Eduardo Angeloni: concediamoci tempo per godere dei successi
Una chiacchierata con Eduardo Angeloni, noto produttore cinematografico, pronto a parlarci della sua carriera, dei progetti futuri…
La produzione cinematografica è un lavoro complesso, e che tocca diverse fasi di progettazione e equilibratura economica, ne parliamo oggi con Eduardo Angeloni.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Eduardo Angeloni. Una carriera da lavoratore nel settore del cinema, dello spettacolo, un percorso che continua a regalarle tanto. Che ricordo ha dei suoi inizi, di come il tutto ha preso forma?
Vi ringrazio per l’accoglienza! Devo i miei inizi nel mondo del cinema ad una curiosità più che autentica che da sempre mi accompagna e dalla grande voglia che ho di raccontare storie che possano avere un’anima e un’identità forte. Ricordo ancora i primi set, la frenesia e la magia che si respirava. È stato un inizio molto bello, fatto di tanto ascolto, osservazione e passione. Un treno, il cinema, su cui sono salito senza sapere esattamente la destinazione ma certo, sicuro, del viaggio.
Cosa si cela dietro la realizzazione di un film, quali meccanismi, quale buone sensazioni?
Dietro ogni film si cela un universo fatto di intuizioni, incastri e una quantità infinita di lavoro invisibile. Di certo c’è una parte creativa ma, al contempo, anche una macchina organizzativa che deve girare come un orologio svizzero. Dalla scrittura alla pre-produzione, dalla scelta del cast ai permessi, dal catering alle luci: ogni dettaglio conta. Il bello si presenta ancor più nel momento in cui tutto prende forma, nel vedere una determinata scena ormai ‘girata’, proprio come l’avevo immaginata o quando un’interpretazione supera ogni previsione. Tanto fa anche il lavoro di squadra, il contribuire alla riuscita di un progetto.
Quale progetto, tra quelli realizzati, la rende più ‘felice’, appagato?
“Da cosa nasce cosa”, l’ultimo film che ho avuto modo recentemente di produrre. A rendermi soddisfatto, non solo il valore artistico ma, più che altro, il clima umano che si è venuto a creare sul set. Un cast meraviglioso, una squadra tecnica professionale e molto affiatata, il tutto annesso ad una buona dose di energia che raramente ho respirato prima. È un film che unisce leggerezza e profondità, e che ha saputo raccontare Napoli e le sue mille sfumature senza stereotipi. Vederlo finito, sentirlo applaudire, mi ha dato una gioia vera.
Manca qualcosa a questo suo percorso?
Una parola tra tutte, sicuramente, il ‘tempo’. Il tempo per fermarmi e godere davvero dei risultati raggiunti. Nel nostro lavoro, il più delle volte, si è sempre proiettati sul prossimo progetto, su un problema da risolvere, sul budget da far quadrare. Dal mio canto credo che di tanto in tanto sia giusto anche riconoscersi qualcosa, concedersi una pausa e pensare di avercela fatta, tutti insieme.
Quanto è cambiato il modo di fare cinema negli ultimi anni?
Tantissimo! La rivoluzione digitale ha trasformato tutto, dalla produzione alla distribuzione. Al giorno d’oggi diventa sempre più facile girare un film con dei mezzi ridotti ma con una qualità eccellente, e le piattaforme streaming hanno aperto nuove strade, nuove opportunità. Al contempo, posso dirti che è cambiato anche il pubblico. È diventato più veloce, esigente e curioso. Dobbiamo stare al passo con i tempi, senza perdere la nostra identità. Il rischio è quello di dover inseguire le mode ma, la vera sfida, è essere attuali restando autentici.
Quali nuovi progetti bollono in pentola?
Diversi, e tutti stimolanti. Stiamo lavorando ad un nuovo progetto legato alla commedia e con una scrittura più graffiante, sociale. Ci sarà anche una piccola scommessa, una serie di episodi brevi destinata al web, qualcosa che tende a mescolare ironia, noir e vita quotidiana. Non ultimo, un documentario che racconta storie vere del nostro sud, storie che meritano di essere ascoltate. Come sempre, cerco progetti che abbiano cuore, identità e una voce chiara.