Giovanni Anzaldo, Filippo Scicchitano e Sara Serraiocco

Giovanni Anzaldo, la mia sfida quotidiana

A tu per tu con Giovanni Anzaldo

Giovanni Anzaldo è il giovane protagonista del nuovo film di Giovanni Veronesi: Non è un paese per giovani. Accanto agli attori Filippo Scicchitano e Sara Serraiocco, affronta il tema dei giovani in fuga dall’Italia per un futuro diverso e forse migliore. Il film, girato e ambientato a Cuba, è stata una vera sfida umana e professionale per Giovanni. Oggi, La Gazzetta dello Spettacolo incontra un attore in continua sfida.

Giovanni Anzaldo, Filippo Scicchitano e Sara Serraiocco

Parlami del tuo personaggio in Non è un paese per giovani…

Luciano fa il cameriere in un ristorante dai fratelli Agonia, due fratelli burberi che sfruttano i loro dipendenti. Ad un certo punto, conosce Sandro, un ragazzo poco più giovane di lui. I due stringono amicizia e Luciano gli confida il suo sogno: andare a Cuba e aprire un ristorante con il wifi a Cuba. Inizialmente, Luciano è un personaggio un po’ schivo e riservato. Ha un po’ questo lato misterioso.

Ti somiglia?

In qualcosa mi assomiglia. Ad un certo punto, Luciano si porta un po’ una rabbia dentro che penso che sia quella rabbia che ognuno di noi si porta dentro nella vita. Certo, io non do’ mai sfogo alla mia rabbia e non finisco come lui a fare a botte!

Giovanni AnzaldoChe esperienza è stata per te questa a livello professionale?

Questa è stata una delle esperienze più belle della mia vita perchè Veronesi è un regista che ho sempre stimato e mi ha dato una grande opportunità. Poi, abbiamo girato a Cuba in un periodo storico di grande apertura. E’ stata un’esperienza magica perchè ho avuto l’opportunità di lavorare ogni giorno, di essere sul pezzo, di crescere a livello professionale.

E a livello umano?

Ho avuto modo di conoscere tante persone, sia sul set che fuori dal set a Cuba. Ho cambiato continente e sono stato arricchito dalle persone che ho conosciuto durante i giorni di pausa dal set. Sono partito con una valigia vuota e sono tornato a casa con due valige piene umanamente. E’ stato un grande arricchimento.

Come ti sei trovato con il regista Giovanni Veronesi?

Io vengo dal teatro, quindi ho un modo di vedere il testo non in modo prettamente cinematografico, ovvero un lavoro che va continuamente in sottrazione . Metto tanta carne al fuoco e prediligo tanto i personaggi che hanno molto di più da raccontare o qualcosa di nascosto che pian piano va tirato fuori.

Giovanni Veronesi ama molto la direzione degli attori, ho lavorato di sottrazione molto spesso e ho girato delle scene non in modo automatico, come verrebbero fatte. Ci sono scene che predilige e a quelle si dedica anima e corpo. Veronesi è lì con te, in ogni scena, per fartela fare al meglio possibile e mi sono trovato benissimo.

Che consigli ti ha dato o un insegnamento particolare che porti con te nelle esperienze professionali che fai?

Una delle tante cose che mi ha detto è di ricordarsi che quando si va ad un provino si deve fare sempre meno di quello che aveva pensato di fare. Fare sempre meno perchè Tanto la camera ti restituisce tutto il lavoro che fai.

Quale è il messaggio che speri che il pubblico colga di Non è un paese per giovani?

Mi auguro che la gente si emozioni e si commuova. Tramite l’emozione ognuno recepisce quello che voleva da questo film. Non è un paese per giovani parla di una generazione in fuga ma anche di speranza, di sogni, di rabbia, di sconforto, di smarrimento. Io spero che con le emozioni il pubblico riesca a percepire quello che vuole e quello che lo arricchisca, come ha arricchito noi facendo questo film.

Quale è il consiglio che daresti ad un giovane che vorrebbe intraprendere il tuo stesso percorso artistico?

Io consiglierei di studiare. Certo, ci sono molti attori che sono dotati di un talento innato e che non hanno fatto nessun tipo di scuola. Studiare recitazione non è una regola che si adatta a tutti però mediamente consiglierei questo perchè avvantaggia. E poi, consiglierei di iniziare a recitare a teatro, che secondo me è la radice di questo mestiere.

Giovanni, ma tu come sei nella vita quotidiana? Presentati…

Sono un ragazzo timido, insicuro e cerco di darmi delle sfide quotidiane che possano tenermi in vita. Penso che l’obbiettivo in questo mondo sia l’unica cosa per cui vale la pena vivere. Se un uomo non ha un sogno che si deve rinnovare quotidianamente non ha senso.

Cosa rappresenta per te la recitazione?

La recitazione rappresenta una sfida che mi faccio quotidianamente. Mi sento lontano da me quando recito. Ogni volta che per la prima volta devo andare in scena o devo girare qualcosa, preferirei morire! Gli inizi per me sono devastanti e per questo recito, per abbattere questo timore che ho nei confronti di questo mestiere. Quando poi inizio, ho carburato e vorrei non fermarmi più.

C’è un ruolo che vorresti ottenere in futuro?

Non ci ho pensato. Sicuramente, il ruolo che ho fatto con Giovanni Veronesi era uno di quei ruoli che volevo fare. Ora vorrei qualcosa di più allegro, tipo recitare in una commedia. Vorrei ottenere un personaggio così lontano da me, un qualcosa di lontano per mettermi alla prova.

Progetti futuri?

Da ieri fino al 9 aprile sarò al Teatro Eliseo con lo spettacolo L’isola degli schiavi con Stefano Fresi. Poi, sarò a teatro con lo spettacolo Nel nome della rosa a Torino. Insomma, tanto teatro e poi c’è un film che devo finire…

Su Anna Chiara Delle Donne

Redattrice

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