Riccardo Bàrbera: non ho nessuna intenzione di fermarmi!

Riccardo Bàrbera: non ho nessuna intenzione di fermarmi!

Continua il focus sugli attori del teatro romano in scena per la prossima stagione: incontriamo oggi Riccardo Bàrbera.

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Un nuovo protagonista de “Lenny – Ipotesi di un omicidio” è con noi: Riccardo Bàrbera. Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Ghione di Roma il prossimo 8 e 9 di ottobre e Barbera è pronto a parlarcene…

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Riccardo Bàrbera. L’8 e il 9 ottobre sarai in scena al Teatro Ghione di Roma ne “Lenny – Ipotesi di un omicidio”, uno spettacolo ad opera di Giuseppe Pavia e con la regia di Antonello Avallone. Quali anticipazioni a riguardo?
È il racconto della vita di Lenny Bruce, un pungente comico monologhista, antesignano della stand-up comedy dei nostri giorni, che in pieno maccartismo (nell’America degli anni cinquanta) si prendeva libertà inammissibili per l’epoca. Un uomo che ha parlato senza peli sulla lingua di politica, di religione e sesso con una libertà espressiva assolutamente ‘scandalosa’, che ancora oggi colpisce. Come era prevedibile, finì nel mirino della censura, accumulando denunce e condanne. Il suo nome era ed è ancora un vessillo della libertà di parola in America. Riproporre la sua arte e la sua storia proprio in questo periodo è doveroso. In scena, all’interno della meravigliosa scenografia di Alessandro Chiti, oltre alla ricostruzione delle vicende private, daremo un assaggio della serata tipo dei locali notturni dell’epoca, in cui ai monologhi di Bruce si alternano maliziosi strip tease, e meravigliose canzoni interpretate dal vivo. Personalmente, vestirò i panni del ‘potere’, talvolta arcigno ed altre mellifluo, nei panni del procuratore distrettuale Hogan.

Come ti prepari, di volta in volta, ad affrontare un nuovo ruolo, a vivere il pubblico, il brusio in sala?
Dopo tanti anni di carriera il pubblico mi spaventa un po’ meno. Mi concentro sulla capacità di ‘centrare il personaggio’, in accordo col regista e in sintonia con il quadro degli altri interpreti. In questo caso, sembra si stia creando una buona sintonia tra Avallone, me, Giuseppe Renzo e le splendide Giulia di Quilio, Francesca Cati e Flaminia Fegarotti. Negli ultimi anni ho fatto spettacoli per lo più scritti, diretti e a volte anche interpretati da me. Mi piace tornare ad affidarmi, da puro interprete, alle cure registiche di un professionista di lungo corso sensibile e appassionato come Antonello Avallone.

Quanta emozione c’è nel poter vivere più vite, più esperienze e, se vogliamo, cosa manca a questo tuo percorso?
Ho sempre amato essere un attore poliedrico, in grado di essere ogni volta diverso. Questo mi emoziona. Di tanto in tanto passa un treno, un’occasione, una proposta e bisogna saperla valutare, capire se le proprie caratteristiche e le proprie capacità si adattano bene al personaggio. Il futuro? La vita potrebbe riservarmi ancora qualche sorpresa inaspettata. In teatro ho fatto di tutto, dai grandi classici al teatro d’avanguardia, al musical e al cabaret. Sarei felice di potermi confrontare con un Molière…

Televisione, cinema, quali differenze, quali consapevolezze a riguardo?
Ho fatto tantissima televisione, specie come autore. Ho partecipato, talvolta da attore, a serie televisive accanto a Giallini, Marcorè, Barbareschi, Riondino e molti altri. Difficilmente mi diverto a girare da interprete dei prodotti video. In quei casi preferisco scrivere, sceneggiare. Diceva Eduardo “Giri un film? Comprati una sedia, le pause sono infinite”.

Anticipazioni legate al tuo futuro artistico?
Ho un sodalizio artistico che proseguirà, spero, nel tempo, con Gaia de Laurentiis con cui riprendiamo ogni tanto il mio, “Vi racconto Madame Curie”. C’è anche altro da affrontare insieme a lei. Torneranno a breve sul palco due miei testi e curerò insieme a Barbara Chiesa la rimessa in scena del nostro, “Sottoscacco”, sul rapporto tra Alberto Canova e Napoleone Bonaparte. Non ho nessuna intenzione di fermarmi, anche dal punto di vista dell’insegnamento.

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