Maria La Torre

Maria La Torre: sul palco una sensazione che non si replica

Anche Maria La Torre, giovane attrice, è parte dello spettacolo “La felicità di Felicia”, che si avvale della regia di Ulderico Pesce.

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La Gazzetta dello Spettacolo incontra l’attrice, Maria La Torre, che è parte dello spettacolo “La felicità di Felicia”, in scena il 13 e 14 dicembre 2025 al Teatro di Villa Lazzaroni, per la regia di Ulderico Pesce. Un incontro in cui di principale c’è la passione per il teatro, per ogni singolo prodotto…

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Maria La Torre. Presto sarai in scena ne “La felicità di Felicia”, uno spettacolo ad opera di Ulderico Pesce. Quali sensazioni a riguardo e come ti sei preparata ad affrontare questo personaggio?
«Mettersi a contatto con le proprie radici è sempre un’arma a doppio taglio e questo perchè da un lato sei libera di esprimerti visceralmente, senza filtri, ed è la parte che preferisco, mentre dall’altro dai la possibilità a chi ti guarda di conoscerti davvero. Quest’ultima cosa fa un po’ paura, perché spesso ci nascondiamo dietro i nostri personaggi, mentre questo spettacolo probabilmente non ce lo permette, essendo teatro di narrazione. Lavorare con un’amica, una collega con cui porti la magia del palcoscenico anche nella vita, è una vera fortuna che rende tutto ancora più semplice. Raccontiamo di un viaggio a cui Ulderico tiene molto e speriamo di potergli rendere giustizia, dando voce a ciò che ha voluto mettere in scena».

Cosa ti lega al palcoscenico, alla possibilità di avere dinanzi a te un pubblico pronto anche a ‘giudicare’?
«Il teatro ti rende vivo, ti fa sentire il brivido costante dell’adrenalina, dal “chi è di scena”, fino ai ringraziamenti finali. È una sensazione che non si replica. Capisci che non lo stai facendo per te nel momento in cui realizzi che tutto deve arrivare al pubblico e lì si crea una connessione che ti trascina. È un po’ come dire, “ok, siamo qui insieme, vediamo che succede”. Quando ti accorgi che non sei da sola, ma che ogni cosa che fai deve attraversare la sala, il modo in cui respiri cambia e tutto ciò mi affascina, così come i silenzi».

A cosa devi la passione per la recitazione, per questo bellissimo mestiere?
«Credo che recitazione e scrittura siano nate insieme in me. Alle medie ho avuto la fortuna di fare diversi incontri e corsi creativi che hanno aperto una porta, e da lì è entrato tutto. Mi ha sempre divertito imitare, creare personaggi e inventare scenari assurdi. Forse quel gioco iniziale ha creato in me la necessità di continuare. Cosa non da poco, mi annoio con una facilità abissale, quindi il fatto di poter sempre cambiare mantiene accesa in me la fiamma. Mi piace la sensazione di non essere mai definita una volta per tutte: la recitazione è l’unico contesto in cui questo è un punto di forza e non un limite».

Chi è Maria, quali sogni vorresti ancora poter realizzare, quali palchi calcare?
«Maria è partita dalla Basilicata cinque anni fa per studiare e diplomarsi alla scuola Fondamenta, per poi approfondire il metodo Strasberg presso il Duse International con Francesca De sapio. Roma è stato il primo sogno realizzato che mi ha messo davanti a molte sfide ma anche a possibilità che non immaginavo. Le vette da scalare sono ancora tante, certo, ma spero di poter lavorare sia in teatro che al cinema, un domani, con maestranze dalle quali poter attingere e dare maggiore forma alla mia personalità artistica. Sogno di potermi svegliare al mattino sapendo che la sera sarò su un palco».

Anticipazioni sul tuo futuro artistico?
«Per ora voglio far viaggiare questo primo spettacolo e vedere come cresce, come si trasforma a contatto con il pubblico. Sono curiosa di capire se questo debutto potrà essere un trampolino, un modo per aprire porte che ancora non immagino. Mi piacerebbe vedere dove porta, quali incontri nasconderà. Sono fiduciosa. Riguardo ai sogni nel cassetto ho un libro che vorrei che prima o poi uscisse, ma per quello ci vuole ancora più coraggio».

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