Intervista al Food Creator, Giovanni Mele, che ci racconta del suo lavoro sul mondo dei social dedicato al cibo.
Incontriamo Giovanni Mele noto sui social come “jovaebbasta”, che si definisce un food creator e personal chef. Una persona gioviale e uno chef che con genuinità presenta i piatti che scaldano il cuore e deliziano il palato. In questa intervista in esclusiva, conosciamo meglio un simpatico chimico farmaceutico, con la passione per il mondo della cucina.
Ciao Giovanni Mele, benvenuto sul quotidiano “La Gazzetta dello Spettacolo“. Ho letto che sei un chimico farmaceutico con la passione per la cucina. Se ti dovessi descrivere, cosa diresti su chi è Giovanni?
«Ciao e grazie per l’ospitalità. Iniziamo proprio bene eh? Giovanni è Jova, siamo la stessa cosa, un’entità unica senza maschere o personaggi, anche se paradossalmente Giovanni è la parte umana dietro tutto ciò che si può vedere online. Sono un amante del cibo, delle mie radici campane, della chimica e della musica, le mie passioni più forti, quelle viscerali, che sento proprio sulla pelle. Mi godo la vita e me la prendo così come viene, senza programmare quasi nulla».
La cucina che tu proponi narra l’amore per le tradizioni che trovano concretezza in ciò che hai imparato dalle tue nonne. A quale pietanza, sei legato da affetto e che ami preparare e gustare?
«Ho avuto la fortuna di avere due nonne bravissime ai fornelli e, chi più chi meno, hanno contribuito entrambe a fondare le basi di ciò che sono e faccio oggi. La frittata di patanelle o la pasta al burro di nonna Carmela era un vero e proprio toccasana, meglio di qualsiasi medicina. Piatti che riuscivano a guarire qualsiasi problema sia fisico che mentale anche nelle giornate più tristi. Le melanzane “a rotolino” ed i carciofi arrostiti alla brace di nonna Nunziatina invece segnalavano rispettivamente l’arrivo dell’estate e quindi delle vacanze dopo la fine della scuola ed il successivo rientro in autunno, insomma erano un metronomo di felicità infantile. Attualmente la pasta al burro è il mio piatto del cuore e quello preparo alle persone a me care se le voglio coccolare».
Nel tuo modo pratico di cucinare, semplice ed essenziale, dici di voler “ educare” la community alla scoperta di una cucina che va oltre il nutrirsi e lo hai anche esplicitato nel tuo libro edito da Gribaudo Buono e Basta! Vorresti spiegare il tuo concetto?
«Penso che cucinare sia tra le cose più belle al mondo, probabilmente perché lo associo alla condivisione, alla famiglia, allo stare insieme e al far stare bene coccolando le persone alle quali si prepara quel pasto o quel piatto in particolare. Non è mero e semplice nutrimento. Cucinare è l’espressione di un sentimento. Di uno stato d’animo. Di un momento indefinito nel tempo scandito soltanto dalla fine: il boccone e l’espressione di chi lo ha mangiato. Puoi iniziare una preparazione anche ore o giorni prima, finirà esattamente nell’istante in cui quella determinata persona farà il primo boccone. Oltremodo penso che tutti noi siamo in grado di poter cucinare, a prescindere da chi sia più o meno bravo. La cucina è di tutti e per tutti».
Tu hai detto che cucini per passione e divertimento. Tra i tanti personaggi, anche chi non hai conosciuto, chi avresti voluto o vorresti deliziare?
«La lista è lunga: i Pink Floyd, gli AC\DC, Cannonball Adderley, Maradona, George Lucas, Michael Schumacher…e tanti altri».
Cosa gli prepareresti?
«Entreè: pezzettino di focaccia “alla Marinara” fatta da me. Antipastino di “puparuolo mbuttunato”, un cuppetiello di alici fritte e una bruschetta (una delle mie ossessioni) di pane fatto da me con l’olio Itrano ed i datterini. Un assaggino piccolissimo di linguine al burro ed uno di ziti alla Genovesa. Direttamente al dolce con una Zuppa Inglese alla napoletana ed un Nocino come fine pasto. Tanto cuore, tradizione e territorialità».
Talvolta nei tuoi post, concludi la “ sfilata” di momenti conviviali con la foto della tua compagna, dicendo “tutto ciò di cui ho bisogno”. Una bella dedica. Quanto è importante l’amore per realizzare un’ottima pietanza?
«Eheheh, si, Demì (la mia compagna) è davvero tutto ciò di cui ho bisogno. L’amore, per me, è il motore di tutto. O meglio di tutto ciò che circonda il mio mondo. L’ho capito con il passare degli anni ma l’ho interiorizzato solo da poco. L’amore ha scandito quasi tutti i momenti più importanti e decisivi del mio percorso finora, sia quelli felici che quelli più tristi. Ed è attualmente il sale della mia vita. Da quella privata a quella lavorativa e sociale. Come ti dicevo in una delle domande precedenti è, per me, alla base della cucina. Quando si cucina con amore viene tutto più facile. Per amore, poi, diventa ancora più bello».
Esiste una frase di Virginia Wolf che dice: “Non puoi pensare bene, dormire bene se non si è mangiato bene” . A volte, qualcuno aggiunge anche “se non si è amato bene” . Ecco alla luce di ciò, da esperto quale sei, quanto pensi e in che misura il buon cibo ( o anche quello pessimo) possa influenzare la vita quotidiana?
«Ahhhh guarda che con me sfondi un portone aperto. Stai parlando con uno che se non mangia bene (non tanto, ma bene) gli si rovina l’umore. Ahahahhaha. Dai parliamoci chiaro, ti svegli al mattino e mangi quel seccume di fetta biscottata triste e fredda. Poi il mattino seguente trovi quella stessa fetta biscottata ma aggraziata da burro e confettura, o crema alla nocciola o chissà cos’altro. Vuoi dire che quel “condimento” non influenzi in meglio l’inizio della giornata? Ad ogni modo, torniamo seri. Oggigiorno siamo circondati dal cibo. C’è cibo ovunque, in tv sono aumentati esponenzialmente i programmi sul cibo, nelle città ormai le attività ristorative non si riescono più a contare, si parla e commenta di cibo in qualsiasi posto, finanche in palestra mentre ti stai allenando si pensa allo sgarro della settimana. Il cibo purtroppo influenza troppo il quotidiano ed è diventato un amore (ed in alcuni casi odio) ossessivo. Ed è oggettivamente un dato di fatto che mi spaventa non poco».
A chi senti di rivolgere il tuo Grazie, per la persona che sei e per ciò che fai?
«Alla mia Famiglia, tutta, cugini zii nonni parenti. A Demì perché mi ha spronato e creduto in me (e continua costantemente a farlo) quando neanche io stesso ci credevo. Agli Amici, quelli veri. E soprattutto a tutte le persone (non follower ma persone, ci tengo) che costantemente, giorno dopo giorno, mi seguono e fanno ormai parte delle mia vita online sui miei canali social».
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