Io e Miryam alla Casa delle Culture di Roma

Impossibile definire Io e Miryam racchiudendolo nell’etichetta di genere: che sia recital, musical da camera, o monologo, ogni definizione rischia di tralasciare qualcosa. È invece nella sua anima fortemente performativa, che questo spettacolo va inquadrato col suo amalgama indissolubile di recitazione, danza e musica suonata dal vivo al pianoforte e contrabbasso, unita a una drammaturgia nuova di un testo scritto da Giovanni Gentile che, in questo lavoro, firma anche la regia.

Helene è una ballerina berlinese di club degli anni ’40. E Miryam? Lo spettacolo scandaglia proprio questo binomio, affronta in un contesto surrealista, onirico e, al contempo, fortemente epico i drammi, le incongruenze che caratterizzano uno dei mali più diffusi del secolo scorso, ma fondamentalmente sempre appartenenti al genere umano: la differenza tra un “Io” solo presunto e “l’altro da me”, Miryam appunto. Ed è proprio questa dualità di facciata a risolversi, in una storia forte come questa, in un’ amalgama tanto nei contenuti quanto nella forma espressiva in cui la recitazione scivola nella danza e nel canto. Tra un brano di Frank Sinatra e un numero alla Liza Minnelli, dalla rievocazione nostalgica di Marlene Dietrich alla asperità straniante del Brecht de L’Opera da tre Soldi, la musica dà forma a pause liriche per meditare e incamerare il racconto che la protagonista fa della sua vita mentre la Storia, quella della Seconda Guerra Mondiale, sfila impunemente davanti ai suoi occhi. In questo caso la scelta dell’Olocausto si configura come l’esempio più rappresentativo dell’abbrutimento dell’animo umano, senza dimenticare che i campi di sterminio sono esistiti fino a 20 anni fa nell’ex Jugoslavia e sono tutt’ora attivi in alcune parti del mondo.

Io e Miryam esplora quasi tutta la gamma delle emozioni umane: tenerezza, amicizia, affinità e poi travaglio, tormento e rinascita. Nonostante l’argomento trattato, lo spettacolo è vivace, brioso, ironico, adatto ad un pubblico di tutte le età. Unisce una recitazione veloce e scattante ad una parte musicale suonata dal vivo da un duo di musicisti di caratura internazionale (il maestro Vito Liturri al pianoforte e Marco Boccia al contrabbasso) e danzata con attenzione attoriale e interpretata in maniera altamente performativa da Antonella Carone.

Il lavoro ha fin qui riscosso grande successo di pubblico e critica per l’originalità del testo, l’espressività coreografica, il lessico musicale, la bravura dei performers.
Uno spettacolo fluido e godibile al quale è facile abbinare una discussione sia didattica che sociale, che tocchi il periodo storico nel quale è ambientato e la società multietnica alla quale ci stiamo faticosamente abituando.

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Redazione Giornalistica

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