Sud Black Medea – gratitudine alla vita al San Ferdinando

Sud Black Medea – gratitudine alla vita al San Ferdinando

Dal Borgo di Sant’Antonio Abate al palcoscenico, Sud Black Medea, 23 donne diventeranno protagoniste grazie al progetto “Criscito”.

Il palcoscenico del Teatro San Ferdinando di Napoli si prepara a illuminarsi il 30 maggio alle 19.30 con uno spettacolo che è molto più di una semplice rappresentazione teatrale. Stiamo parlando di “I Sud Black Medea – gratitudine alla vita”, un progetto che vede protagoniste 23 donne dal cuore del Borgo di Sant’Antonio Abate, pronte a raccontare storie di vita, resilienza e rinascita. Un’iniziativa che nasce dalla proficua collaborazione tra il Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale e l’Associazione IF-ImparareFare ETS, inserita nel più ampio e ambizioso Progetto Criscito.

Questo non è solo teatro, è un vero e proprio percorso di emancipazione. Donne napoletane, nigeriane, keniane, madri, figlie, tutte unite da un filo invisibile ma potentissimo: la volontà di superare le difficoltà e di farsi sentire. Grazie al laboratorio teatrale “I Sud”, giunto alla sua terza edizione, queste donne sono diventate attrici, dando voce a un adattamento del mito di Medea di Euripide e a un racconto toccante di Ama Ata Aidoo, “Pidocchi”, curato dalla penna di Sabrina Efionayi. Una regia sapiente, quella di Alessandra Cutolo, che in continuità con le edizioni precedenti, ha guidato questo viaggio, affiancata dalle coreografie vibranti di Moussan Yvonne N’dah. Si tratta di un’opportunità unica per il pubblico di assistere a una performance che va oltre la mera interpretazione, toccando le corde più profonde dell’anima e della società.

“I Sud Black Medea”: Il mito che si fa presente

I Sud Black Medea – gratitudine alla vita” è molto più di un titolo accattivante; è la chiave di volta di questo progetto. L’adattamento della celebre tragedia di Euripide non è casuale. Medea, la figura dell’eterna peregrina, condannata all’esilio e tradita dall’uomo che amava, risuona con forza nelle vite di molte donne di oggi. “Le vicissitudini delle figure femminili della tradizione classica si dimostrano sempre più contemporanee, risuonando nelle vite delle donne di oggi, napoletane e straniere, abbandonate dai mariti in situazioni di marginalità”, si legge nelle note del progetto. Questa precarietà è ulteriormente esacerbata dalla condizione di migrante, una condizione che porta con sé il terrore della persecuzione e, appunto, dell’esilio, proprio come la protagonista della tragedia greca. Il palcoscenico diventa così un luogo di catarsi, dove il dolore si trasforma in forza, e la solitudine in solidarietà. Le storie personali di queste donne si intrecciano con il mito, creando un tessuto narrativo potente e universale, capace di toccare le corde più intime del pubblico e di generare una riflessione profonda sulla condizione femminile e sulla società contemporanea.

Donne protagoniste: Un viaggio di formazione e inclusione

Il percorso di queste donne è iniziato molto prima che si alzasse il sipario. È nato dall’incontro con le educatrici e psicoterapeute di IF-ImparareFare, che hanno identificato i nodi tematici trasversali alla condizione di donna e madre in ogni angolo del mondo. Questi temi, poi, sono stati trasposti e rielaborati nel laboratorio teatrale, in partnership con il Teatro Stabile di Napoli. L’associazione IF-ImparareFare, con il supporto costante dei suoi Educatori, ha giocato un ruolo cruciale nella realizzazione del laboratorio, fornendo elementi educativi e un sostegno fondamentale per la formazione di una nuova comunità interculturale. L’obiettivo è chiaro: fare in modo che questo sia un percorso di formazione personale e di comunità, essenziale per costruire e rafforzare i legami sociali delle donne sul territorio. Si continua a tessere una trama di inclusione, volta alla co-costruzione di un pensiero circolare e condiviso, dove ogni donna è protagonista e, allo stesso tempo, sostegno per le altre. Un esempio lampante di come l’arte e l’impegno sociale possano convergere per generare un impatto significativo e duraturo sulla vita delle persone.

Progetto Criscito e IF-ImparareFare: Il lievito della comunità

Dietro il successo di “I Sud Black Medea” c’è un impegno costante e una visione chiara, incarnati dal Progetto Criscito – Fermento nel Borgo e dall’associazione IF-ImparareFare. Il nome del progetto, “Criscito”, non è casuale: è il lievito madre, quel fermento che permette agli impasti di maturare. E proprio come il lievito madre, l’ambizione è quella di essere promotori di una “lievitazione” del capitale sociale nel Borgo di Sant’Antonio Abate e nell’intera area di riferimento, con un’attenzione particolare a bambini e famiglie. “Lo scopo è arrivare a strutturare un intervento duraturo in un contesto oggi troppo segregante”, è la mission dichiarata. Grazie al finanziamento di Fondazione EOS (Edison Orizzonte Sociale) e di Impresa Sociale Con i Bambini, si sta allestendo uno spazio di crescita, un vero e proprio luogo di attrazione comunitario. L’aspirazione è creare un luogo che sia al tempo stesso operativo e simbolico, dove cresca la consapevolezza comunitaria, si attivi la cittadinanza e si favorisca la coesione sociale e il riconoscimento di diritti, diversità e opportunità di sviluppo sostenibile locale.

IF-ImparareFare: Un presidio educativo nel cuore del Borgo

L’associazione IF-ImparareFare è il motore di questo cambiamento. Ente del Terzo Settore, promuove lo sviluppo educativo e sociale attraverso azioni di sviluppo prossimale, dove il protagonismo di bambini, madri, padri e cittadini è sempre in crescita. La sede, in Piazza Sant’Anna a Capuana, 10, nel cuore del Borgo di Sant’Antonio Abate, è un vero e proprio presidio educativo di prossimità. Qui si svolgono diverse attività educative e sociali, tutte volte a contrastare l’esclusione precoce e multifattoriale. La creazione di relazioni di fiducia è alla base di ogni azione, con interventi educativi che si estendono sia all’interno che all’esterno della scuola. L’impegno di IF-ImparareFare è tangibile e fondamentale per il tessuto sociale del Borgo, dimostrando come l’impegno civico e la dedizione possano realmente fare la differenza nella vita delle persone e nella costruzione di un futuro migliore per l’intera comunità. Un’iniziativa da non perdere, che dimostra come il teatro possa essere uno strumento potente di cambiamento e integrazione.

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