Quello che so di te, di Nadia Terranova

Nadia Terranova. Foto di Vito Maria Grattacaso

Quello che so di te, di Nadia Terranova

Speciale sul nuovo romanzo di Nadia Terranova che prende il titolo di “Quello che so di te”: storia di una madre e una figlia.

Arriva nelle librerie, il 14 gennaio, il nuovo romanzo di Nadia Terranova. Il titolo è “Quello che so di te” (Guanda, pag. 272). La scrittrice consegna ai suoi lettori uno scritto denso di pagine che rimandano al potere della memoria, un campo presente nella psiche di tutti, ma che mette in crisi la capacità di attraversarla. Difficile non tenerne conto, visto che in essa è depositata l’essenza di chi si è nel tempo presente.

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La storia narrata da Nadia inizia con una giovane donna di fronte alla figlia appena nata. Essa si interroga sul futuro di quella bimba che deve difendere. Difendere da cosa? Certo, il mondo non è un luogo sgombro da pericoli. Bisogna guardarsi anche dalle situazioni apparentemente semplici, ordinarie, per avere sempre una strada precisa per ritornare a casa. Ma, nel caso del racconto legato al romanzo Quello che so di te, il pericolo che la madre paventa è più subdolo. Si tratta di un tema immateriale: la follia. Per quanto astratto, quel concetto pesa ed è collegato alla sua famiglia. Infatti nel suo nucleo famigliare è presente Venera.

La bisnonna ha sempre avuto un posto particolare fra le figure parentali. Venera in tempi lontani ha varcato la soglia del Mandalari; questo era il nome dell’ospedale psichiatrico di Messina. Mentre la madre accarezza la guancia di sua figlia ripensa a quel lontano giorno di marzo quando, secondo la mitologia famigliare, Venera fu rinchiusa in una di quelle stanze dove arrivavano i lamenti degli altri pazienti. Non è mai stata chiarita fino in fondo la motivazione di quella lunga permanenza della bisnonna in quel luogo grigio. Ora, con una bimba sotto la spada di Damocle della pazzia, urge comprendere meglio la triste epopea di Venera.

In “Quello che so di te” è presente un grande affresco, una fatta certamente dalle donne, ma gli uomini hanno anch’essi dei colori forti. Per questo i fan di Terranova troveranno figure di padri che hanno spalle larghe per sostenere tutto il dolore che capita loro addosso, e braccia vigorose e adatte a lanciare le granate in guerra. Certo, ci sono anche uomini che possono fuggire o spaventarsi, come del resto succede nella realtà.

Comunque, in generale, le donne e gli uomini di questa famiglia mostrano un tenace coraggio, e lo fanno passando ai fatti. Ritornano a Messina, camminano fra le mura dove la bisnonna è stata rinchiusa; cercano fa le memorie di tutti, scrutano i responsi della psichiatria e li confrontano con quelli dei racconti familiari. Un libro che narra l’epopea di Venera con lo scopo di chiarire il presente e il futuro di una famiglia in preda a una crisi d’identità.

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