Facciamo un salto al teatro per incontrare il regista Luca Giacomozzi per lo spettacolo “Ti scoccia se ti chiamo amore?”.
Un primo importante amore per Luca Giacomozzi, regista de “Ti scoccia se ti chiamo amore?”, una commedia tutta da vivere in scena al Teatro Roma dal 6 al 17 novembre…
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Luca Giacomozzi. Dal 6 al 16 novembre la tua nuova commedia, “Ti scoccia se ti chiamo amore?”, sarà in scena al Teatro Roma. Cosa puoi dirci su questa pièce?
«“Ti scoccia se ti chiamo amore?” è una commedia degli equivoci piena di battute comiche, situazioni divertenti e personaggi un po’ sopra le righe. La storia ruota attorno al personaggio di Carlo Maiozzi, uno scrittore cinquantenne al suo primo romanzo. Carlo deve ricevere la visita della responsabile di una casa editrice che potrebbe finalmente distribuire il suo libro. La giornata di Carlo, però, non andrà come previsto perché il suo appartamento verrà invaso da nuovi coinquilini, ex coinquilini, parenti degli ex coinquilini e tanti altri personaggi che renderanno la giornata di Carlo un vero e proprio ‘incubo’. La commedia ha come obiettivo principale quello di far ridere e divertire il pubblico in sala. È uno spettacolo che unisce la comicità di parola, di battuta, con la comicità di situazione. Entrate, uscite e travestimenti daranno alla commedia un ritmo serrato e ancora più frizzante».
Quali soddisfazioni sono legate al tuo lavoro, ai progetti realizzati sino ad oggi?
«La soddisfazione più grande è sicuramente quella di ritrovarmi, dopo più di vent’anni, a poter raccontare ancora storie che possano far divertire il pubblico. Il teatro è il mio primo amore e come tutti i primi amori non si scordano mai. Mi ritengo fortunato perché in tutti questi anni ho avuto la possibilità di incontrare e collaborare con tantissimi attori e attrici. Con alcuni di loro sono nate amicizie e rapporti che durano ancora oggi. Il Teatro è incontro, condivisione sia per chi lo fa che per chi lo vede. Non ci sono né filtri né schermi dietro i quali nascondersi. E questo “mettersi a nudo” è forse il motivo per cui il teatro non morirà mai».
Chi è Luca e quali consapevolezze hai raggiunto con il passare del tempo?
«Ho capito che un autore per fare bene il proprio lavoro deve prima di tutto essere fedele a se stesso. Perché prima di scrivere per gli altri si scrive per se stessi, per ‘tirare fuori’ qualcosa che si ha dentro. Quindi per rispondere alla tua domanda, credo di poter dire che la principale consapevolezza raggiunta è quella di aver capito che se fai le cose con il cuore, con sincerità, senza troppi retropensieri o pianificazioni il pubblico apprezzerà sempre quello che proponi».
Possiamo aspettarci un nuovo spettacolo per il 2026?
«I progetti per l’imminente futuro sono tanti. Dopo “Ti scoccia se ti chiamo amore?” porterò in scena al Teatro Trastevere, nel periodo delle feste natalizie, una mia nuova commedia dal titolo “Te l’avrei detto” e faremo una replica speciale anche la serata dell’ultimo dell’anno. Il 2026, invece, si aprirà con una commedia nuova a cui tengo tantissimo, dal titolo “Ho imparato a sognare”, che andrà in scena al Teatro Roma dal 26 Febbraio all’8 Marzo con Attilio Fontana, Emiliano Reggente, Claudia Ferri e Francesca Pausilli. Si tratta di uno spettacolo che unisce comicità ed emozioni con una storia che affronta moltissime tematiche, dall’amicizia all’amore tossico e che ha come cardine la resilienza e che vuole ricordare che bisogna “imparare e continuare a sognare” nonostante le avversità della vita».
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