Elisabetta Coraini: non amo restare ferma, è la mia natura
Da Cento Vetrine e la sua consapevolezza di essere attrice, ai tanti nuovi progetti e trascorsi: ecco Elisabetta Coraini.
Un incontro con l’attrice Elisabetta Coraini, un viaggio nel suo vissuto artistico, nelle esperienze che le hanno regalato maggiore consapevolezza, come “Cento Vetrine”, sino a parlare del corto “Nancy”, ad opera di Anna Maria D’Anna, di cui la Coraini è parte integrante…
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Elisabetta Coraini. Recitazione, teatro musica e insegnamento fanno parte del tuo vissuto artistico e personale. Quanto altro ancora vorresti poter mostrare al pubblico, alla tua stessa persona?
C’è sempre qualcosa da mostrare, qualcosa di diverso, e ritengo sia fondamentale continuare a sperimentare, in tutti questi campi, perché sono realtà che amo, così come amo la pittura, una forma d’arte ulteriore, che mi affascina tanto.
Guardando, nello specifico, all’insegnamento, cosa ti regala, quali buone sensazioni?
Non ho mai realmente pensato all’insegnamento, perché ho sempre guardato a questo aspetto come ad un capolinea, qualcosa da fare ‘dopo’. Mi è stato proposto anni fa, ma soltanto in un secondo momento ho pensato di dedicarmici portando il metodo imparato a Los Angeles con Ivana Chubbuck. Un metodo, un insegnamento, che mi ripaga di tutto, seppur faticoso. Un metodo che fornisce degli strumenti che permettono, senza vie di mezzo, di entrare dentro se stessi, toccando emozioni legate a vissuti spesso dimenticati, e a riviverli.
Parlaci di “Nancy”, il corto nato da un’idea di Anna Maria D’Anna, un progetto più che attuale?
Un portento, Anna Maria, una donna forte, che mi ha voluta per questo progetto, trasmettendomi tanto di quella sua enorme forza interiore. In questa bellissima storia molto probabilmente parla di sé stessa, delle sue più grandi passioni, del canto, delle delusioni vissute, dei tanti no e problemi di ogni genere, una storia di tutti, se vogliamo. Una situazione che verrà ‘risolta’ grazie ad un avvocato, e qui subentra il mio ruolo, che le rende un consiglio vitale, quello di continuare a lottare per realizzare i suoi sogni, costi quel che costi.

Nessuno ha dimenticato la tua Laura Beccaria, il personaggio interpretato in Cento Vetrine. Un ruolo che ti ha accompagnata per molti anni, dal 2001 in poi, portandoti nelle case degli italiani. Che ricordo porti con te di quella esperienza, dei compagni di set, di Torino?
Un ricordo meraviglioso, quello legato a CentoVetrine! Una grandissima avventura, seppure all’inizio mi spaventasse, vista la richiesta iniziale di ‘fermarmi’ con loro per tre anni. Di natura non amo restare ferma, lavorativamente parlando, ma iniziare mi ha regalato tanto. Sono entrata in un gruppo bellissimo, una famiglia allargata, anche perché vivevamo nello stesso hotel, qualcosa di molto divertente. Ognuno, con il passare del tempo, ha cercato una propria sistemazione, normale che fosse così, con le sue mille evoluzioni, momenti di entusiasmo, stanchezza, anche litigi, perché no. Mi ha regalato la possibilità, lavorando tutti i giorni, di sperimentare me stessa. Una palestra quotidiana, così come le storie portate in video, il mio essere per molti un’amica confidente, questo perché il ruolo lo permetteva. Quando si è palesato il pensiero di una chiusura ho subito pensato alla possibilità di rimettermi in gioco, si sperimentare altri fronti.
La televisione, così come il cinema, ha subito dei cambiamenti nel corso degli anni, non sempre positivi, purtroppo. Personalmente, cosa senti di voler augurare ai giovani di oggi, a tutti coloro che vorrebbero poter intraprendere una carriera televisiva?
Trovo che qualitativamente, negli ultimi anni, i prodotti siano molto buoni, e questo rappresenta di certo un aspetto positivo. Le serie televisive, rispetto al passato, sono più belle, raccontano storie più coraggiose e intriganti, così come i film portati in televisione. Ai miei ragazzi consiglio di essere sempre più preparati, senza pensare che essere attori significhi avere fortuna e basta. Bisogna avere una reale determinazione e passione per questo mestiere, andando a scovare emozioni forti, qualcosa di bello, anche se il tutto diventa faticoso. Non bisogna mai dare nulla per scontato! La preparazione resta l’arma più grande e importante.
Chi è Elisabetta nel quotidiano, al di là del suo amato mestiere?
Sono mamma di Alice, prima di tutto, e amo vivere una vita tranquilla, così come amo la campagna, le cose semplici, la mia gattina, lo sport, prendermi cura il più possibile di me stessa. L’attività fisica è per me necessaria, mi rilassa, nel mio essere abbastanza ‘orsetto’. Non ho mai amato molto la vita mondana, ma non potendo esimermi del tutto dal viverla, vista la natura del mio lavoro, cerco di darle il giusto equilibrio con il mio vivere quotidiano, rispettando la mia dimensione.
Guardando al passato, perché non hai pensato di restare in America, il luogo in cui hai avuto modo di apprendere i rudimenti del tuo mestiere?
Semplicemente per amore della mia famiglia, perché sentivo forte la mancanza di casa. Sono tornata in America qualche anno dopo e, ti dirò, non mi attraeva già più. Di bello c’è stato anche il fatto che non appena tornata ho cominciato subito a lavorare, ho avuto mia figlia, ho vissuto tanto altro. Di certo quel periodo mi ha insegnato qualcosa, mi ha regalato tanto…
Cosa puoi anticiparci, nei limiti del possibile, sui tuoi prossimi impegni?
Una nuova storia che parla di donne, di sconfitte, di resilienza. Si tratta di una nuova opera teatrale da realizzare con altre colleghe. Qualcosa di cui poter parlare in futuro.
La Gazzetta dello Spettacolo Il quotidiano dello ShowBiz

