A tu per tu con l’attore Fiorenzo Madonna, che ci racconta del suo ruolo in “Un posto al sole” ed i suoi ruoli teatrali.
Un piacevole incontro con l’attore Fiorenzo Madonna, da qualche tempo nel cast del real drama di Rai3, Un Posto al Sole, un uomo felice del percorso intrapreso, questa sera in scena a Napoli con lo spettacolo, “I giusti”.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Fiorenzo Madonna. Da qualche anno sei parte della famiglia del real drama di Rai 3, “Un Posto al Sole” e, a tal proposito, volevo chiederti cosa sta regalandoti questa esperienza?
«Siamo quasi alla chiusura del ‘mio’ terzo anno nella serie e ti dirò che sta rappresentando una bellissima esperienza, sia a livello lavorativo che umano. Sono tanti i colleghi con cui ho legato, in particolare con quelli con cui sono solito lavorare di più, senza dimenticare chi è dietro le quinte e le persone della redazione».
Una serialità lunga, per molti una ‘palestra di vita’…
«Qualcosa di molto forte, anche perché interpreti un personaggio che non sai mai che risvolti possa realmente avere, e lo stesso vale per il fatto di ‘portarlo con te’, per chissà quanto tempo. Non meno importanti i tempi di lavorazione, davvero velocissimi, caratterizzati da diciassette, diciotto scene al giorno, diversamente da un normale set in cui tre, quattro scene, rappresentano la normalità. Devi, di conseguenza, sviluppare una grande capacità nell’immagazzinare ciò che giornalmente sarà girato…».
Non meno fondamentale il fatto che per te Napoli sia già ‘casa’…
«Esattamente! Sono cresciuto nel centro storico, il luogo in cui si basano buona parte delle vicende della serie e andare a lavorare, per di più a piedi, rappresenta un vero piacere».

I colleghi erano già amici o, comunque sia, a te conosciuti?
«No, non conoscevo nessuno! Abbiamo amicizie in comune, legate a persone che erano parte della serie, ma nulla più. Come ti dicevo, ho maggiormente legato con i colleghi con cui giro di più ed è un piacere poter essere sul set insieme. Quando lavori con persone con cui ti trovi bene, si può dire che gran parte del lavoro sia già fatto.
Un messaggio positivo quello lanciato tramite il tuo personaggio. Parliamo di un camorrista che decide di cambiare strada, per amore…
«Esatto! Deve all’amore per Clara e per sua sorella questo cambiamento. Sono felice di poter lanciare dei messaggi positivi, di poter dare volto e voce ad un personaggio non facile, almeno inizialmente, senza averlo dovuto mai giudicare…».
Cosa ti regala questo viaggio nella recitazione?
«È una domanda difficile a cui rispondere. Ho cominciato a fare teatro all’età di diciotto anni, e ciò continua ancora oggi che ne ho quasi quaranta. Tanti momenti di crescita sono passati attraverso il teatro, la recitazione. Mi risulta difficile dirti cosa mi ha dato. Di certo, mi ha regalato tantissimo, mi rende felice, mi dà la possibilità di essere in contatto con me stesso, lavorando sulla mia persona».
Quale ruolo vorresti poter impersonare?
«Un’altra bella domanda! Mi piacerebbe continuare a confrontarmi con delle drammaturgie classiche, con dei testi importanti, qualcosa che faccio già da un po’ e che mi appassiona troppo. Potrei parlarti di Čechov, di Shakespeare…».
Quali passioni ti caratterizzano?
«Amo andare a teatro! (Ride) Mi piace cucinare, andare in bici, vivere la famiglia, gli amici, cucinare per tutti loro. Amo la normalità!».
Quali risvolti per il tuo personaggio, Eduardo Sabbiese?
«Accadranno delle cose nei prossimi mesi!».
Anticipazioni future?
«Posso anticiparti che sarò in scena, questo 13 novembre, in uno spettacolo, che si terrà ai quartieri spagnoli, intitolato “I giusti”. Ne curo anche la regia e di questo ne sono molto felice».
La Gazzetta dello Spettacolo Il quotidiano dello ShowBiz


