Incontriamo oggi Pilar Fogliati, che vedremo presto nella nuova fiction Rai dal titolo, “Cuori”, diretta da Riccardo Donna. La serie è dedicata ad un gruppo di pionieri della medicina che negli anni ’60 rivoluzionò la cardiochirurgia sperimentando nuove tecniche, affrontando sempre nuove sfide. Pilar è simpaticissima, spigliata e molto dolce, parlare con lei è stato un vero piacere.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo a Pilar Fogliati. Comincio con il chiederti, semplicemente, come stai?
Sto bene, ma la situazione che viviamo comincia ad essere pesante, così come lo è il rapporto con il tempo. Viviamo in una società liquida, precaria e, se il cambiare del nostro rapporto con il tempo, che è poi alla base delle ansie che abbiamo, viene mutato, dobbiamo imparare a saperlo nuovamente gestire. Ho vissuto il primo lockdown con un senso di unione, di comunità, riguardo ciò che stava verificandosi. Adesso, invece, comincio a pensare di dover vivere alla giornata.
In “Un Passo dal cielo 6”, attualmente in programmazione, la tua Emma Giorgi, dopo essere convolata a nozze con Francesco Neri (Daniele Liotti), vivrà, attraverso dei flashback, nei ricordi del protagonista. Un addio voluto? Cosa ti ha trasmesso il prendere parte ad una lunga serialità?
Si è trattato di un addio naturale, dettato dalla sceneggiatura stessa. Arriva il momento in cui in una serie vi è bisogno di rinnovare la storia, i personaggi. Quando una coppia ha risolto i confitti, è come se si esaurisse. Ho vissuto bene questo addio. Sarò sempre grata a “Un passo da cielo” perché mi ha dato modo di interpretare un bellissimo ruolo. Ha rappresentato una grande palestra di vita, con una casa di produzione abile a realizzare sempre bei progetti. Mi fa molto piacere, oggi, leggere i commenti di chi ancora mi avrebbe voluto nel cast e che non voleva che il mio personaggio potesse morire. Mi fa piacere sapere che Emma sia rimasta nei loro cuori, come sono felice del fatto che possa rivivere attraverso dei flashback che Francesco si ritroverà ad affrontare.
Hai da poco terminato le riprese del nuovo medical drama firmato Rai, “Cuori”, in onda il prossimo inverno. Ti andrebbe di raccontarci del ruolo che interpreti? Quali difficoltà hai riscontrato nel dover girare ai tempi del covid?
Mi sono sentita privilegiata perché lavorare è anche un modo per socializzare, per poter essere a contatto con le persone. Avevamo un accesso facile e diretto con i tamponi, una situazione molto controllata, seppure fossimo in zona rossa, a Torino. Si è trattato di sei mesi felici, trascorsi sul set e, una volta finito di girare, tornavamo a casa. Non potevamo permetterci di andare incontro al Covid-19, rischiando così di mandare a casa le maestranze e tutti gli altri collaboratori della serie. Si tratta di un medical drama ambientato negli anni ’60. È stato ricreato, con una scenografia meravigliosa, l’Ospedale le Molinette, in cui verrà effettuato il primo trapianto di cuore. Il mio personaggio, Delia Brunello, è una cardiologa che, dopo essere stata negli Stati Uniti a studiare, dovrà sgomitare per potersi affermare tra i suoi colleghi maschi. Le viene difficile credere che la sua professionalità possa essere messa in discussione soltanto perché è una donna. Si parla anche di intrighi e di un amore antico che tornerà a bussare alla sua porta.
Qual’è la tua opinione circa le disparità di genere?
La vedo come un qualcosa di storico e culturale al tempo stesso. Non parlarne più, questo deve essere l’obiettivo finale. Per poterla spiegare bisognerebbe tornare indietro negli anni, contare le conquiste ottenute: se oggi non ho bisogno di lottare per il lavoro che ho scelto di svolgere, se posso decidere di non sposarmi, di non avere figli e quanto altro, lo devo di certo a chi prima di me ha combattuto per arrivare ad ottenere tutto questo. Ricordo che mia nonna diceva: “perché fare l’attrice quando potresti sposarti?”. Chissà se, nel momento in cui mi diceva questo, sapendomi interessata ai miei studi all’accademia, non pensava anche lei a qualcosa che avrebbe voluto fare per se stessa. Un preconcetto, a mio avviso, andrebbe corretto in maniera intelligente, attraverso la diffusione della cultura, mostrando ai ragazzi i film giusti, con la giusta educazione e l’adeguata attenzione.
La pandemia che, inaspettatamente, ci ha colpito, ha portato molti di noi a riscoprire valori che sembravano essere ormai persi. A te è accaduta la stessa cosa?
Nei lati positivi includo sicuramente la riscoperta della lentezza. Tempo fa ho conosciuto una suora di clausura a cui chiesi se non provasse noia nel vivere giornate sempre uguali. Mi rispose che in quelle giornate così lente, riusciva a trovare sempre qualcosa di diverso, rispetto a quelle che erano le mie, di giornate. Durante il lockdown, devo ammetterlo, ho ritrovato tutto ciò dentro di me. Ho riscoperto, tra l’altro, un migliore rapporto legato al consumismo, realizzando che ho bisogno di molte meno cose, rispetto a ciò che pensavo prima.
Chi è Pilar quando non è sul set?
Pilar è una ragazza molto socievole ma, come tutte le persone socievoli ed estroverse, ha anche dei lati ombrosi e solitari. Penso, tra l’altro, che saper stare da soli sia una grande conquista e questo accade proprio perché so stare bene in compagnia. Sono una ragazza figlia del suo tempo e, può sembrare banale dirlo, sono anche solare, positiva, lucida ed estremamente razionale. Vivo con i piedi per terra.
Cos’è invece per te l’amicizia?
L’amicizia è cura, attenzione, reciprocità. Mi piace curare la mia amica come se fosse una vera e propria relazione, perché in realtà l’amicizia è questo. Uno scambio reciproco. Mi prendo cura di loro e loro fanno lo stesso con me.
Recitando hai scoperto qualcosa di te che non conoscevi?
Il bello di questo lavoro consiste nella possibilità di poter prestare corpo, voce e anima per raccontare storie e far sognare. Recitare mi ha dato modo di capire che effetto hanno su di me alcune battute, talvolta così lontane dal mio modo di essere. È lo stesso motivo per cui ci piacciono i ruoli da cattivi. Hanno un coraggio assurdo che ti consente di capire quello che è il potenziale umano.
Cosa ti ha portato la popolarità e come gestisci il rapporto con il pubblico?
Gestisco bene il rapporto con il pubblico, ho sempre vissuto con i piedi per terra. Differente è il mio rapporto con i social. Ammetto, con onestà, che non riesco a viverli in maniera spontanea, non come vorrei, seppure mi divertano. Non potendo essere spontanea, preferisco quindi essere poco presente. Il mio primo vero rapporto con la popolarità è arrivato quando il video dei dialetti è diventato virale. Mi ha divertito il fatto che sia diventato così popolare, perché per me si trattava di qualcosa di bello, ma il web non è qualcosa a cui punto.
Sogni nel cassetto: con chi ti piacerebbe lavorare e cosa ti piacerebbe realizzare in futuro?
Mi piacerebbe scrivere. Sono una grandissima fan di Carlo Verdone. Trovo che sia riuscito a mettere in scena, usando tanta delicatezza e in una maniera così poetica, i suoi lavori senza risultare mai volgare. Quindi si, mi piacerebbe davvero scrivere.
Chi saresti oggi se non avessi inseguito il tuo sogno da attrice?
Avrei immaginato qualsiasi cosa, eccetto che la possibilità di diventare attrice. Custodivo questo sogno per me, con cura, tant’è che ho svelato il tutto soltanto dopo aver superato l’esame all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico.
Non molto tempo fa hai preso parte ad “Extra Factor”. Ti piacerebbe riaffrontare un’esperienza simile?
È stata un’esperienza grande e davvero forte. Non escludo di volerla ripetere ma, affinché possa accadere, occorre che il programma sia realizzato in una maniera affine alla mia persona, permettendomi così di dare di più. In quel periodo ho realizzato che la televisione non è affatto finzione. Se hai paura si nota, se non ti diverti si nota, se qualcuno ti è antipatico diventa impossibile nasconderlo. In quel frangente sei te stesso, senza alcun filtro. È un lavoro completamente diverso dalla recitazione, che include professionalità differenti.
Cosa ne pensi dell’attuale situazione in cui versa oggi il settore dello spettacolo?
Mi spiace che cinema e teatri siano chiusi, mi crea amarezza. È anche tutto ciò che vive nel mezzo a mancare, come la sigaretta durante la pausa al momento dell’intervallo in teatro, lo scambio di opinioni con chi è lì in sala con te e molto altro. È tutto legato alla socialità. Una grande perdita di riti e di condivisione.
Progetti futuri?
Oltre la serie “Cuori”, in onda il prossimo inverno, sarò anche nel cast di “Corro da te”, una commedia di Riccardo Milani, che ha per protagonisti Pierfrancesco Favino e Miriam Leone.