open grave

Open Grave, la recensione

Il regista del found footage “Apollo 18” mette in scena un thriller dalle dubbie qualità. Catalogato come horror Open Grave non riesce a suscitare tensione ne paura per tutto l’arco del film lasciano a fine visione un senso di pesantezza.

Una scena di Open Grave.
Una scena di Open Grave.

La regia di Gallego funziona: i movimenti di macchina frenetici ti inseriscono a pieno livello sulla scena e l’inserimento di flash back poco comprensivi accrescono la curiosità nello spettatore; peccato che tutto ciò sia realizzato con poca cura: la struttura della sceneggiatura è totalmente al contrario di quelle viste solitamente con degli elementi che ricordano parecchio serie tv come Lost o The Walking Dead ma il suo più grande difetto è quello di non avere un ritmo costante che finisce in più di una circostanza a distrarre lo spettatore dalla scena.

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Le situazioni il più delle volte vengono descritte in maniera fin troppo frammentaria e lo spiegone finale salva solo in parte l’intero prodotto. La fotografia del film funziona parecchio con l’alternanza di colori caldi e freddi a seconda delle situazioni e l’utilizzo di rallenty ben studiati che non sembrano mai fuori luogo. Ottime inquadrature, ben messo in scena e ben recitato da attori che sommariamente riescono a portare avanti la scena: Sharlto Copley, il fratello mancato di Daniel Day-Lewis in “Gangs Of New York” funziona parecchio come personaggio confuso e la mancanza di fiducia in se stesso lo eleva ancora di più, in termini stretti.

Tutto il cast viene promosso anche se purtroppo il film non funziona per intero. Sceneggiatura e ritmo frammentario accompagnate da una fotografia e da un comparto tecnico interessante che ricorda il cinema di Inarritu portano in scena un film altalenante che comunque merita una visione per lo stile e per il tentativo.

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Redazione Giornalistica

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