fan, sto scrivendo un libro su di lui, ma non raccontando di Franco Franchi l’attore, ma narrando di Francesco Benenato persona. Desidero far conoscere l’aspetto umano di papà e l’amore che è stato in grado di darmi e che io sto riversando sulle mie figlie.

Su Ester Campese

Giornalista, scrittrice. Iscritta all'albo giornalisti Italia (regione Lazio) è anche membro dell'USPA - Agenzia stampa giornalistica internazionale - collegata al German Daily News.

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