U-Turn un progetto da sostenere… con amore
Intervista alla Dottoressa Barbara Locci, Responsabile Assipromos Regione Lazio Ideatrice di U-Turn e progetto 47 sfumature di arcobleno.
Incontriamo la Dottoressa Barbara Locci, Responsabile Assipromos regione Lazio e ideatrice di U-Turn e del progetto “47 sfumature di arcobleno”.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Dottoressa Barbara Locci. Come ha preso forma il progetto U-Turn e cosa possiamo aspettarci da questa prima edizione?
U-Turn nasce da anni di esperienza come Manager del Sociale nel terzo settore e da un viaggio umano che ha profondamente trasformato la mia vita. Ogni progetto che ho avuto l’onore di ideare e realizzare mi ha insegnato qualcosa di prezioso, lasciando in me un’impronta indelebile. Dai progetti a sostegno di donne vittime di violenza, ho imparato la forza della resilienza e il potere della rinascita, un esempio di come la speranza possa essere ricostruita anche dalle ceneri del dolore. I percorsi di integrazione multiculturale nei centri di accoglienza mi hanno mostrato quanto la diversità arricchisca, e come abbattere le barriere culturali possa essere un ponte verso un’umanità condivisa. Nel lavorare con gli anziani per contrastare la solitudine, ho riscoperto l’importanza dell’ascolto e il valore inestimabile della memoria. E attraverso il progetto 47 sfumature di arcobaleno, dedicato alle famiglie con figli con sindrome di Down, ho visto nascere una comunità straordinaria che mi ha insegnato cosa significhi creare legami autentici e dare valore alle differenze. Queste esperienze non hanno solo arricchito la mia vita, ma l’hanno profondamente cambiata. Ho capito che, prima di tutto, il bisogno universale di ogni essere umano è quello di essere amato, riconosciuto e di avere un’opportunità per vivere pienamente sé stesso. Tuttavia, prima di accogliere e accettare gli altri, dobbiamo fare i conti con noi stessi. Credo fermamente che ognuno di noi porti dentro di sé un “diverso”, una parte nascosta, sconosciuta, vulnerabile, che può essere difficile da accettare o da riconoscere. Questo “diverso” è spesso un riflesso delle nostre paure, delle nostre contraddizioni, delle fragilità che preferiamo ignorare. Spesso lo proiettiamo sugli altri, rendendo più semplice giudicare ciò che vediamo fuori piuttosto che affrontare ciò che portiamo dentro. Prima di costruire ponti verso l’esterno, è fondamentale riconoscere e integrare queste parti nascoste del nostro essere, fare pace con le nostre fragilità, perdonarci e accettarci per ciò che siamo. Il mondo esterno non è altro che uno specchio della nostra interiorità: se siamo in conflitto con noi stessi, vedremo conflitti ovunque. Ma se troviamo pace dentro di noi, possiamo davvero contribuire a creare un mondo più inclusivo e comprensivo. Accettarsi significa comprendere che la diversità non è qualcosa di cui aver paura, ma una forza che ci arricchisce e ci rende più umani. Ed è proprio da questa consapevolezza che nasce U-TURN. Non è solo un evento, ma un manifesto, un richiamo a invertire la rotta e costruire una comunità che celebri la diversità come una forza trasformativa. Questo progetto non si limita a influenzare il destino di una singola categoria, ma vuole seminare un cambiamento collettivo in tutti noi, perché solo insieme possiamo costruire un futuro più giusto, umano e connesso. La prima edizione di U-TURN sarà una serata completa e unica, ospitata nella splendida cornice dei Pinispettinati, situato in via Campo Barbarico, 80, Roma. A partire dalle 20:00, gli ospiti potranno immergersi in un’atmosfera conviviale e gustare deliziosi finger food, dando inizio all’esperienza. Dalle 21:00 sulla passerella, rappresentanti di diverse associazioni del territorio romano, sfileranno indossando felpe bianche e nere che portano con se frasi simboliche, rappresentative della visione di U-Turn:
- “Essere uguali significa accettare che siamo tutti diversi.” La vera uguaglianza nasce dall’accettazione dell’unicità di ciascuno.
- “La tua paura del diverso è la mia prigione.” Un potente monito contro i pregiudizi che alimentano l’esclusione.
- “Siamo tutti abili in qualcosa e disabili in altre.” Perché ciascuno ha talenti e fragilità, e la forza sta nel riconoscerli.
- “Se giudichi me, non puoi esimerti dal giudicare te stesso.” Ogni giudizio riflette più di chi giudica che di chi viene giudicato.
- “Ciò che mi rende diverso da te è la nostra vera forza.” La diversità come risorsa preziosa e motore di ricchezza umana.
- “In un mondo imbruttito dai filtri dell’apparenza scelgo di essere autentico.” L’autenticità è il più grande atto di libertà.
- “La normalità è un concetto sopravvalutato.” Perché non esiste un’unica definizione di normalità: ognuno è unico.
- “Restiamo umani, pratichiamo la gentilezza.” La gentilezza è la chiave per costruire connessioni profonde e vere. Queste frasi saranno interpretate attraverso performance artistiche del Circo Bianco, che tradurrà ogni messaggio in performance artistiche di grande impatto emotivo. I ragazzi di 47 sfumature di arcobaleno, ospiti speciali della serata, illumineranno la passerella con la loro energia e autenticità. Durante l’evento ci saranno anche testimonianze di chi ha vissuto e affrontato la diversità, offrendo riflessioni su cui riflettere insieme. La serata culminerà con un DJ set, un momento di celebrazione e condivisione, perché la festa è parte di ciò che unisce le persone e le comunità.Ciò che rende speciale U-Turn è questa consapevolezza: non sono le persone considerate “fragili” a dover cambiare, ma è il mondo che deve imparare a vederle per ciò che sono realmente, con tutto il loro valore unico e irrinunciabile. Solo insieme possiamo costruire una società che metta al centro l’amore, l’empatia e il rispetto. Una società che non sia più dominata dalla paura o dall’indifferenza, ma fondata sull’autenticità e sulla connessione profonda tra le persone. Questo è il nostro compito. Questo è U-Turn.
Una sfilata a sostegno di una causa non poco importante, caratterizzata dalla presenza di ragazzi e ragazze con disabilità. Quanta emozione c’è nei loro occhi, nel rincorrere questo piccolo sogno di inclusione?
L’inclusione non dovrebbe mai essere un sogno da rincorrere, ma un diritto naturale di ogni essere umano. Mi rattrista dover parlare di inclusione, perché il fatto stesso che esista questo termine denuncia la presenza dell’esclusione. E l’esclusione la condizione che dobbiamo trasformare.Questi ragazzi e ragazze non hanno bisogno di una passerella per dimostrare il loro valore. Hanno talenti, sogni e una straordinaria energia che meritano di essere riconosciuti in ogni ambito della loro vita: a scuola, sul lavoro, nelle comunità. Il problema non è ciò che manca in loro, ma ciò che manca a noi e ad una società che troppo spesso non offre loro le giuste opportunità per esprimersi. Ed è qui che intervengo con i miei progetti: creando spazi in cui ciascuno possa essere visto, ascoltato e valorizzato, abbattendo quei muri invisibili che limitano il nostro potenziale collettivo.Come ogni persona, anche loro desiderano essere riconosciuti, apprezzati e brillare. E lo dimostrano in mille modi. Ad esempio, ogni volta che portiamo in giro lo spettacolo teatrale che vede protagonisti i ragazzi di 47 sfumature di arcobaleno, il mio progetto di punta che dirigo da 5 anni, vedo brillare sul palco un talento straordinario, una passione che emoziona il pubblico e che parla di dedizione, impegno e grande valore. Ogni vota è una lezione preziosa: siamo tutti abili in qualcosa e disabili in altre. La vera disabilità non è quella fisica o mentale, ma la mancanza di cuore, di rispetto, di empatia per gli altri.
Ed è qui che, in maniera volutamente provocatoria, mi permetto di creare un’etichetta anche io, dato che oggi sembrano essere così diffuse e c’è questa triste tendenza a catalogare le persone come fossero categorie merceologiche. Propongo allora il concetto di “diversamente umano”, per descrivere chi sceglie consapevolmente di chiudere gli occhi davanti all’altro, chi decide di escludere, di negare il valore e la dignità altrui. Questa etichetta vuole essere una provocazione, un invito a riflettere sul significato autentico dell’essere umano.La vera umanità, infatti, non si trova nelle apparenze o nelle etichette, ma nella capacità di riconoscere l’altro per ciò che è, di vederne l’unicità, il valore e la bellezza. Essere autenticamente umani significa saper accogliere, saper costruire ponti e celebrare la diversità come una ricchezza, non come una minaccia.
Chi rinuncia a questi gesti fondamentali sceglie, in qualche modo, di allontanarsi dall’essenza stessa dell’umanità, che è fatta di empatia, rispetto e connessione profonda con gli altri.L’utilizzo del termine “diversamente umano” non è altro che uno specchio: un modo per mostrare quanto ci allontaniamo dalla nostra stessa natura ogni volta che rifiutiamo l’altro, e per ricordarci che il nostro vero valore si esprime nel modo in cui trattiamo chi è diverso da noi. Solo attraverso l’apertura e la comprensione possiamo davvero vivere in un mondo in cui la diversità non sia solo tollerata, ma riconosciuta e celebrata come il dono che è. Questa serata non è un sogno realizzato per loro: è un’opportunità per noi. È un’occasione per riflettere sul significato di una società autenticamente giusta, inclusiva e umana. Ogni voce, ogni talento merita di essere ascoltato e celebrato. Perché l’inclusione non è una concessione, ma il fondamento su cui costruire una comunità vera. E solo creando spazi di appartenenza reale possiamo costruire un mondo dove ogni individuo possa esprimersi liberamente e sentirsi parte di una storia comune che ci lega tutti, rendendoci umani nel senso più nobile del termine.
Quanto ancora c’è da fare affinché non ci siano più barriere per tutti loro e per le loro famiglie?
C’è ancora moltissimo da fare per abbattere le barriere che continuano a isolare, negare opportunità e mettere in ombra il valore di tante persone. Queste barriere non sono mai soltanto fisiche, ma spesso invisibili, costruite dalla paura, dall’ignoranza, dai pregiudizi e dall’individualismo. Il problema è radicato, e per affrontarlo serve un cambiamento profondo che parta dalle fondamenta della società, con un impegno che coinvolga famiglie, scuole, comunità e media.Il primo luogo in cui queste barriere devono essere affrontate è all’interno delle famiglie. È lì che nascono i modelli comportamentali e i valori che i bambini porteranno con sé nel resto della loro vita. I genitori hanno una responsabilità fondamentale nel creare un ambiente che celebri la diversità e insegni il rispetto. Dare l’esempio è basilare: i bambini imparano osservando, e se vedono i genitori trattare gli altri con empatia e gentilezza, faranno lo stesso. Parlare apertamente della diversità – che sia culturale, fisica o emotiva – è essenziale per far capire ai bambini che le differenze non solo appartengono a tutti ma che sono preziose. Le scuole, poi, svolgono un ruolo altrettanto importante nel proseguire questo lavoro. Fin dalla prima infanzia, i percorsi educativi devono promuovere l’empatia e il valore delle differenze.
L’introduzione di laboratori di alfabetizzazione emotiva, giochi interattivi e lezioni sulla diversità culturale può aiutare i bambini a vedere nelle differenze una risorsa e non una minaccia. Inoltre, esperienze pratiche, come simulazioni che permettono di comprendere cosa significa vivere con una disabilità, sono strumenti potenti per sviluppare una comprensione autentica. È altrettanto importante garantire che le figure di riferimento, come i personaggi nei libri di testo o nei media educativi, riflettano la diversità della società, normalizzandola e celebrandola.Tuttavia, non possiamo fermarci all’educazione. Per rendere tangibile l’inclusione, dobbiamo creare opportunità concrete per chi è spesso escluso. Le aziende possono contribuire attraverso programmi di inclusione lavorativa che formino team misti e valorizzino i talenti di ogni individuo, mentre iniziative di imprenditoria sociale possono sostenere chi proviene da contesti vulnerabili, come rifugiati o famiglie con figli con disabilità.
Creare hub lavorativi inclusivi, dove persone diverse collaborano e crescono insieme, è un esempio concreto di come il mondo professionale possa diventare un motore di cambiamento.Anche i luoghi fisici devono essere progettati per abbattere le barriere. Le città possono diventare spazi dove ogni persona, indipendentemente dalle proprie esigenze, si senta accolta. Villaggi della diversità – spazi comunitari in cui si svolgano attività artistiche, culturali e sportive inclusive – possono essere catalizzatori di relazioni autentiche. E il coinvolgimento diretto di famiglie, persone con disabilità e associazioni locali nella progettazione degli spazi pubblici garantisce soluzioni che rispondono ai bisogni reali.Tuttavia, il cambiamento non può essere solo esterno., è necessario fare i conti con il proprio “diverso” interiore.
Ogni individuo ha dentro di sé parti che possono essere difficili da accettare o affrontare, e queste fragilità, se ignorate, spesso si riflettono nel modo in cui trattiamo gli altri. Il processo di accettare sé stessi, di integrare le proprie vulnerabilità e di fare pace con le proprie contraddizioni è essenziale per poter vedere l’altro senza giudizio, con occhi nuovi. Questo lavoro interiore, che può essere sostenuto attraverso percorsi di autoconsapevolezza e crescita personale, è la base per costruire una società empatica e autentica.Il ruolo dei media in questo processo è altrettanto fondamentale. Attraverso racconti autentici e rappresentazioni realistiche, i media possono normalizzare la diversità e abbattere i pregiudizi radicati. Campagne di sensibilizzazione che raccontano storie di persone diverse, mostrando il loro valore e la loro unicità, possono ispirare e trasformare la percezione collettiva, contribuendo a un cambiamento culturale profondo. U-Turn è un esempio concreto di cosa possiamo fare insieme. Celebra la diversità, costruisce ponti e offre una piattaforma per esprimere il valore di ogni individuo.
Ma questo è solo l’inizio. Se vogliamo un futuro in cui ogni persona sia accolta e valorizzata, dobbiamo unire le forze. Famiglie, scuole, aziende, media, comunità – tutti possono e devono fare la loro parte. Ogni gesto, ogni piccola azione, può contribuire ad abbattere i muri della paura e dell’indifferenza e a costruire un mondo dove la diversità non sia solo tollerata, ma celebrata come il cuore pulsante della nostra umanità. Solo così possiamo garantire un futuro più giusto, più accogliente per tutti. Un messaggio universale da poter lanciareLe nostre diversità sono ponti che ci connettono, fili invisibili che intrecciano le storie, i talenti e le prospettive di ogni persona in una trama straordinaria.Non sono barriere, non sono divisioni, ma una forza che ci arricchisce e ci rende più umani, più completi, più forti. È proprio ciò che ci rende unici che costituisce la bellezza dell’umanità: la capacità di vedere oltre le differenze, di accogliere l’altro per ciò che è, di riconoscerne il valore e celebrarne l’autenticità.Abbiamo il potere di trasformare il mondo, ma il cambiamento inizia da noi stessi, dal modo in cui guardiamo dentro di noi e affrontiamo le nostre paure, fragilità e contraddizioni. È solo abbracciando il nostro “diverso” interiore che possiamo vedere l’altro con occhi nuovi, senza giudizio, e riconoscere che ciò che è diverso non è mai una minaccia, ma un dono. Perché il mondo esterno è un riflesso di quello interno: se scegliamo la pace dentro di noi, possiamo generare inclusione e comprensione.Restiamo umani. Pratichiamo la gentilezza. Perché ogni piccolo gesto di empatia e rispetto ha il potere di cambiare una vita e, a cascata, il mondo intero.
Non servono grandi eventi o momenti straordinari per dimostrarci migliori: il cambiamento si costruisce ogni giorno, con scelte semplici, con mani tese, con cuori aperti. La gentilezza è una forza rivoluzionaria, capace di abbattere muri e costruire ponti dove prima c’erano barriere. L’amore, l’apertura e il coraggio di vedere il valore dell’altro sono i mattoni con cui possiamo edificare una società più giusta, più inclusiva, più felice.Una società giusta non nasce dall’omologazione, ma dalla celebrazione della diversità, dal rispetto profondo per ogni vita, dalla capacità di trovare ricchezza nelle differenze e forza nei legami. Quando iniziamo a vedere l’altro non come “l’altro” ma come parte di noi, iniziamo a costruire un futuro in cui ogni persona possa brillare, ogni storia trovare spazio e ogni talento essere valorizzato.Questa è la nostra responsabilità. Celebrare la diversità è il primo passo. Accogliere l’altro è il secondo. E vivere ogni giorno con gentilezza, empatia e amore è la strada per trasformare il mondo in un luogo dove ciascuno possa sentirsi visto, riconosciuto e celebrato per ciò che è. Questo è il nostro compito. Questo è il messaggio universale da cui può partire il cambiamento. Questo è il futuro che possiamo costruire. E tutto inizia da dentro di noi…