Dario Aita
Dario Aita

Dario Aita: una tregua in questo nostro mondo

Ritroviamo Dario Aita, tra i protagonisti della serie “Noi”, adattamento italiano di “This is us”. Il suo Claudio nella serie televisiva, così come l’intera serie, stanno ottenendo un ottimo riscontro da parte del pubblico.

Un ruolo, quello appena interpretato, che gli ha lasciato addosso buone sensazioni. Una famiglia televisiva, “Noi”, che gli ha regalato dei “fratelli” per amici, permettendogli di ritrovare colleghi con cui aveva già avuto modo di collaborare. Un desiderio futuro? Che tutto ciò che sta accadendo possa avere fine. Che il mondo possa avere una tregua.

Ben ritrovato su La Gazzetta dello Spettacolo, Daria Aita. Come stai?

Sto bene! Vivo un buon periodo al netto di tutto ciò che sta, purtroppo, accadendo nel mondo. Il mio vissuto personale, per fortuna, procede al meglio. “Noi”, tra l’altro, riscuote successo ed ho altri lavori in uscita. Non posso lamentarmi.

Attualmente abbiamo modo di vederti in “Noi”, serie di successo di Rai1. Ti aspettavi un tale riscontro di pubblico?

La serie originale ha avuto un grande successo. Di certo, dal mio canto, mi aspettavo delle polemiche e, difatti, sono arrivate. Nel bene e nel male, è bello che si parli di un lavoro, che ci sia dialettica intorno ad un tale prodotto. C’era da aspettarselo, dal momento in cui “Noi” proviene da “This is us”. Abbiamo cercato di regalare al pubblico italiano una versione vicina alla loro storia e vissuto.

Il tuo Claudio vive una vita colorata, alla continua ricerca di una stabilità, sia lavorativa che sentimentale. Come ti sei preparato ad affrontare questo ruolo?

Claudio vive un momento di crisi esistenziale, legata anche al suo lavoro di attore, a tutto ciò che lo circonda. Deve passare attraverso il fiume, toccando la riva, quella riva in cui non poteva permettersi di dare decisioni, facendosi guidare dagli eventi. Sarà, poi, un uomo fatto e finito capace di farsi poi guidare dal destino. Viviamo tutti periodi del genere, periodi di crisi, un passaggio di morte e poi di rinascita. Simbolico è il fatto che lui decida di abbandonare un personaggio a cui ha prestato il volto, una sorta di avatar, pur di dare inizio ad altro. Mi sono preparato a questo ruolo guardando alle mie esperienze personali, a quelle volte in cui è capitato anche a me di uccidere una parte importante del mio “percorso” per poter poi rinascere.

L’altro aspetto fondamentale, nella fiction, è legato al sentimento che unisce i tre fratelli. Quali sono stati i vostri rapporti sul set?

La famiglia è casa e, al contempo, è anche il luogo dove puoi sperimentare le tue più grandi forme di affetto e sicurezza e, allo stesso tempo, il luogo in cui possono svilupparsi le più grandi tensioni. “Famiglia” è uno strano animale, perché lo si conosce benissimo ma non lo si conosce mai davvero. Si pensa di possedere gli altri membri, sentendoli come una parte affine, ma in realtà non è così. Ci sono tante caratteristiche ambigue che risiedono all’interno della famiglia. Come una moneta, che ha la sua faccia positiva e l’altra che non lo è. In “Noi” accade proprio questo: ci sono segreti, traumi e molto altro, ma la propria anima porta a risolvere tutti questi ostacoli e a ricomporli tutti insieme.

Sul set di “Noi” hai avuto modo di ritrovare il regista Ribuoli, la Ruffino e Guanciale. Quali sensazioni sono legate a questa nuova esperienza insieme, includendo anche i tuoi nuovi colleghi di set?

Sono stato felice di ritrovare Aurora Ruffino, Lino Guanciale e Luca Ribuoli. Li conosco da anni e vivo con loro un bellissimo rapporto di amicizia. Lo stesso vale per alcuni colleghi con cui ho condiviso un percorso di studi, ossia Francesca Agostini e Flavio Furno. Ottimi anche i rapporti con le new entry nella mia vita professionale, due “fratelli”, Claudia Marsicano e Livio Kone, meravigliosi da avere in scena, sia umanamente che professionalmente. Sono felice di aver fatto questo incontro.

Dario Aita
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Hai avuto modo di riscontrare di persona l’affetto del pubblico?

Succede spesso quando una nuova serie è in onda. Mi rende felice sentire l’affetto del pubblico e il loro immedesimarsi in quelle che sono le storie. Il loro sguardo, lo si nota, non guarda sempre te, ma guarda al personaggio a cui hai prestato voce e volto. In questo caso, Claudio è un personaggio a cui le persone diventano facilmente affini, per la sua bontà, il suo essere semplice. Avverto in loro la voglia, quasi, di regalarmi un abbraccio. Questo è lo scopo di ogni attore, riuscire a raccontare delle storie che possano portarlo in un mondo che gli appartiene, trovando dei punti di connessione, un contatto, delle affinità con dei personaggi. Questo accade con “Noi”.

Possiamo aspettarci una seconda stagione di “Noi”?

Non è un segreto che sia un remake. “This is us” ha alle spalle molte stagioni. Il progetto c’è, seppure il periodo sia complesso, ma lo capiremo di certo in divenire.

Dario Aita, cosa ti auguri di poter realizzare in futuro, lavorativamente parlando?

Un film da regista. Sono già al lavoro su questo progetto. Spero di poterlo girare il prima possibile.

Desideri, sogni e passioni di Dario Aita?

Sogni, tantissimi, così come gli incubi. Ogni sogno porta con sé l’incubo nel pensare di non riuscire a realizzarlo. Passioni moltissime e notevoli. Ogni personaggio portato in scena ci porta a scoprire nuovi mondi. Dunque, le mie passioni cambiano spesso, con una veloce frequenza. Il desiderio più grande, ora, è rivolto alla quiete, alla pace, alla tranquillità più assoluta. Chiamiamola pure “tregua”.

Tra i personaggi interpretati, quale riporteresti “in vita” perché pensi che non abbia ancora detto tutto ed uno nuovo che non hai ancora avuto modo di interpretare?

Ero molto affezionato a Rosario de “La mafia uccide solo d’estate”. Si prospettava una serie successiva, ma purtroppo non vi è stato più un seguito. Per la seconda domanda mi viene difficile rispondere. Chissà, forse il prossimo?

Cosa possiamo aspettarci dal futuro artistico di Dario Aita?

Prossimamente uscirà un’opera prima di Marta Savina, “Shotgun” e, successivamente, “Linea Poet” di Matteo Rovere con Matilda De Angelis, una serie targata Netflix.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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