Solare, energica, positiva e molto disponibile, tutto questo è Adele Pandolfi, navigata attrice di televisione e teatro.
La ritroviamo, questo dicembre, per parlare del nuovo spettacolo teatrale a cui prenderà presto parte, “Bella da morire”, in scena il 18 e il 19 al Sancarluccio di Napoli. Uno spettacolo divertente e, al contempo, commovente, che porterà lo spettatore a riflettere.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Adele Pandolfi. Come procede il tuo vissuto?
Procede bene, per fortuna! Porterò in scena, il 18 e il 19 dicembre, il monologo, “Bella da morire”, al Sancarluccio di Napoli, per poi essere nuovamente in scena, il 5 e il 6 marzo, alla Sala Moliere, dopo aver realizzato una prima serata al Piccolo Teatro del Giullare di Salerno, per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
A breve porterai nuovamente in scena lo spettacolo teatrale, “Bella da morire”. Cosa puoi dirci a riguardo?
Il testo di “Bella da morire” è ad opera di Tiziana Beato e Antonio Mocciola, per la regia di Pierpaolo Palma con le musiche di Andrea Boccia, mio figlio. Un lavoro bellissimo, ben strutturato, che mi auguro avrete modo di vedere in scena. Interpreterò una tanatoesteta, una truccatrice di morti. Una donna che ne ha subite tante, proprio per via della professione scelta. Uno spettacolo legato anche ad una buona base di ironia. Un equilibrio perfetto tra commozione e felicità.
Quanto pensi sia cambiato, oggi, il mestiere dell’attore?
Un lavoro, il nostro, invisibile per le istituzioni, per molti. Abbiamo sentito forte, specie dopo il lockdown, la necessità di distinguerci, di chiarire chi è realmente attore e chi non lo è. Molti colleghi sono stati costretti a tornare in famiglia, chiudendo le proprie case. Anch’io, in seguito a questa triste pandemia, non sono riuscita a trovare una scrittura, in una nuova compagnia. Restiamo positivi, tornerà il sole!
Che ricordi hai di quando prendesti parte alla Soap Opera di Rai 3, Un Posto al Sole, nei panni dell’indimenticata Rita Giordano?
Conservo un ricordo bellissimo di quell’esperienza, di quel set. Sono ancora oggi in ottimi rapporti con tutti coloro che presero parte al mio periodo legato alla Soap, parlo di Marina Tagliaferri, Germano Bellavia, Patrizio Rispo, Luisa Amatucci, Marzio Honorato e molti altri. C’è stato, si, un periodo di rottura, legato alla mia uscita, al conseguente libro, “Morta di Soap”. Un libro, quello che ebbi modo di scrivere, realizzato di getto, subito dopo la mia uscita dal cast di Un Posto al Sole. Avrebbe dovuto avere un seguito, trasformandosi in un film, ma non è poi stato possibile.
Un addio inaspettato e doloroso, ai tempi, che creò non poco dispiacere nei telespettatori..
Si, un addio triste, senza via di ritorno, con dei brevi “ingressi” legati alla memoria di Rita, o alle 5000 puntate di Un Posto al Sole, in cui ebbi modo di recitare al fianco della bravissima Isa Danieli, un vero onore per me. Sono consapevole di aver lasciato un bel ricordo, nel cuore di chi ha amato Rita, la Soap Opera in sé. Continuano a fermarmi per strada, a regalarmi sorrisi, affetto sincero.
Quanto sei riuscita a realizzare di quei sogni che avevi da ragazza?
Una parte, ma non tutto! Ho ancora dei sogni chiusi nel cassetto. Dal punto di vista personale, ho realizzato tutto. Ho una bellissima famiglia, un figlio che mi regala sempre grandi soddisfazioni. Ho molti amici, una casa bellissima, ma di certo, lavorativamente, avrei voglia di realizzare ancora altro. Ho avuto il piacere di lavorare con Vincenzo Salemme, De Filippo, ma vorrei poter realizzare qualcosa in più a livello cinematografico. Ci sono cose che capitano all’improvviso e se non le cerchi, forse, capitano di più. Sono felice, soddisfatta, di ciò che ho fatto sino ad ora. Sono sempre pronta al cambiamento, a ciò che la vita potrà riservarmi, con uno sguardo sicuro e, volendo, anche infantile, da eterna ragazza.
Quali consapevolezze ha apportato al tuo vissuto questa inaspettata pandemia?
Vivo in un condominio costituito da persone a cui sono molto legata. Un bellissimo gruppo, di cui fa parte anche un dolcissimo bambino, con cui abbiamo trascorso delle serate molto piacevoli. Casa mia era il quartier generale, essendo l’abitazione più grande, e ci si riuniva per realizzare insieme la serata napoletana, la serata pub, la serata messicana e quanto altro. Ho sempre avuto rispetto dell’altro, del prossimo, delle regole, sentendomi parte di una comunità, senza dover essere per forza vittima del governo, di chi è ai vertici. La pandemia, allo stesso tempo, ci ha dato modo di scoprire quanto può essere piacevole passare del tempo da soli, curando lo spirito, l’anima. Mi è mancato il cinema, il teatro, più di tutto.