Mario Monterosso è Fui e Sono Eddie Redmount. Foto di Stephanie Gengotti.
Mario Monterosso è Fui e Sono Eddie Redmount. Foto di Stephanie Gengotti.

Mario Monterosso è Fui e Sono Eddie Redmount

A tu per tu con Mario Monterosso ed il suo spettacolo

Dalla Sicilia a Little Italy, New York. Un viaggio nella cornice temporale di fine anni 40. Le vicende di Eddie Redmount, in origine Edoardo Monterosso, raccontate in 12 canzoni in cui il dialetto siciliano, l’italiano e l’americano si fondono in una miscela di swing e di blues. “Fui e Sono Eddie Redmount” è uno spettacolo ideato da Mario Monterosso.

Mario Monterosso è Fui e Sono Eddie Redmount. Foto di Stephanie Gengotti.
Mario Monterosso è Fui e Sono Eddie Redmount. Foto di Stephanie Gengotti.

Ciao Mario, il tuo spettacolo è in realtà il racconto di una storia, quando l’hai scritta?

Lo spettacolo in realtà ha origine con la registrazione del disco contenente le musiche che saranno eseguite in scena. Disco concepito e realizzato poco più di due anni fa, mai pubblicato. E’un concept album che narra per l’appunto le vicende di Eddie Redmount

Chi è in realtà Eddie?

Eddie in realtà sono io (Edoardo è il mio terzo nome), la componente autobiografica infatti è prevalente nella dinamica di questo racconto.

Come è strutturato lo spettacolo? 

Racconto di me stesso ma all’interno della cornice temporale tra fine anni 40 ed inizi anni 50. Nel suo svolgimento lo spettacolo opera come una sorta di flashback del protagonista. Tutte le vicende narrate attraverso i dodici brani originali narrano di fatti personali se pur a tratti romanzati.

Lo stile principalmente usato nello spettacolo è lo swing, a chi ti ispiri nella tua musica?

Ho sempre ascoltato lo swing, sin da piccolo, sebbene non l’abbia mai suonato nei miei progetti. Questa è la prima volta che lo tratto più da vicino pur non trascurando le mie influenze musicali specie con riguardo al Blues ed al Boogie. Nel periodo di concepimento dei brani ho ascoltato tantissimo Louis Prima, ma anche T-Bone Walker, Louis Armstrong e le grandi orchestre.

Sei stato chitarrista del tour di Carmen Consoli, cosa ricordi di quell’esperienza?

Conosco Carmen sin da quando eravamo entrambi degli adolescenti e condividevamo la passione per il Blues. Nel 2004 le è venuta l’idea di portare in giro uno spettacolo di Blues e così ci si è ritrovati a condividere nuovamente questa grande passione. Devo tanto a Carmen specie per avermi saputo incoraggiare a coltivare la mia anima artistica.

Dal 2015 ti sei trasferito in America, una realtà completamente diversa dalla nostra. Come mai questa decisione?

Sono stato in tour in USA come chitarrista di Tav Falco, un artista di Memphis, icona del Rock’n’Roll “malato” di fine anni 70. Rientrato in Italia decisi subito che volevo tornare in quei luoghi e viverli per un po’ da residente e non da turista. Ho scelto Memphis perché ritengo che quella città abbia un’energia particolare specialmente per la musica. Forse perché il grande Mississippi River mi trasmette la stessa energia dell’Etna, o forse perché è semplicemente Sud,

Progetti per il futuro? 

Rientro negli USA il 6 novembre per un concerto a New York. Mi attendono due tour sia con Tav Falco che con Dale Watson, icona del country texano e con cui ho il piacere di collaborare da un po’. Ho già finito di scrivere i brani per il mio prossimo disco che registrerò a Memphis nel 2018. Spero anche di portare lo spettacolo “Fui e Sono Eddie Redmount” a New York, sua sede naturale, ovviamente dopo la mia Sicilia bedda!!!

Su Maria Rita Marigliani

Giornalista Pubblicista, Ufficio Stampa e Social Media Manager. La comunicazione rappresenta, da sempre, un’opportunità di evoluzione e crescita necessaria per me e per la conoscenza degli altri.

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