Stefano Chiantini: i Supereroi della mia vita? La famiglia
Intervista a Stefano Chiantini, regista impegnato con il suo film “Supereroi” che vuole essere un monito di speranza.
Un nuovo film per il regista Stefano Chiantini che ci presenta “Supereroi” con la speranza che possa raggiungere un vasto pubblico e toccare i cuori altrui. Un uomo ben consapevole di dovere tanto alla sua famiglia, i veri “Supereroi” della sua vita.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Stefano Chiantini. Un nuovo film all’attivo, “Supereroi”, un messaggio importante da lanciare, un modo per smuovere le coscienze altrui. Cosa puoi dirci a riguardo?
Ti ringrazio per queste parole! Mi auguro anch’io che “Supereroi” possa smuovere più cuori possibili. I miei film solitamente prendono forma piano, andando così a mettere insieme tutti i frammenti che prendono vita quasi inconsapevolmente. Parliamo di un progetto nato da diversi input che mi hanno circondato nel corso del tempo come, ad esempio, un incontro casuale con una ragazza che lavora in un supermercato e tanto altro, per poi costruire attorno ad essi una storia.
Da cosa ti lasci guidare per la scelta degli attori da inserire nei tuoi progetti?
Mi aiuta molto l’istinto, la voglia di lavorare con determinati attori e attrici in un dato momento. Realizzo dei veri e propri incontri che non definirei provini, proprio come è accaduto con Edoardo Pesce, con cui desideravo collaborare da tempo. Lo stesso vale per gli altri attori del cast.
Il peggior male della società a cosa corrisponde, a tuo avviso?
Difficile dirlo! Sicuramente l’egoismo è tra i primi, così come la mancanza di empatia da parte degli altri.
Quale messaggio intendi lanciare con questa pellicola?
Nello scrivere un film non penso ad un messaggio ben preciso. Solitamente accade che sia il tempo ad aiutarmi a trovare qualcosa di adatto da dire e in questo caso è l’amore a guidare tutto.
Quali “Supereroi” hanno caratterizzato la tua infanzia, il tuo vissuto?
La mia famiglia, i miei fratelli, tutti coloro che vivono una quotidianità difficile come lo è stata la loro.
Nient’altro di più vero e forte della normalità.
Esattamente! Grazie.
Stefano Chiantini, come si è avvicinato alla regia?
Provengo dell’Abruzzo, da una famiglia in cui non si respirava affatto quest’aria. Era necessario risolvere la vita giorno per giorno e, per fortuna, le mie giornate all’oratorio erano caratterizzate dalla visione di alcuni film. Questo mi ha portato ad appassionarmi sempre più a questo settore.
Cosa ti piace maggiormente di questo mestiere?
La voglia di poter raccontare storie, qualcosa di viscerale, di fondamentale e che mi anima quotidianamente.
Tra i film del passato, se vogliamo anche del presente, c’è qualcosa che avresti voluto realizzare di tuo pugno?
Ho visto tantissimi film per quelle che sono state le mie diverse età e periodi della vita. Tra quelli che ho più amato ci sono “Fino all’ultimo respiro” di Jean-Luc Godard, “Gatto nero, gatto bianco” di Emir Kusturica, così come “Ecce bombo” di Nanni Moretti. Non mi dispiacerebbe cimentarmi in altri generi, realizzando le varie tematiche che vivo dentro me.
Chi è Stefano Chiantini e cosa ti auguri di poter realizzare un domani?
Sono una persona molto semplice che nella vita continua ad avere il sogno di raccontare le sfide che sento.
Che periodo stai vivendo?
Un periodo positivo, lavorativamente parlando! A brevissimo uscirà “La madre” e non posso che esserne felice.
Anticipazioni legate al tuo futuro artistico?
C’è un nuovo film in cantiere, una storia che racconta una famiglia. Un film a cui tengo molto e che prende spunto da alcuni accadimenti che si sono verificati tempo fa nel mio paese.