Mombao

Mombao: felici dei messaggi di gratitudine da parte del pubblico

Incontriamo i Mombao, reduci dall’esperienza ad X-Factor. Un duo particolare, che ha saputo donarci un nuovo modo di vivere la musica, l’arte, nel pieno senso della parola.

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Ringraziamo, dunque, Damon Arabsolgar e Anselmo Luisi della disponibilità, dell’averci concesso questa intervista.

Benvenuti su La Gazzetta dello Spettacolo ai Mombao. Come state?

Molto bene. E’ un periodo bello denso, ricco di impegni, esperienze e risposte incoraggianti.

Torniamo alle origini. Come ha avuto vita questo vostro percorso a due?

Ci siamo conosciuti all’università Bocconi, più di dieci anni fa. Poi, recentemente, abbiamo deciso di fare musica assieme, seppure provenissimo da percorsi musicali completamente diversi. Abbiamo dato inizio a tutto ciò senza porci degli obiettivi prefissati e senza avere un’idea chiara di cosa avremmo voluto comunicare e dove saremmo voluti arrivare.

Quanto ha contato, nel vostro percorso artistico, l’esperienza ad X-Factor?

Da un punto di vista strettamente artistico, credo molto poco. Da molti altri punti di vista è stata un’esperienza importantissima: ci ha permesso di conoscere dall’interno una realtà gigante ed estremamente strutturata, ci ha fatto capire come funzionano certe dinamiche e certi processi decisionali complessi. E poi ci ha permesso di raggiungere un pubblico molto vasto che altrimenti non saremmo mai riusciti a raggiungere: stiamo ancora ricevendo tantissimi messaggi commoventi di persone da tutta Italia che ci esprimono gratitudine e apprezzamento per quello che abbiamo fatto. Questo per noi è preziosissimo.

Un genere musicale particolare, il vostro. Cosa potete dirci a riguardo?

Ci sono tanti temi per noi importanti che è difficile comunicare in un format standardizzato come quello televisivo, ma siamo felici che alcuni di questi aspetti apparentemente sono riusciti ad arrivare lo stesso. Non c’è un genere specifico al quale facciamo riferimento, ma c’è un messaggio complesso che speriamo di far arrivare attraverso la nostra musica: la riscoperta della saggezza del corpo, l’importanza del rituale e della trasformazione, la condivisione di un immaginario costruttivo per il futuro, il recupero di tradizioni musicali antiche e contemporanee da parte diverse del mondo per proporre una musica che sia trasversale e comprensibile all’essere umano in quanto tale a prescindere dalla sua appartenenza culturale.

Cosa vi augurate di poter realizzare in futuro?

Molte cose. Stiamo ricevendo molte proposte in questo momento e ci sono molte direttive che vorremmo esplorare, tour e concerti, musica per film e tanto altro. Abbiamo anche ricevuto una proposta per collaborare con un team che si occupa di realtà virtuale, ma è ancora presto per darvi notizie più specifiche.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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