Gianni Rosato: qualità della vita? Dipende dalla voce che decidiamo di seguire

Gianni Rosato: qualità della vita? Dipende dalla voce che decidiamo di seguire

Una interessante intervista con l’attore Gianni Rosato, che sarà tra i protagonisti della Festa del Cinema di Roma con Pontifex.

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Incontriamo l’attore Gianni Rosato presente nel cast del nuovo docufilm di Daniele Ciprì, “Pontifex”, un progetto atteso e che sarà presentato durante la prossima Festa del Cinema di Roma. Fede e speranza alla base di questo nuovo lavoro ed è Rosato stesso ad anticiparci qualcosa in più…

Ben ritrovato su La Gazzetta dello Spettacolo, Gianni Rosato. Presto potremo rivederti nel docufilm, “Pontifex”, diretto dal pluripremiato regista Daniele Ciprì, un progetto che sarà presentato alla Festa del Cinema di Roma. Cosa puoi anticiparci a riguardo e come hai vissuto questo nuovo ruolo?
Sono davvero entusiasta di questo progetto e non vedo l’ora di vederlo al cinema. Il cuore del docufilm è l’intervista esclusiva a Mons. Rino Fisichella, voce autorevole della Chiesa, capace di affrontare i grandi temi contemporanei con un linguaggio semplice ma potentissimo. “Pontifex” alterna registri diversi: accanto alla parte documentaria, una sezione di finzione propone un dialogo simbolico tra tre personaggi – la Speranza (Rossella Brescia), il Suicida (che interpreto io) e il Mondo (Cesare Bocci) – per riflettere sul rapporto tra l’essere umano, la fede e la ricerca di senso. Sono molto felice ed orgoglioso di aver condiviso questa esperienza con due grandi attori come Rossella Brescia e Cesare Bocci. Dopo la presentazione al Festival del Cinema di Roma, Pontifex sarà al cinema dal prossimo 24 novembre.

Gianni Rosato

Quali rapporti si sono venuti a creare sul set con i tuoi colleghi?
Lavorare con Daniele Ciprì è stato unico. È un regista generoso, capace di osservare la storia sia dal punto di vista del personaggio sia da quello della narrazione complessiva. Il rapporto tra attore e regista è basato sulla fiducia, questo perchè quando ti affidi ad un regista devi accettare di lasciarti guidare e, soprattutto, devi saper ascoltare. Daniele Ciprì ha anche una rara capacità, quella di saper leggere il corpo dell’attore, coglierne le sensibilità e trasformarla in materia viva per il personaggio. Questo fa la differenza tra un lavoro superficiale e un’opera compiuta. Tra l’altro, i miei colleghi di set, Rossella Brescia e Cesare Bocci, sono stati una bella scoperta. Vi parlo di due professionisti impeccabili e, al tempo stesso, persone genuine e brillanti, anche nei momenti di pausa. Ho trovato grande dedizione in tutti i reparti, ma ciò che più mi ha colpito è stato l’equilibrio che regnava sul set. Al timone, oltre al carisma di Ciprì, c’era la straordinaria Miriam Rizzo, suo aiuto regia: generosa, attenta e sempre disponibile. Alla fine delle riprese, la malinconia e la voglia di rivedersi hanno prevalso su tutto.

Quanta strada hai compiuto sino ad ora, quali maggiori consapevolezze porti con te?
In questo mestiere la strada percorsa non è mai abbastanza e nulla ti è dovuto e tutto va conquistato. Solo di recente ho imparato a collegare i frammenti della mia vita con un unico filo conduttore, e questo mi ha aiutato a crescere. La regola che seguo è semplice: impegno, sacrificio e passione portano sempre frutti, anche quando tardano ad arrivare. Non bisogna temere il proprio potenziale. Se impari a non avere paura di te stesso, persino l’universo finisce per piegarsi al tuo volere. I successi altrui andrebbero osservati con curiosità e ammirazione, non con invidia, solo così possiamo capire il cammino che li ha resi possibili. In ognuno di noi convivono forze diverse, istintive e razionali, terrene e spirituali. La qualità della nostra vita dipende da quale voce decidiamo di seguire ogni giorno.

Chi è oggi Gianni Rosato e quali passioni caratterizzano il tuo vissuto?
Sono curioso per natura, sportivo da sempre e testardo per carattere. Leggo per crescere, amo il cinema, la buona cucina, i viaggi, divoro serie tv. Sogno a occhi aperti, mi emoziono facilmente e mi innamoro non solo delle persone ma anche delle situazioni e delle cose. La vita, per me, è come un puzzle: i pezzi più grandi sono la famiglia e i valori che ci sostengono, ma i tasselli più piccoli – le passioni – completano l’immagine. Senza, restiamo incompleti. Chi non ha una passione non è vuoto, semplicemente non l’ha ancora scoperta. E non c’è un’età per trovarla, ed è proprio questo il bello.

Anticipazioni future di cui poterci parlare?
Con Daniele Ciprì ho lavorato anche a “Omaggio a F”, un cortometraggio dedicato a Federico Fellini in collaborazione con la RUFA (University of Fine Arts) di Roma. A oltre trent’anni dalla sua scomparsa, Fellini continua a ispirare generazioni di cineasti, e il progetto – apprezzato in Italia e all’estero – sarà presto disponibile su Rai Cinema Channel. Continua intanto il percorso di “Emanuelle Do Ut Des”: dopo il Festival di Berlino è approdato su Netflix, dove resta tra le proposte più seguite. È un film che mi sta particolarmente a cuore perché affronta la violenza di genere, una delle più gravi violazioni dei diritti umani. La violenza non è mai forza, ma solo distruzione. Per questo sarò sempre grato alla produzione Flat Parioli per aver creduto in un progetto necessario.

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