Stefano Sannino. Foto di Viviana Stefanelli
Stefano Sannino. Foto di Viviana Stefanelli.

Stefano Sannino si racconta

A tu per tu con Stefano Sannino per parlare di teatro

Simpatico, disponibile, talentuoso e con la grande passione per il teatro, stiamo parlando di Stefano Sannino con il quale abbiamo interagito attraverso una simpatica chiacchierata, in virtù anche della commedia teatrale “Nu Bambeniello e tre San Giuseppe” in scena al Teatro Totò di Napoli.

Stefano Sannino. Foto di Viviana Stefanelli
Stefano Sannino. Foto di Viviana Stefanelli.

Benvenuto Stefano Sannino , grande successo al Teatro Totò con la divertentissima commedia “Nu Bambeniello e tre San Giuseppe” di cui lei è regista e protagonista insieme a Oscar Di Maio ed Alessandra Borrelli. Una bella responsabilità essendo una commedia storica che vide la presenza di due grandi artisti come Luisa Conte e Nino Taranto: da dove nasce l’idea della nuova versione?

Intanto parliamo di una nuova versione perché i tempi lo richiedono. Oggi la comunicazione viaggia molto più veloce dell’ epoca della scrittura e del debutto di quest’opera che risale al 1981. Io c’ero a quella prima, avevo 13 anni e per l’amore che già provavo per questo mestiere, in platea al Sannazaro mi incantavo e mi sembrava sempre troppo breve una commedia. Oggi, i concetti sviscerati in scena per più di tre pagine, rischiano di diventare lungaggini, e l’operazione di taglio da 17 a 10 personaggi è stata a mio parere indispensabile. Al pubblico ed ai colleghi dell’epoca è piaciuta questa versione.

Ci presenti gli artisti del cast, tra i quali spicca il nome di Oscar Di Maio, come è stato lavorare con loro?

Nel taglio la commedia ha preso una forma giovanile nel senso che  per caso e per necessità della trama sono rimasti ruoli per attor giovani affidati a Mery Esposito, Fabio Reale, Valeria Ariota e Luca Giacometti che hanno coadiuvato i veterani della compagnia Di Maio come Peppe Migliaccio, Ciro Scherma, Rosario Barra e la protagonista preferita di Oscar, Alessandra Borrelli .

Con i giovani la preparazione di lavori della nostra tradizione è sempre difficile, un attore che esce da un Accademia è addestrato all’esatto contrario di quello che serve in queste occasioni, ma la fiducia nella mia persona per la regia e nella direzione artistica di Oscar ha prodotto buoni risultati.

 C’è un aneddoto che può raccontarci legato a questa esperienza?

Credo che scriverò un libro.Dopo sette anni di collaborazione con Oscar Di Maio posso dire che è un vero manuale di teatro in cento volumi. Lui è un accanito fumatore, durante uno spettacolo mi disse “Ho il tempo di una sigaretta”?  Io, per dissuaderlo dissi “No devi entrare subito”. Lui si precipitó in scena, dove per copione, non doveva ascoltare ciò che accadeva. Ebbene con gran mestiere, approfittando dell’ingresso impaurito, subitaneamente svenne per non ascoltare.

Un grande!

Che cosa rappresenta per Lei il Teatro?

È il mio psichiatra, è maledettamente caro e faticoso scontrarsi con le ansie ed conflitti di ogni personaggio, ma non posso farne a meno.

Ci parli di Culturificio Vesuviano.

Una nuova  realtà che mi ha dato carta bianca, nella direzione artistica e che in un anno ha già un bagaglio di  produzioni importanti a Ercolano con una rassegna nella splendida cornice del MAV, a Napoli nello storico TRIANON Viviani ed al teatro TOTÓ che conta migliaia di abbonati, promette molto bene!

 Lei è autore, attore, regista … in quale dei tre ruoli si sente maggiormente a proprio agio?

Credo di essere uno dei pochi che si adatta a qualsiasi situazione con l’educazione che contraddistingue gli artisti della mia generazione . Essere diretto mi piace molto ed essere anche regista mi facilita  il compito, perché mi permette di capire le esigenze del regista. Come autore, sono in scena con un musical sulla leggenda della fondazione di Ercolano ad opera di Ercole, è indescrivibile sentire cantare, con  le musiche di Piero Sorrentino, le mie scritture. Sono onorato che circa 3000 alunni hanno scelto di vederlo. Una soddisfazione enorme che ripaga di tanti sacrifici.

Ricorda la prima volta che si è esibito davanti ad una platea?

Come potrei dimenticarlo, avevo 12 anni ed era il 23 novembre 80. Ero chiuso in un baule pronto per uscire e dire la mia unica battuta, ma dopo la scossa tutti scapparono lasciandomi chiuso lì dentro!!

Una commedia a cui è particolarmente legato e perché?

Fratelli di letto di e con il compianto Tommaso Scarpato mi sono divertito da morire, la porterò sempre nel mio cuore ma credo che non la rappresenterò mai più.

Ringraziando Stefano Sannino della disponibilità, chiedo tre motivi per venire al Teatro Totò a vedere “Nu Bambeniello e tre San Giuseppe” ancora il 23 24 e 25 febbraio.

Intanto perché sono le ultime tre repliche, poi è una versione unica e divertentissima che sicuramente non rivedrete e poi perché il teatro fa bene al corpo ed allo spirito.

Su Silvana De Dominicis

Vice direttore di La Gazzetta dello Spettacolo, amante degli animali, la natura e la cucina veg. Umiltà e sensibilità sono nel contempo i miei pregi e difetti.

Lascia un commento