Luca Biagini sul set di Sopravvissuti
Luca Biagini sul set di Sopravvissuti

Luca Biagini: soddisfatto di ciò che ho

Tra i protagonisti di “Sopravvissuti”, in onda su Rai 1 ogni lunedì, incontriamo Luca Biagini, ex volto storico della soap opera Mediaset “Centovetrine“.

Un artista apprezzatissimo dal pubblico, che questa volta ricopre un ruolo particolare, che ci sarà svelato nel corso delle puntate. Un’intervista a cuore aperto sul suo lavoro, sui successi raggiunti, sui progetti futuri che lo vedranno protagonista.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Luca Biagini. Come stai?

Bene, grazie! Sono leggermente stanco per via della prima teatrale avuta ieri a Castrovillari, in Calabria. Sono rientrato da poco ma, tutto bene, per fortuna.

Come procede il tuo vissuto?

Procede bene, per fortuna. Sto lavorando tanto. Mi occupo di teatro, di doppiaggio, ed ora è in onda “Sopravvissuti”, per la Rai. Per adesso ho ancora questo spettacolo, inoltre, da fare a Roma e si continua con il doppiaggio e con uno spettacolo teatrale portato in scena lo scorso anno, “Il cuore rivelatore”. Spero di poterlo riproporre il prossimo anno, insieme ad altri lavori teatrali ancora in fase di valutazione.

Che ricordo hai di quelli che sono stati i tuoi inizi nell’ambito dello spettacolo?

I miei inizi sono molto lontani, ma sono stati degli inizi bellissimi. Non ho fatto alcuna scuola teatrale, nessuna accademia. I miei primi approcci al teatro sono legati alle esperienze con gli amici, con una compagnia importante di Firenze, partendo completamente da zero. Ho conosciuto persone curiose, davvero particolari, a soli diciotto anni, per quelli che sono stati poi i miei anni di formazione. Una compagnia, la nostra, diventata poi anche professionale. Negli anni mi sono trasferito a Roma, dove il tutto ha preso ancora più forma. Un inizio, ad ogni modo, pieno di fervore e speranze, seppure vi siano state anche illusioni e, al contempo, situazioni inaspettate. Ho vissuto sempre alla giornata, imparando al meglio questo mestiere, affrontando situazioni belle, intense. Sono soddisfatto, appagato da tutto ciò. Mi ritengo davvero fortunato per aver costruito senza particolari aiuti, anzi.

Quali soddisfazioni ti regala, ancora oggi, la possibilità di doppiare artisti di fama internazionale come John Malkovich?

Si tratta di un mestiere che negli anni ha subito dei grandi cambiamenti. Di certo doppiare film con grandi attori riporta sempre alla magia di un tempo. Si prova a dare il meglio, in ogni situazione, perché si tratta comunque di un lavoro che regala grandi soddisfazioni. John Malkovich, Colin Firth e Michael Keaton sono di certo gli attori a cui sono più legato.

Hai avuto modo di incontrare gli attori a cui hai avuto modo di prestare la voce?

Ho avuto modo, anni fa, di incontrare soltanto Richard Dreyfuss, presente nel film “Incontri ravvicinati”. Ci presentarono alla prima di un film in cui ebbi modo di doppiarlo. Fu piacevole notare che prese parte a questa proiezione, in cui sentì la mia voce, seduto in prima fila. In seguito ebbi modo di incontrare anche Willem Dafoe, che ho avuto modo di doppiare in alcune occasioni. Ad unirci, oltre l’averlo doppiato, anche il fatto di essere spesso nei panni di personaggi cattivi.

A regalare maggiore popolarità a Luca Biagini, negli anni, il tuo Edoardo Della Rocca, tra i protagonisti della soap Mediaset, “Centovetrine”. Cosa ti resta di quel periodo così intenso?

Si tratta di un personaggio che mi ha regalato davvero tanto. Sono passati quindici anni dalla mia uscita e, ancora oggi, mi capita di essere fermato perché riconosciuto in tale ruolo. L’ultima volta proprio ieri sera, a cena in un locale. I cattivi non si dimenticano facilmente (ride).

I cattivi, d’altronde, sono i personaggi più complicati da interpretare..

Esattamente! I cattivi ti regalano molte più opportunità e meno noia. Il mio Edoardo Della Rocca ne ha fatti di tutti i colori, regalandomi stati d’animi diversi per ogni momento, manipolando persone, indossando mille maschere. Diciamo che i cattivi, in fin dei conti, tendono ad essere il motore della storia, seppure sia stato molto odiato.

Cosa puoi anticiparci sul tuo personaggio, Jacopo, presente in “Sopravvissuti”, in onda in questo periodo per la Rai?

Posso dirvi ben poco, purtroppo, onde evitare rischiose anticipazioni. Interpreto l’armatore, il padrone, della barca che, in onore della figlia scomparsa a causa di un tumore, decide di organizzare un viaggio. Un viaggio atto a finalizzare la ricerca contro il cancro. Il tutto, però, prenderà una piega diversa e per un anno scompariranno dalla vita altrui per poi tornare soltanto in sei. Da lì, da questa partenza, prende il via il tutto, spiegando a spezzoni cosa è poi realmente accaduto. Una donna tra tutti, una madre, non crederà a ciò che i sopravvissuti diranno e proverà, con ogni mezzo, a cercare la verità.

Un ruolo che ad oggi non hai ancora avuto modo di portare in scena, che si parli di televisione o teatro?

Sono tanti i ruoli che non ho ancora avuto modo di interpretare. Per età, purtroppo, oggi non mi sarà possibile portarne in scena alcuni, ma tanti altri potrebbero prendere vita. Mi piacerebbe, tra tutti, portare in scena un commissario in un giallo, in un thriller. Se non un commissario, un criminale, a questo punto (ride).

C’è un premio a cui sei ancora oggi particolarmente legato?

Il nastro d’argento per il doppiaggio, il primo premio ricevuto tra tutti. Un premio che è divenuto raro, negli anni, e che ho avuto il piacere di ricevere nel novantasei. Un qualcosa di davvero prestigioso e che mi ha reso orgoglioso, a suo tempo.

Che bilancio ne fai della tua carriera artistica e del tuo personale vissuto?

Un bilancio molto positivo. Lo dicevo prima, mi ritengo fortunato per ciò che svolgo, per chi sono. Non mi lamento di nulla. La cosa più importante, oggi, è il poter portare avanti il progetto produttivo teatrale da realizzare con mia moglie, Barbara Lo Gaglio. Privatamente, al contempo, non posso affatto lamentarmi. Ho una moglie bellissima, intelligente, piena di energie che contribuisce a stimolare la mia vita, portando la giusta influenza alle mie di energie.

Luca Biagini cosa puoi anticiparci sul futuro artistico?

Come dicevo ho in programma lo spettacolo da realizzare con mia moglie. Si tratta di un thriller/horror contemporaneo, psicologico, di cui avrò modo di parlarvi in futuro.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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