Protagonista di “Storie di Cinema“, il settimanale a cura di Tatti Sanguineti in onda su Iris sarà Diego Abatantuono. “Abatantuono ha sessant’anni. Parlare di “terrunciello” non ha più nessun senso. Abatantuono è un mostro sacro”, afferma Sanguineti.
«Abatantuono è generoso, straripante, allegro. Ma se il discorso cade sul calcio, smette di scherzare. La maglia dell’ultrà o dell’opinionista, però, gli sta stretta. Imperterrito, rimane l’ultimo che va a dormire e il bulimico spazzolatore di frigoriferi», chiosa il critico savonese.
«Quando parla di “Mediterraneo”, il film Oscar dell’amico Salvatores di cui va giustamente fiero, Abatantuono spiega che nella famosa ripresa con l’aeroplanino che sta per atterrare “si vedeva benissimo che il rigore non c’era”», prosegue Sanguineti.
«Ma l’attore è parco con gli aneddoti della sua infinita carriera (perché sa che ci vuole molto tempo per raccontarli bene): racconta la fatica dei macchinisti per fare svolazzare il suo corpulento personaggio del mago di Segrate in “Grand Hotel Excelsior”. «Parlando di Diego Armando Maradona, per il dimenticato film “Tifosi”, Abatantuono non si sottrae al raccontino: “stette un’ora sul camper a firmare qualche chilo di carta, poi scese, fece rimbalzare il pallone sul muro di una chiesa e mollò due stangate che si infilarono all’incrocio. Il portiere (dato che era stato convocato uno che sapeva stare in porta) nemmeno le vide”».
«Di quante partite del calcio inglese, tedesco e spagnolo si guardi alla settimana, Abatantuono non precisa, ma lascia capire che sono un bel po’. E continua a non amare il cinema, “insistentemente rigoroso”. In una vecchia intervista, Diego Abatantuono aveva citato come campione di un cinema che non sopportava Kieślowski (che aveva finto di chiamare Ciofolowski). Tutti quelli con dei cognomi di questo tipo – conclude – son venuti a giocare da questa parte dell’Europa…».