Un’anteprima di respiro internazionale con la consegna dell’Excellence Award ad un regista di fama mondiale quale Peter Greenaway. La cerimonia che ha visto come protagonisti Valeria della Rocca, ideatrice e produttrice della kermesse, Marco Spagnoli, direttore artistico e lo stesso maestro Greenaway, si è svolta ieri mattina al Teatro Bellini di Napoli, al termine di un incontro con la stampa partenopea durante il quale il regista gallese ha illustrato la sua ultima opera Goltzius and the Pelican Company distribuito in Italia da Maremosso e Lo Scrittoio.in visione al “Bellini” fino al 12 ottobre.
Visibilmente emozionato nel ricevere il Premio creato dallo scultore napoletano Lello Esposito, Greenaway ha parlato a lungo e del suo film che del rapporto singolare che esiste tra il cinema ed il teatro.<< Il teatro ha un effetto sul cinema e viceversa>>, ha riferito Greenaway; << Wagner voleva creare un’opera perfetta ed anche io, non lo nascondo ho questa aspirazione, ma, mentre lui si adoperava a che tutte le altre espressioni d’arte supportassero la sua, io sostengo la tesi che esiste e deve esistere una stretta connessione tra il palco ed il testo e che bisogna amare tutte le forme d’arte l’architettura in primis ma anche la retorica e la didattica non più “considerate”. Non a caso questo film è già stato proiettato in altri Paesi, non nelle sale di cinema ma in Musei, quali il Louvre a Parigi, il National Gallery a Londra, il Museo d’Arte Moderna in Olanda ed oggi qui a Napoli nel glorioso Teatro Bellini>>
Ed ancora:<< Gli italiani sono nati in una “culla d’arte” e pertanto sono i miei spettatori più amati, in quanto comprendono l’arte barocca ed io posso definire il mio modo di fare cinema “barocco”. Noi registi crediamo che il film sia fatto di immagini ma non è così; il cinema è una fucina di idee strutturato quasi come un saggio , una maniera per confrontare i propri pensieri con quelli del pubblico . Ma questo rapporto quasi “letterario” tra il cinema e lo spettatore spesso è molto dannoso. I film dovrebbero eliminare quel “cordone ombelicale” che li lega al libro. Basti pensare negli ultimi anni ad opere come “Harry Potter” ed “Il Signore degli Anelli” che non possono essere definiti film ma “storie illustrate”>>