Carlo Buccirosso

Carlo Buccirosso in “Finchè morte non vi separi” al Cilea

Parliamo oggi di Carlo Buccirosso e del suo nuovo spettacolo. Al cospetto di un’implacabile crisi economica c’è una vera e propria crisi di valori: il mondo di internet sa essere meraviglioso ma anche pieno di insidie, queste ultime promosse dalle scelte umane ma spesso anche da una inesorabile esperienza del sistema stesso.

Carlo Buccirosso

Una delle suddette insidie, ad esempio, è la possibilità di perdere il valore dei rapporti umani diretti, di dimenticare quanto sia squisito e indimenticabile lo sguardo di una persona e il confronto con chi non conosciamo bene, alimentando invece, nella frequentazione dei cosiddetti social network ad esempio, l’arma a doppio taglio del pettegolezzo fine a se stesso o, peggio, disponibile a trasformarsi in calunnia. In questo vortice, è alquanto difficoltoso cercare di ritrovare la retta via in qualunque contesto.

Nonostante le molteplici insidie del nostro tempo, il teatro resiste e per resistere non deve essere solido solo il suo palco ma anche l’ingegno e la passione di chi quel palco lo tocca con mano e su quel palco esprime la propria arte. Un determinato spettacolo non si limita sclusivamente a far ridere, ad intrattenere piacevolmente per una serata le persone astanti, ma va oltre, fino all’obiettivo di far riflettere, di scavare nel cuore di ogni persona presente in platea e di lasciare un messaggio ben preciso utile in un futuro prossimo, senza risultare mai banale.

C’è tutto questo in “Finchè morte non vi separi“, spettacolo scritto e diretto da Carlo Buccirosso, presente con la sua fedele compagnia al Teatro Cilea fino al 10 novembre 2013. Una commedia esilarante, di fascino, in cui l’amore si trova gli occhi sbarrati dall’angoscia di un presente dispersivo in ambito di esigenze e paure, in un intreccio ricco di colpi di scena, scambi e condivisioni. Carlo Buccirosso, dopo il grande successo delle precedenti rappresentazioni, mette in scena un altro brillante lavoro curandone la scrittura e la regia fino alla personificazione di un parroco con una tonaca da centottanta bottoni che si trova a dover fronteggiare personaggi di una personalità poliedrica, tra fastidiosi grattacapi e insidie, e le classiche ‘voci di paese’ raccolte ed amplificate sono pronte a distruggere un equilibrio che solo all’apparenza risulta salubre per un rapporto di coppia, per un matrimonio considerato ‘l’evento dell’anno’, fatto di segreti man mano confessati. L’andamento tagliente della vicenda, le trame intessute con colpi di scena fino alla conclusione inaspettata sono tutti elementi da vivere e scoprire gradualmente e, soprattutto, insieme ad un Carlo Buccirosso sempre più coinvolgente, fino alla scena finale dove la morte separa ma è anche invito alla riflessione, a non perdere il valore dei rapporti umani.

“Per circa due settimane – afferma Carlo Buccirosso ai microfoni dei giornalisti Emilia Sensale e Antonino Fiorino per la loro rubrica ‘Non c’è Sensale senza Fiorino’ in onda su Tele Futura – saremo al Teatro Cilea con questa storia ricca di colpi di scena che può far divertire e, chi vuole, può anche riflettere, frutto di questo mio bel matrimonio con il teatro che va avanti”. Le musiche dello spettacolo sono firmate da Bruno Lanza e Leo Barbareschi, le scene da Gilda Cerullo e i costumi da Zaira De Vincentiis, mentre aiuto regia è Martina Parisi. Attori della compagnia sono in o.e. Giordano Bassetti, Davide Marotta, Tilde De Spirito, Claudia Federica Petrella, Gianni Parisi, Graziella Marina, Sergio D’Auria, Gino Monteleone.

In particolare, ai medesimi microfoni Gianni Parisi, a margine della prima dello spettacolo al Teatro Cilea, afferma che la loro “è una bellissima compagnia, affiatata, e siamo felici che questo spettacolo sia di gradimento e continui ad essere promosso. Ogni sera – continua – c’è il modo di confrontarsi, di stare insieme e di ascoltare vicendevolmente i consigli dell’altro, soprattutto quelli di Carlo”. Specialmente, Parisi è convinto dell’importanza della cultura partenopea e che “il teatro è in crisi – conclude – perché i valori rappresentati in scena sono purtroppo in decadenza e, invece, vanno recuperati, quindi è fondamentale da parte nostra rappresentare in scena l’importanza di questi valori a teatro, luogo che non ha dato mai delle risposte giacché ha sempre fatto sì che il pubblico si ponesse delle domande e proprio le domande ci permettono di guardare al futuro”.

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