Karma B. Foto di Francesca Ocello
Karma B. Foto di Francesca Ocello

Karma B: siamo creature senza confini

Incontriamo un duo speciale che ci racconta di se, quello delle Karma B, al secolo Carmelo Pappalardo e Mauro Leonardi.

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Le Karma B sono un duo che ama definirsi “creature mitologiche” a metà strada tra esseri umani e Raffaella Carrà. Ma prima di tutto sono amici e complici nella vita di tutti i giorni, per poi , come un incanto colorarsi e sfavillare da drag queen.

Ma oltre allo spettacolo, al canto e alle loro performance con una forte nota sul sociale, sempre intelligente e ironica, le Karma B sono portavoce della comunità LGBTQI+ italiana nel mondo. Con uno sguardo attento a tutte le dinamiche discriminatorie e violente senza distinzioni. Il che, personalmente, le pone una spanna sopra. Le ho seguite per anni, ascoltando le loro performance e le loro idee. Semplicemente adoro sia i loro personaggi che le persone che sono, creature sensibili, ironiche, forti ma anche delicate e gentili.

La Gentilezza, dice tanto di quelle persone che ti trovi di fronte ed io le ringrazio, perchè nonostante gli impegni e le “cose della vita”, sono stati disponibili per questa chiacchierata tra amici. Ma conosciamo meglio la loro storia.

Benvenute alle Karma B sul quotidiano La Gazzetta dello Spettacolo. La vostra carriera è iniziata oltre 25 anni fa. In linea generale, dove e come avete iniziato questa amicizia prima e il sodalizio artistico dopo?
«La nostra storia inizia prima di tutto come un amore giovanile , che poi si è evoluto in amicizia. Quando ci siamo trovati a dover scegliere, come spesso accade quando ci si lascia, tra il perdersi e il restare l’uno accanto all’altro, abbiamo scelto la seconda strada. Sicuramente non è stato semplice, ma ha aiutato anche la nostra carriera essere in due, nei momenti difficili soprattutto».

Quali persone vivono dietro il personaggio?
«Non c’è molta differenza tra Carmelo e Mauro e le Karma B. Forse sono più le due facce della stessa medaglia. La parte più introversa e la più estroversa».

Cosa significa il vostro nome Karma B?
«Il nostro nome nasce da un’idea di Vladimir Luxuria e Mauro, avevamo appena iniziato a lavorare a “Muccassassina” ma non avevamo un nome d’arte e così dalla crasi di Karmelo e Mauro è nato Karma, poi è stata aggiunta la B che simboleggia sia la seconda lettera dell’alfabeto ma anche tutto ciò che è doppio».

La definizione che date di voi due è: “siamo creature mitologiche”. Ci volete spiegare il perché di tale espressione?
«Siamo creature mitologiche metà essere umano e metà Raffaella Carrà , è un’immagine che rende bene il concetto della dualità tra la persona dietro il personaggio».

Sempre attive, su ogni vostro canale social e non, circa la sensibilizzazione in primo luogo del rispetto per le altrui differenze. Ma nonostante questo, secondo voi, perché in tutto il mondo c’è un crescendo di atti violenti sia per la comunità LGBTQI+ che per ogni altra differenza personale? Secondo voi, è solo mera ignoranza o c’è dell’altro?
«Quando si disegna un mondo fomentando la paura del diverso è perché vogliono distrarci dalle vere minoranze pericolose, che non sono ovviamente le persone LGBT ma i tecnomiliardari al potere».

In merito a ciò, sia sui vostri social che in giro per il web, è nata la legittima indignazione circa, l’espressione in tivù “Il gay si riconosce…” adducendo i soliti cliché. Personalmente amo la vostra ironia, nel porre un accento garbato e intelligente su tali situazioni. A voi la libertà piena su questa rivista. Cosa vi sentite di dire in merito?
«Siamo contro ogni forma di qualunquismo e di stereotipo. Possiamo giocare su alcuni cliché, ma forse è arrivato il momento di accettare che la continua semplificazione porta a un impoverimento di contenuti e idee, è quello che cerchiamo di combattere».

In TV, personalmente, vi ho apprezzato grazie alla seconda edizione di Ciao Maschio, con i vostri look colorati, le battute sottili ed ironiche ma soprattutto quelle espressioni facciali esilaranti. Che ricordo conservate di quell’esperienza lavorativa?
«Abbiamo fatto tre edizioni di Ciao Maschio ed è stata una scuola di tivù incredibile, soprattutto un certo tipo di Tv più nazional popolare. Ci ha fatto crescere molto».

Vi piacerebbe condurre un programma tutto vostro?
«Sicuramente sì, ma con il panorama attuale la vediamo dura. In ogni caso la tivù è solo una piccola parte del lavoro di un artista al giorno d’oggi. Aiuta ma non è imprescindibile».

Da ciò che ascolto e leggo di voi, amate molto Raffaella Carrà, icona di libertà, arte e unicità. Tra tutte le figure iconiche del panorama artistico perché proprio lei? Cosa rappresenta per voi due?
«Ti basti pensare che le abbiamo dedicato un inno Vivo alla Carrà. Il testo di quel brano dice tutto sul nostro amore per Raffaella».

Quale progetto lavorativo state preparando e avete in cantiere? Se si può anticipare…
«E’ un momento di vita molto particolare per noi, di grande cambiamento. Di sicuro però c’è la sesta edizione di DRAGMEUP Festival a Roma e poi torneremo nei teatri italiani nel 2026 con la ripresa di Cominciamo Male».

Nel vostro percorso sia umano che artistico, a chi volete dire Grazie e perché?
«Senza voler essere presuntuosi, , il più grande Grazie lo dobbiamo a noi stessi, alla nostra resilienza e al nostro coraggio, è come un mantra , se lo ripeti anche quando non ti senti così forte, qualcosa arriverà a salvarti. Bisogna crederci».

Qual è il vostro più grande sogno sia personale che ad ampio raggio umano e professionale?
«Sembrerà banale ma in questo momento il più grande sogno è che il mondo prenda una direzione meno spaventosa di quella attuale».

Due identità e due mondi, accomunati da un unico intento. Ma tra tutti gli animali esistenti, quale vorreste essere e perché proprio quello?
«Un qualunque animale che sappia volare, è la più bella cosa al mondo, volare».

Se foste un film o un cartone animato, quale sareste?
«Un film di Tim Burton per lo humor nero e i costumi meravigliosi».

In ultima battuta, su tutto ciò che volete e vi sta a cuore. Un vostro messaggio. Cosa vorreste dire ai lettori e ai giovani?
«Di non perdere di vista l’umanità e la speranza; coltivare empatia e non aver troppa paura di essere “Woke” che in fondo significa “Svegli” in un mondo che ci vuole addormentati».

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