Dario Sansone ci racconta il viaggio dei Foja. Foto di Riccardo Piccirillo.
Dario Sansone ci racconta il viaggio dei Foja. Foto di Riccardo Piccirillo.

Dario Sansone ci racconta il viaggio dei Foja

Dario Sansone è il leader dei Foja, con il quale abbiamo voluto affrontare un viaggio nei percorsi che ha vissuto la band, passando per il tour internazionale di quest’anno, fino ad arrivare al concerto di fine anno che si terrà a Napoli.

Dario Sansone ci racconta il viaggio dei Foja. Foto di Riccardo Piccirillo.
Dario Sansone ci racconta il viaggio dei Foja. Foto di Riccardo Piccirillo.

La formazione ufficiale dei Foja è composta dallo stesso Sansone (voce e chitarra), Ennio Frongillo (chitarra elettrica), Giuliano Falcone (basso elettrico) e Giovanni Schiattarella (batteria).

Ma quello che non tutti sanno, è che il giovane cantautore è anche regista e scrittore. Con Alessandro Rak è aiuto regista e storyboarder del lungometraggio di animazione L’arte della Felicità e nel 2017 collabora per il lungometraggio Gatta Cenerentola.

Ma conosciamolo meglio:

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo a Dario Sansone. Partiamo dalla tua figura di voce e chitarra della band Foja. Parlaci del termine Foja, che personalmente non saprei tradurre in Italiano, se non avvicinarlo ad un “tengo l’arteteca, tengo la foga“…

Grazie a voi per ospitarmi. Sicuramente è così: Foja è qualcosa che indica un senso di irrequietezza che si usa per indicare solitamente i bambini, quando non riescono a stare fermi. Rappresenta anche un po’ il nostro modo di rapportarci al live… Eventi energici, dove la musica non è solo per l’ascolto, ma anche da vivere.

Facciamo un viaggio insieme a Dario Sansone: partiamo dalla vostra prima canzone “O ciore e o viento”, che pochi giorni fa ha superato i 2 milioni e mezzo di visualizzazioni, ed arriviamo all’ultima: “O treno che va”… che è proprio un vero e proprio viaggio…

Ne è passato di tempo, anche perché noi siamo tra “quelli che la gavetta l’hanno fatta”. Abbiamo cominciato il nostro viaggio come Foja nel 2006, e quindi sono circa 12 anni che siamo insieme. Abbiamo cominciato anche in un momento dove in città, a Napoli, l’uso del napoletano nel rock-folk era un po’ “oscuro”, subito dopo l’ondata degli anni ’90 che aveva visto un boom di band come gli Almamegretta o i 24 grana. Collegato al clima musicale, sicuramente una disillusione “politica” c’è stata, ed ha portato un allontanamento dal cantare in napoletano nella musica suonata nell’underground.

Foja. Foto di Riccardo Piccirillo
Foja. Foto di Riccardo Piccirillo

Scrivere in napoletano mi riesce in maniera molto naturale, direi quasi in modo istintivo, per amore delle radici della “lingua” e del fascino che hanno certi termini. Dall’uscita del primo album nel 2011 è sicuramente cambiato il fatto che prima ti attaccavi le locandine per strada da solo, oggi c’è una riconoscibilità.

Quello che è stato parte importante del viaggio è sicuramente il rapporto con Alessandro Rak per il primo video clip. Da li nasce il viaggio lungo con le persone che sono entrate in contatto con noi e con il nostro mondo. Siamo sempre più richiesti passando per tappe importanti e sicuramente mi e ci hanno segnato le due candidature ai David e il Concerto al San Carlo di Napoli.

Il tuo rapporto con il cinema? Preferisci farlo o guardarlo?

Preferisco provare a fare cose belle e fare cose belle. Per quanto sia bipolare rispetto a cinema e musica penso che le arti abbiano un unico modo di rapportarsi agli esseri umani… Ad esempio, in una canzone c’è più istinto, ma puoi avere delle illuminazioni che si materializzano su carta e disegnarle… a volte è tutto collegato.

Il 29 Dicembre, si chiude il tour con una data alla Casa delle Musica. Cosa dobbiamo aspettarci per questa data di fine anno?

Noi abbiamo invitato tutti gli amici sia sul palco che nel backstage. Tutti coloro che hanno scambiato musica con noi, con l’obiettivo di fare una vera e propria festa…

Chiuderemo il viaggio del 2018 il 29 dicembre, dopo aver fatto tanti viaggi in furgone e in aereo. L’ultimo tour europeo ci ha dato soddisfazioni con i club pieni: i napoletani si sentivano a casa grazie a noi. Questa cosa ha segnato tutto il nostro percorso che non si ferma qui, in quanto ad Ottobre prossimo andiamo in Canada e continuiamo le collaborazioni. A febbraio registreremo avremo una chicca registrata con il Canada, oltre l’uscita del videoclip girato negli States.

Tanto sociale anche in questo tour quindi…

Si, anche perché questo nostro progetto di scambio con culture ed altre identità, soprattutto in questo momento storico, ha un valore importante per noi. E’ un messaggio che ci piace far passare… la musica è nulla senza il sociale.

Grazie per la tua disponibilità e ci vediamo alla Casa della Musica!

Grazie a voi…

Su Francesco Russo

Francesco Russo, giornalista e direttore del quotidiano "La Gazzetta dello Spettacolo", comunicatore digitale ed ufficio stampa di eventi e VIP.

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