Enrico Oetiker. Foto ufficio stampa
Enrico Oetiker. Foto ufficio stampa

Enrico Oetiker, non mi fermo mai

A tu per tu con Enrico Oetiker

Enrico Oetiker è al cinema con il film Classe Z per la regia di Guido Chiesa. Il giovane attore arriva al cinema con un personaggio che può e deve regalare un grande messaggio: quello di migliorarsi.

Enrico Oetiker. Foto ufficio stampa
Enrico Oetiker. Foto ufficio stampa

La carriera di Enrico è tutta in salita, perchè dietro ad un bel viso come il suo, c’è la consapevolezza del mestiere che sta portando avanti con passione, umiltà, e quel pizzico di iperattività ( come la chiama lui) che lo rende capace di farsi notare con eleganza e simpatia.

La Gazzetta dello Spettacolo incontra Enrico Oetiker e il suo Ricky.

Enrico Oetiker, sei al cinema con il film Classe Z. Presentami il tuo personaggio…

Il mio personaggio si chiama Ricky ed è un ragazzo giocherellone che ha un canale youtube su cui carica tutte le bravate che fa. Ricky è pieno di followers ma non ha un amico vero perchè con il carattere che ha non prende mai sul serio le cose e la gente tende a screditarlo.

Quali sono i lati del carattere di Ricky in cui ti riconosci?

Ricky, in realtà, è un ragazzo sensibile ma scherza molto e quindi la sua sensibilità viene completamente bypassata. Sicuramente, quando avevo l’età di Ricky, tendevo sempre ad andare oltre a ciò che sentivo, facevo finta di nulla, e scherzavo sempre. Come Ricky avevo un forte scudo per nascondere ciò che ero.

Quale è il messaggio che speri colgano i ragazzi che andranno al cinema a vedere Classe Z?

Per quanto riguarda il mio personaggio, spero che passi il messaggio che si può scherzare nella vita ma che bisogna prendersi anche le proprie responsabilità. Possiamo essere dei ragazzi studiosi e ambiziosi e al tempo stesso giocherelloni. Una cosa non deve escludere l’altra. Per quanto riguarda il film, spero che si capisca che da soli si va forte, ma che insieme agli altri si va più lontano. I giovani di oggi sono molto individualisti e questo film vuole unire i ragazzi, solo unendosi agli altri si affrontano i problemi e le sfide della vita.

Che esperienza è stata per te a livello umano e a livello professionale?

A livello umano, è stato divertentissimo. Ho avuto la fortuna di fare un personaggio comico, e ho avuto la possibilità di sdrammatizzare tra un ciak e l’altro. Con il cast, con il regista e con la troupe abbiamo creato un bellissimo rapporto, eravamo una famiglia e questo si noterà anche nel film. A livello professionale, questo era il primo personaggio totalmente comico. Dover far ridere è una sfida molto impegnativa. La comicità è difficile, ed è matematica rispetto al drammatico, quando ti ritrovi nella commedia pura devi essere preciso con le battute.

Enrico, ti chiederei di presentarmi ai nostri lettori.

Sono una persona iperattiva, non riesco a star fermo per un secondo. Ho uno scarso senso pratico, sono una persona molto generosa a cui piace aprirsi al mondo e alle cose nuove. Sono, spesso, un po’ indisciplinato e distratto, ho un po’ la testa tra le nuvole e sono perso tra i miei pensieri però so anche essere caparbio e ambizioso. Quando punto ad una cosa, tendo a far del mio meglio per ottenerla. Sono una persona positiva, sicuramente!

E quando hai capito che la recitazione poteva essere il tuo punto fisso e quindi il tuo mestiere?

Io ho cominciato quasi per gioco. Ero al primo anno di università, ma dopo quell’anno mi sentivo di non appartenere a quel posto. Un mio amico che già faceva l’attore, mi esortò a provare questa strada dicendomi che mi vedeva adatto perchè ero espressivo, sensibile. Partì come un gioco, feci delle audizioni e mi presero. Da lì, mese dopo mese, mi sono reso conto che determinate cose funzionavano ed è stato tutto così naturale. Sicuramente, ho studiato tanto per arrivare a vincere i provini.

Quale consiglio daresti ad un giovane ragazzo della tua età che vuole intraprendere questa strada professionale?

Ai ragazzi direi di leggere, incuriosirsi. Più cose vedi, più cose sai. Più cose vivi, più cose assorbi. Questo ci può portare ad affrontare i personaggi. Deve esserci una grande cultura dietro questo mestiere, perchè questa cultura puoi portartela dietro nella preparazione dei personaggi e nei rapporti umani. Le cose che vivi te le porti dietro come risorse per affrontare una scena da interpretare. Bisogna lavorare sodo, poi, perchè la faccia e il talento da soli non bastano.

C’è un ruolo che vorresti fare adesso?

A me piace molto il drammatico. Vorrei interpretare un ruolo estremo, in modo da fare delle cose che nella vita non potrei mai fare. Vorrei ottenere ruoli con delle malattie diverse, delle morbosità, delle perversioni e dei drammi diversi. Vorrei ottenere ruoli di ragazzi malati, drogati, problematici, criminali. Ecco, dei ruoli che spesso per la mia faccia in questo momento non mi vengono richiesti!

Hai dei progetti futuri di cui vuoi parlarci

Ad ottobre sarò a teatro con uno spettacolo diretto da Alessandro Prete. Poi, nel frattempo, sto aprendo una casa di produzione con Alessandro. Abbiamo già prodotto due corti, uno ha vinto il premio Los Angeles Awards e l’altro è in uscita. Diciamo che mi sto muovendo su più fronti. Non mi fermo mai!

Prima consigliavi ai ragazzi di leggere. Allora quale è l’ultimo libro che hai letto?

Sto leggendo Io e te di Niccolò Ammaniti!

Su Anna Chiara Delle Donne

Redattrice

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