Intervista all’attrice Valentina Picello, che sarà a breve in scena a Milano con il suo spettacolo “Anna Cappelli”…
A breve sarà in scena Valentina Picello, la nostra intervistata di oggi, con lo spettacolo “Anna Cappelli”, un progetto ad opera di Annibale Ruccello. Una sfida per l’attrice, un primo monologo in solitaria, da affrontare ‘a casa sua’.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Valentina Picello. Dal 28 ottobre al 9 novembre sarai in scena al Franco Parenti di Milano con “Anna Cappelli”, un testo molto importante. Cosa dire a riguardo?
«L’ultimo testo di Annibale Ruccello, “Anna Cappelli”, proprio prima della sua morte, avvenuta nel 1986. Un testo che innalza ancora una volta quelle che sono le donne che, seppur comuni, cercano una loro esistenza nell’amore, nei figli o, come Anna, in una propria indipendenza economica. Un testo che, a mio avviso, parla molto alle donne, al loro individualismo, ad un vero e proprio riscatto. Abbiamo deciso di togliere l’ambiente legato agli anni sessanta proprio per dare ad Anna un segnale ancora più forte».
Un primo monologo per te…
«Si! Qualcosa che in passato mi spaventava, a livello emotivo e caratteriale, in particolar modo. Non amo essere sola in scena, così come non lo amo nella vita. Con Claudio Tolcachir abbiamo subito deciso di aggirare l’ostacolo, portando questi dialoghi soltanto nella testa della protagonista, ricordando le persone con cui parla come fossero ‘fantasmi’ o qualcosa di simile. Motivo per cui non sento di essere sola in scena, così come non sento alcun imbarazzo verso il pubblico, che è invogliato a chiudere gli occhi, a fare propri questi pensieri…».
Cosa ti lega al palcoscenico?
«Ho iniziato al liceo a fare teatro e ricordo che non vedevo l’ora di finire i compiti per poter andare in quel luogo magico. Ho subito inteso di voler vivere quell’ambiente per sempre. Quando ho affrontato il provino al Piccolo non sapevo nemmeno chi fosse Ronconi! Ho realizzato tutto in un secondo momento, a poco a poco. È stata anche la voglia di discostarmi della provincia a spingermi verso questa nuova ‘casa’. I miei colleghi, oggi, sono i miei più cari amici, senza alcuna paura di un giudizio esterno legato a ciò che vivo e amo. Ecco, il teatro è proprio questo, come dice la ‘mia’ Anna Cappelli: “questa è casa mia!”».
Quali maggiori consapevolezze con questo bellissimo mestiere?
«Oggi penso che alcune ‘mie’ debolezze, o almeno ciò che ho creduto lo fossero, non lo sono affatto. Penso ci siano alcune cose di me che possono essere trasformate in forza, così come la possibilità di poter scegliere cosa interpretare, da chi farmi guidare. Lo stesso vale per Anna Cappelli, che mi ha permesso di essere una donna molto femminile, sensuale, qualcosa che di me mai avrei pensato. Tutto ciò, tra l’altro, non solo legato ad un fattore fisico ma per lo più mentale… ».
Un ruolo che non sei ancora riuscita a portare in scena?
«Non saprei, sai? Sono cose che, forse, non puoi decidere. Quando cominciai, proprio con Ronconi, addirittura ero giovanissima ma interpretavo ruoli da vecchia, da centenaria. Diversamente accade oggi. Sono, però, da sempre disposta a vedere cosa ne viene, cosa mi viene proposto, facendomi coinvolgere da nuovi ruoli e situazioni. Posso dirti, ad esempio, che ho cominciato ad interpretare ruoli da madre soltanto da quest’anno e ne sono felice».
Chi è Valentina?
«Una persona libera, anche se talvolta sola, e molto aperta. Amo lavorare con registi giovani, stringere patti di fiducia, farmi travolgere e coinvolgere. Devo, probabilmente, ancora perdonarmi degli errori di gioventù ma, per fortuna, sto recuperando. Posso definirmi una donna che ha realizzato il suo sogno che aveva da bambina».
Cosa possiamo aspettarci dal tuo futuro artistico?
«Sarò in tournée ancora con “Anna Cappelli” e con “La gatta che scotta”, per poi essere in scena al Teatro della Tosse con un nuovo spettacolo, “I Persiani”».