Abbiamo incontrato l’autore Andrea Torelli per approfondire temi, personaggi e retroscena del suo APERItiAMO.
Il romanzo d’esordio di Andrea Torelli, autore reggiano classe 1984, racconta con ironia e malinconia la vita di Cristian, un trentenne sospeso tra serate, amori irrisolti e una profonda — e a volte dolorosa — ricerca di sé. Attraverso dialoghi autentici, riferimenti agli anni ’90 e riflessioni sulla libertà emotiva, Torelli costruisce un affresco sincero della generazione dei trentenni, spesso disorientata e alla perenne ricerca di un equilibrio.
Andrea Torelli, benvenuto sul quotidiano “La Gazzetta dello Spettacolo“. Cosa è per te l’equilibrio?
«L’equilibrio è un traguardo fondamentale da raggiungere nella vita ma non sempre facile. Ti permette di guardarti dentro e capire chi sei accettando anche quella parte di noi che facciamo più fatica a digerire. Raggiungere l’equilibrio significa imparare fino dove possiamo spingerci ed essere in pace con noi stessi».
Nel romanzo la notte è spesso lo spazio in cui emergono dubbi e fragilità. Che significato ha per te l’ambientazione notturna nella crescita del protagonista?
«Per quanto la notte, nel romanzo, sia il momento di maggior divertimento e svago, è anche la fase più riflessiva della giornata, dove emergono i pensieri più veri e ti permette di fantasticare. È un mondo a parte dove siamo tutti migliori lontani dalla frenesia del giorno».
Cristian vive costantemente tra ciò che mostra agli altri e ciò che prova davvero. Quanto pensi che oggi l’immagine pubblica influenzi la nostra autenticità emotiva?
«Una volta raggiunto l’equilibrio e la consapevolezza non si ha più timore del giudizio che invece subisce molto chi è ancora irrisolto. Oggi è molto presente il mostrarsi più per quello che vuole la società che per quello che siamo davvero, ma è solo attraverso la fiducia in noi stessi e il credere che fare qualcosa di diverso non sia da “sfigato” ma un qualcosa che ti rende unico che non si dà più peso a ciò che pensano gli altri».
Nel libro non mancano riferimenti agli anni ’90. Quanto ha pesato la tua formazione in quell’epoca nella costruzione dell’immaginario del romanzo?
«Credo che gli anni 90 siano stati il periodo più bello degli ultimi decenni. Lo guardo con una certa nostalgia perché mi ricorda l’infanzia e tutti i momenti belli vissuti. L’immaginario del romanzo è dovuto proprio a quest’ultima dove ho cercato di mantenere certi valori oggi purtroppo meno forti rispetto a quel periodo».
Un’ultima curiosità. Molti lettori hanno detto di essersi riconosciuti in Cristian. C’è qualcosa che ti ha sorpreso particolarmente nelle loro reazioni o interpretazioni della storia?
«Sono molto contento di questo e più che sorpreso sono felice che Cristian sia riuscito a entrare in empatia con loro raccontando una storia piena di situazioni in cui ci siamo trovati in molti e dare voce a quella parte a volte nascosta di noi. Credo che spesso il riconoscerci in qualcosa ci possa aiutare ad affrontare meglio le situazioni».
APERItiAMO, di Andrea Torelli è tra i più letti di Amazon oggi
La Gazzetta dello Spettacolo Il quotidiano dello ShowBiz


