“Per te”, il film con Edoardo Leo ispirato alla storia vera di Mattia Piccoli, racconta la vita di una famiglia toccata dall’Alzheimer.
Dalla commozione del red carpet della Festa del Cinema di Roma, irrompe nelle sale cinematografiche (a partire dal 17 ottobre) “Per te”, l’ultimo lavoro di Alessandro Aronadio che vede Edoardo Leo nei panni di un padre costretto a confrontarsi con una diagnosi precoce di Alzheimer. La pellicola non è solo un dramma, ma una storia di cura e resilienza familiare, ispirata alla vicenda realmente accaduta di Mattia Piccoli, un ragazzino che, a soli 11 anni, è stato insignito del titolo di Alfiere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella. Un riconoscimento conferito «per l’amore e la cura con cui segue quotidianamente la malattia del padre».
La storia vera: un undicenne Alfiere della Repubblica
Il cuore pulsante del film è la testimonianza di una quotidianità capovolta. Paolo (interpretato da Edoardo Leo), un uomo poco più che quarantenne, inizia a manifestare i primi segni della malattia di Alzheimer, una forma rara e devastante a esordio giovanile. Il mondo inizia a sfumare, ma a tenere saldi i legami restano la moglie Michela (Teresa Saponangelo) e, soprattutto, il figlio undicenne Mattia (Javier Francesco Leoni).
La cronaca aveva già acceso i riflettori su Mattia Piccoli nel 2021, quando il giovanissimo fu premiato al Quirinale per la sua straordinaria dedizione. Fin dall’età di sei anni, Mattia ha affiancato il padre Paolo in ogni incombenza: dall’aiuto per vestirsi alla compagnia costante, dimostrando una maturità emotiva e un senso di responsabilità che hanno sovvertito i ruoli tradizionali all’interno del nucleo familiare. «Non sono più solo tuo figlio / ma sono diventato il tuo appiglio / il tuo porto sicuro / nell’oscuro tuo futuro», scriveva in una toccante poesia, citata anche dai media nazionali al momento del conferimento. Questo amore silenzioso e concreto è l’essenza che Aronadio e Leo hanno voluto trasmettere sul grande schermo.
Alzheimer precoce: un impatto devastante sul nucleo familiare
La scelta di portare al cinema una storia di Alzheimer a esordio giovanile (sotto i 65 anni) non è casuale. Sebbene sia una forma meno diffusa rispetto a quella senile, il suo impatto sul nucleo familiare è spesso più gravoso, come sottolineano gli esperti del settore (Fonte: Centro Alzheimer, CENSIS).
- Difficoltà Economiche e Lavorative: La diagnosi precoce colpisce spesso persone ancora attive professionalmente. La perdita della capacità lavorativa di uno dei coniugi ha ripercussioni immediate su mutui e mantenimento della famiglia.
- Rovesciamento dei Ruoli: Come nel caso di Mattia, i figli si trovano a doversi fare caregiver dei propri genitori in età in cui dovrebbero vivere la spensieratezza. Questo comporta una riduzione drastica dei contatti sociali e un elevato carico emotivo sui familiari.
- Necessità di Supporto Specifico: Le famiglie con demenza giovanile hanno bisogno di supporto mirato, dalle informazioni sulla gestione finanziaria all’accesso tempestivo ai servizi sociali territoriali, spesso resi difficili dallo stigma e dalla scarsa conoscenza della patologia in età non avanzata.
La testimonianza di Edoardo Leo: l’umanità prima dell’invincibilità
Edoardo Leo ha più volte ribadito il profondo coinvolgimento personale con il progetto, motivato anche da una storia familiare. «In famiglia abbiamo vissuto la stessa malattia attraverso mia nonna — racconta Leo — e il pudore e la dignità con cui mio padre ha fatto da padre a sua madre, senza mai dire che gli pesasse, mi ha insegnato più di qualsiasi altra cosa».
L’attore ha spiegato come il film l’abbia spronato a riflettere sul ruolo del genitore: «Un genitore non perde autorevolezza se riesce a dire ai figlio che a volte non sta bene, che può avere paura. Questo film mi ha spronato ancora di più come genitore a non mostrarmi invincibile, ma a mostrarmi umano, a non nascondere che ho le stesse paure di tutti quanti».
L’approccio registico di Aronadio mescola sapientemente dramma e momenti di commedia, evitando la retorica e il patetico, per concentrarsi sulla quotidianità dei piccoli gesti: risate improvvise e silenzi che comunicano più di mille parole. Il film si sviluppa a partire da una domanda essenziale: cosa resta, quando si comincia a dimenticare? La risposta, chiara e potente, è che resta l’amore.
Un messaggio per le nuove generazioni
L’attenzione al tema sociale è ulteriormente evidenziata dalla scelta di proiettare “Per te” per oltre 800 studenti delle scuole. Un’iniziativa che mira a diffondere un messaggio di empatia e responsabilità tra i giovani, trasformando la storia di Mattia e Paolo in uno strumento di riflessione sul tempo, sulla memoria e sulla forza inesauribile dei legami familiari. Il film non è solo la celebrazione di un giovane eroe quotidiano, ma un invito a riconoscere e valorizzare le “dinamiche invisibili” di cura e supporto che troppo spesso restano nell’ombra.
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